Pet Sematary, la recensione

Il clamore di pubblico e critica generato dal primo capitolo di It nel 2017, che ha fatto del film di Andy Muschietti l’horror di maggior incasso della storia del cinema, non poteva lasciare indifferenti produttori e majors che ora, prevedibilmente, si sono lanciati nella trasposizione cinematografica di racconti e romanzi di Stephen King. A volte ri-proposizioni, proprio come è stato per It che un film (però per la tv) lo aveva già avuto nel 1990. E così ora tocca a Pet Sematary, forse uno dei romanzi più belli e intensi del “Re del brivido”, che era già stato portato al cinema nel 1989 da Mary Lambert, con tanto di sequel nel 1992.

Con Pet Sematary si giocava sul sicuro, bisogna dirlo; un romanzo così cinematografico, inquietante, ricco di spunti utili ad essere sviscerati sul grande schermo, colmo di empatia, con personaggi ben delineati: il romanzo perfetto per trarne un grande film dell’orrore! E infatti il film di Mary Lambert, che in Italia conosciamo come Cimitero vivente, è diventato velocemente un piccolo classico, sicuramente imperfetto agli occhi dello spettatore più critico, ma efficacissimo nel trasmettere terrore, disperazione e trattare in tempi ristretti le tematiche del romanzo. Era facilissimo, nel post-It, realizzare un film di Pet Sematary magnifico… lo era ma non lo è stato.

Qualcosa è andato storto e il Pet Sematary firmato da  Kevin Kölsch e Dennis Widmyer risulta un maldestro tentativo di riscrivere la storia originaria, peggiorandola con libertà che mal si adattano alle idee messe su carta da King.

Quando la famiglia Creed si trasferisce nella nuova casa in campagna, l’anziano vicino Jud li ammonisce del pericolo che rappresenta l’adiacente strada statale, dove dalla mattina alla sera sfrecciano i camion della Orinoco. A rimetterci le penne è Church, il gatto della piccola Elle, ma Jud porta Louis Creed in un antico cimitero, sito oltre il cimitero degli animali che si estende dietro la loro proprietà, in cui “si dice” i morti sepolti possano tornare in vita. Per non dispiacere sua figlia, Louis seppellisce lì Church, che prontamente torna a casa, anche se un po’ malconcio e maleodorante. Di lì a poco, anche Elle finisce vittima della strada e Louis, affranto dal dolore, decide di seppellire nel cimitero “magico” anche sua figlia, nonostante Jud glielo sconsigli.

Importanti cambiamenti interessano l’ultimo atto di questo film in confronto al romanzo e al film del 1989, uno dei quali ampiamente rivelato dal trailer. Ovvero: non è il piccolo Cage a morire sulla strada in un giorno di festa ma sua sorella dodicenne Elle. Una modifica che, nelle intenzioni dello sceneggiatore Jeff Buhler, avrebbe dovuto generare un maggior senso di pericolo nei personaggi “vivi” perché una quasi adolescente è potenzialmente più pericolosa, in quanto fisicamente più forte, di un bambino di due anni. Un ragionamento logico, in effetti, che però va a compromettere totalmente la portata orrorifica, il senso di impotenza di fronte a un bambino piccolissimo che vuole aggredire un adulto, la cattiveria di rendere protagonista dell’orrore più assoluto un neonato.

Ma questa è solo una delle libertà che il nuovo Pet Sematary si prende, l’unica di cui si può parlare liberamente perché dichiarata dagli stessi realizzatori del film. Il problema è che il film di Kölsch e Widmyer prende spesso altre strade mostrando sfacciatamente una volontà di tradimento del materiale d’origine: succede con il passato di Rachel, con quello di Jud, con gli eventi che appartengono alla storia della città e al cimitero, perfino con le origini del cimitero stesso. Il problema è che praticamente ogni variazione introdotta non migliora la storia originaria, ma la rende più banale, più superficiale, in alcuni casi intraprende anche la strada della comicità involontaria.

Questo discorso è ovviamente legato a un confronto, che possa essere con il romanzo o con il precedente film, ma il grande cruccio del Pet Sematary versione 2019 è che risulta un horror debolissimo a prescindere.

Fondamentalmente, Kölsch e Widmyer hanno fatto un film mal calibrato nel ritmo in cui la noia regna sovrana per una buona metà e, quando la situazione si fa più movimentata, si finisce per trattare troppo velocemente il susseguirsi degli eventi. La naturale conseguenza è che tutto rimane superficiale, a cominciare dal modo in cui viene trasmesso il lutto in casa Creed, fase quasi assente in questo film ma propedeutica a quello che deve accadere e fondamentale per entrare in empatia con Louis e con le scelte scellerate che prende nell’ultimo atto del racconto.

Anche la paura viene completamente a mancare e quella portata sottilmente inquietante che ammanta la storia nel suo complesso qui rimane fondamentalmente inespressa. Piuttosto ci si affida a frequenti jump scares, quelli più convenzionali che possono avere il solo effetto nel far saltare dalla poltrona gli sprovveduti, che sono cosa ben lontana dalla vera costruzione della paura al cinema.

Unico momento che convince e lascia intravedere la mano dei due registi, che si erano già cimentati con l’horror nell’interessante Starry Eyes, è quello che coinvolge le prime fasi della resurrezione di Elle, lo straniamento suo e del padre, la scena del bagno nella vasca, in cui Louis realizza da una vistosa cicatrice che quella a cui sta lavando i capelli non è più la bambina di prima.

Stop.

Per il resto solo momenti di noia seguiti da una deriva da b-movie che si saremmo volentieri evitati.

Era difficilissimo sbagliare questo film.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Le prime fasi della resurrezione, trattate con quel senso di naturale straniamento che potrebbero generare.
  • Le modifiche sostanziali al racconto originale non migliorano la storia, anzi…
  • Rimane tutto troppo superficiale, a cominciare dal lutto che colpisce i protagonisti.
  • Zero tensione e nessuna paura fanno di un horror un horror non riuscito.
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Valutazione: 4.5/10 (su un totale di 2 voti)
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Pet Sematary, la recensione, 4.5 out of 10 based on 2 ratings

One Response to Pet Sematary, la recensione

  1. fabio ha detto:

    Visto ieri sera, film pessimo sotto ogni punto di vista, noioso, mal girato e con cambiamenti tutti sbagliati: non c’è un minimo di pathos e dolore cosa presente al cento per cento nel filmone della Lambert, la morte di Judd è ultra soft, il finale è tra i più stupidi e insulsi degli ultimi anni.

    Mi spiace ma boccio completamente questo filmaccio che sarà dimenticato presto credo.

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    Valutazione: 2.0/5 (su un totale di 1 voto)
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