RomaFF14. Scary Stories to Tell in the Dark

Cosa resterà di questi Anni Ottanta afferrati e già scivolati via…

Cantava Raf proprio al tramonto di quella decade. Oggi possiamo dirlo con convinzione e a distanza di trent’anni esatti: resterà l’immaginario cinematografico, tornato in voga con prepotenza in un’onda nostalgica che sembra aver travolto soprattutto il genere fanta/horror. Tutto merito (o colpa, dipende dai punti di vista) di Stranger Things e It – Capitolo uno se oggi proliferano serie tv e film che strizzano l’occhio a situazioni, personaggi e un’iconografia prepotentemente 80’s, foga a cui non si sottrae perfino Scary Stories to Tell in the Dark, il nuovo horror di André Øverdal, regista di origini norvegesi che ci ha già spaventato e divertito con Troll Hunter e Autopsy.

Ma attenzione! Scary Stories to Tell in the Dark è ambientato nel 1968, proprio alla viglia della partenza delle truppe americane per il Vietnam, e non negli anni ’80… ma dal decennio che ha visto Ronald Reagan alla Casa Bianca, Øverdal ha preso il prendibile e non è un caso, infatti, se molti horror degli anni ’80 citavano apertamente proprio il cinema fantastico degli anni ’60! Un gioco di rimandi molto fine che fa da cornice a un solidissimo teen-horror che trae ispirazione dai racconti di Alvin Schwartz, che l’autore vide pubblicati proprio negli anni ’80, raccolti in tre volumi colmi di brividi a buon mercato perfetti per alfabetizzare all’horror i più giovani con fantasiose riscritture di celebri leggende metropolitane.

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Il film, che vanta la stesura del soggetto e la produzione di Guillermo Del Toro, cerca di mettere ordine nella folta mitologia creata da Schwartz adattando alcuni racconti e inserendoli in un contesto narrativo nuovo. Mill Valley, in Pennsylvania. È la notte di Halloween e i tre coetanei Stella, Chuck e Auggie si mascherano per passare una serata da sballo e prendersi una rivincita verso il bulletto della scuola Tommy Milner. Ma i piani non vanno esattamente come dovrebbero e i tre amici, insieme all’appena conosciuto Ramòn, si rifugiano nella vecchia casa dei Bellows, ormai disabitata e al centro di spaventose storie di fantasmi. In una stanza segreta dell’abitazione, Stella trova un antico quaderno appartenuto a Sarah Bellows, stramba ragazza vissuta lì e tenuta segregata dai famigliari perché colpevole di aver ucciso alcuni cittadini. Il quaderno contiene macabre storie scritte dalla ragazza, ma ci sono molte pagine bianche che, a poco a poco, Stella vede magicamente riempirsi e contemporaneamente i suoi conoscenti muoiono nei modi assurdi che sono descritti sulle pagine del quaderno.

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Da Il seme della follia a Death Note non sono poche le storie d’orrore che collegano e confondono la scrittura con la vita reale, facendo confluire l’una nell’altra con conseguenze terrificanti. André Øverdal parte da premesse vagamente simili ma finisce in lidi completamente differenti, quelli del film dell’orrore per ragazzi di chiarissima ispirazione ottantiana. C’è molto Joe Dante in Scary Stories to Tell in the Dark con quel pizzico di cattiveria in più caro ai magnifici b-movie di Fred Dekker (Dimensione Terrore e Scuola di mostri). Il film di Øverdal si muove in quei territori da teen-horror d’antan, cerca suggestioni nella dimensione di provincia, creando una mitologia sufficientemente credibile per trascinare sulle sue spalle un film che ha quasi una scansione episodica. Ogni racconto, infatti, è quasi un mini-film a se che ha per protagonista una creatura mostruosa e per vittima uno dei ragazzi protagonisti: c’è l’inquietante spaventapasseri vivente, lo zombi vendicativo, i ragni che depongono uova dove non dovrebbero, una spaventosa donna e un mostro disarticolato capace di ricomporre il suo corpo smembrato. Scary Stories to Tell in the Dark è costruito attorno a scene madri, lunghe e perfettamente sviluppate nella tensione, che si fanno forti di splendide creature dal look accattivante e creepy.

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Il film è fondamentalmente questo: il tunnel degli orrori di un luna park perfetto da visitare la notte di Halloween insieme agli amici per spaventarsi e divertirsi.

Non mancano, però, quei tocchi di classe tipici delle produzioni di Del Toro, un aspetto tragico e fiabesco soprattutto nella figura del villain Sarah Bellows, un’iconografia horror tipica del “creature feature”, personaggi giovani raccontati nel pieno del loro coming of age, di cui il film è logicamente una lunga allegoria. E poi c’è un gusto cinefilo di base che, per certi aspetti, ricorda quello di Crimson Peak solo che lì si strizzava l’occhio al gotico inglese, qui all’horror per ragazzi americano.

scary stories to tell in the dark

Se vi aspettate un horror adulto e violenza gratuita potreste rimanere delusi, Scary Stories to Tell in the Dark non è quel tipo di prodotto, ma una fiaba nerissima che si avvale di ottimi effetti speciali (per lo più vecchio stile), creature mostruose da 10 e lode e scene di tensione molto suggestive.

Il classico film che se visto da ragazzini potrebbe far innamorare del genere horror.

Presentato nella selezione ufficiale della 14^ Festa del Cinema di Roma, il film sarà distribuito nei cinema dal 24 ottobre distribuito da Notorious Pictures.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Le creature mostruose.
  • L’architettura delle scene di paura.
  • Crea un efficace ancora con l’immaginario orrorifico anni ’80.
  • Molto, molto leggero.
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