Suicide Squad, la recensione

Che la DC e la Warner stessero facendo sul serio si era già capito con Batman v Superman: Dawn of Justice, in cui l’idea di creare un universo cinematografico dedicato agli amati supereroi di carta si è concretizzata in un tentativo che molti considerano nato sull’orma del grande successo della similare operazione messa in atto da Marvel e Disney. Ora quell’universo si espande ulteriormente in un’operazione che però ha del singolare, dal momento che ad essere eletti protagonisti non sono gli iconici super “eroi” bensì le loro nemesi.

Qualche anno fa, quando la Sony era in piena verve creativa sul franchise di Spider-Man, si era parlato di un film dedicato ai Sinistri Sei, il gruppo di supercattivi Marvel a cui stava lavorando Drew Goddard. Sappiamo come è andata a finire con l’amato arrampicamuri e la sua parziale cessione alla Disney per il Marvel Cinematic Universe, ma quell’affascinante idea di incentrare un intero film sui cattivi è stata presa al balzo dal DC Extendend Universe e così è nato Suicide Squad, che si inserisce all’interno della storyline di Batman e Superman seguendo quanto raccontato nell’epico scontro tra i due colossi consumatosi pochi mesi fa.

SUICIDE SQUAD

Il materiale d’origine è di quelli davvero succosi, un gruppo di super cattivi riuniti loro malgrado (vengono ricattati) in una task force suggestivamente denominata Squadra Suicida per svolgere missioni per conto del governo a cui nessuno sano di mente prenderebbe mai parte. Degli squilibrati sacrificabili che sulla carta vennero riuniti per la prima volta nel 1987 sulle pagine della miniserie Legends, mentre una precedente formazione della Suicide Squad era già apparsa nel lontano 1959 sulle pagine della collana DC The Brave and the Bold, ma non era formata da psicopatici ergastolani, bensì da militari privi di superpoteri.

Il film diretto da David Ayer, ovviamente, si rifà alla Squadra Suicida più pittoresca, quella assemblata da Amanda Waller, capitanata da Rick Flag (jr.?) e composta dai peggiori detenuti che possiate immaginare. Sui fumetti, come spesso accade, nella Suicide Squad si sono susseguiti diversi personaggi e nel film si è deciso di inserire alcuni dei più caratteristici: Deadshot, Harley Quinn, Killer Croc, Captain Boomerang, El Diablo, Katana e Slipknot.

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Le potenzialità di un progetto di questa caratura sono davvero alte e nei mesi che hanno interessato la post-produzione del film la Warner è riuscita a creare un hype davvero importante, grazie soprattutto a uno strategico dosaggio di informazioni e l’assemblaggio di un cast che definire cool è riduttivo. Insomma, Suicide Squad sulla carta avrebbe dovuto far perdonare dal non proprio riuscitissimo Batman v Superman. Eppure, posti dinnanzi ai fatti, percepiamo come ancora una volta le cose non siano andate per il verso giusto e, anzi, un film come Suicide Squad sembra quasi un passettino indietro in confronto al cross-over diretto da Zack Snyder in quanto sacrifica la seriosa personalità di quel film a vantaggio di un prodotto più pop e ironico che palesemente vorrebbe ammiccare alla inossidabile formula dei cinecomix corali della Marvel/Disney.

La sconfitta più grande per un film come Suicide Squad è il non essere riuscito a gestire a dovere la considerevole mole di personaggi, inseriti per la prima volta e quindi bisognosi del giusto spazio di approfondimento che – per forza di cose – non può esserci in un film di 123 minuti. Conseguenza di ciò è anche una trama orizzontale esilissima ed eccessivamente sacrificata agli spazi da concedere a quei personaggi che comunque non ne hanno a sufficienza… insomma un senso di frustrazione generale che testimonia come la sceneggiatura dello stesso David Ayer sia del tutto marginale in un’operazione che invece investe tutto sulle singole scene, sull’azione forsennata e sul senso di “figaggine” che deve scaturire in ogni sequenza.

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La storia nasce dalla conseguenza degli eventi raccontati in L’uomo d’acciaio e Batman v Superman e ci si interroga come potrebbe difendersi il mondo se arrivasse un’altra minaccia soprannaturale come lo sono stati Superman o Doomsday. Per questo motivo, l’agente governativo Amanda Waller ha l’idea di costruire una task force di persone incredibilmente capaci nel combattimento ma sacrificabili per missioni suicide e così sceglie alcuni dei peggiori criminali e li dota di un microchip esplosivo sottocutaneo: se non obbediranno agli ordini, farà loro esplodere la testa. A guidare la task force viene chiamato il colonnello Rick Flag, accompagnato dalla pittoresca guardia del corpo Katana. Ma c’è subito un’occasione per portare in azione la “suicide squad”, ovvero un’antica minaccia soprannaturale che il governo stesso pensava di riuscire a tenere sotto controllo e fino ad allora è stata intrappolata nel corpo della dottoressa June Moone.

Con corposi riferimenti a Batman v Superman che implicano anche la presenza fisica di Batman (Ben Affleck), di un altro personaggio che comporrà la futura Justice League e diverse menzioni ai Metaumani che pian piano stiamo imparando a conoscere, Suicide Squad non rinuncia neanche alla presenza del più iconico dei cattivi DC Comics, Joker.

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Il malvagio pagliaccio è interpretato da Jared Leto e ha una caratterizzazione e un look molto differenti da come lo abbiamo conosciuto al cinema e sui fumetti. Joker è piuttosto marginale nella narrazione ed è collegato esclusivamente al personaggio di Harley Quinn, ma è inserito egregiamente nella trama e ci fornisce un’inedita immagine di innamorato che comunque si lega al suo classico ruolo da gangster di Gotham City. Possiamo dire che all’interno del minestrone Suicide Squad il Joker e la magnifica Harley Quinn di Margot Robbie sono le cose che più colpiscono e rimangono nell’immaginario perché a una caratterizzazione caratteriale basic ma pregnante si unisce una caratterizzazione visiva assolutamente vincente.

Tutti gli altri ne risentono.

È chiaro che la produzione ha investito molto nell’altra star del film, Will Smith, che veste i panni del cecchino Deadshot, e infatti si dedica più spazio a questo personaggio e gli viene offerta una caratterizzazione più dettagliata dei suoi comprimari. Il problema, però, è che ci viene restituito un Deadshot molto lontano dall’idea di assassino prezzolato e spietato a cui siamo abituati, piuttosto ci si sofferma sul fantomatico rapporto con la figlia ed emerge un’etica che gli impedisce di uccidere donne e bambini, facendone un personaggio molto più positivo che negativo. In pratica il Deadshot di Will Smith è molto simile a qualsiasi altro personaggio interpretato al cinema da Will Smith.

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Purtroppo, però, questa edulcorazione della cattiveria, questo smorzamento delle potenzialità negative dei villains si applica a tutti i personaggi del film che, di fatto, non sono più i cattivi dell’universo DC ma nuovi eroi (seppur riluttanti). Perfino la vera cattiva, Incantatrice, lo è meno di quanto si vede solitamente nei film di questo tipo, vista la sua natura schizofrenica, e così la portata anarchica e innovativa di questo film, in realtà, non esiste, soprattutto se si pensa che Suicide Squad arriva dopo Deadpool, dove la scorrettezza e la voglia di originalità c’erano davvero.

Detto ciò, bisogna riconoscere al film di Ayer una riuscita caratterizzazione visiva di tutti i personaggi e una felicissima scelta di casting. Se abbiamo già detto di Margot Robbie, Jared Leto e Will Smith, risultano visivamente vincenti anche Killer Croc, interpretato da un irriconoscibile Adewale Akinnuoye-Agbaje, El Diablo che ha il volto tatuatissimo di Jay Hernandez e Incantatrice, che ha la fisicità dell’intrigante e lanciatissima Cara Delevingne. A questi uniamo la simpatia di Jai Courtney (Captain Boomerang), l’intensità di Joel Kinnaman (Rick Flag) e la professionale Viola Davis (Amanda Waller).

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Ottima la scelta super-cult delle musiche, una colonna sonora molto varia che trova il su meglio in molti pezzi rock, rap e pop che volano dai Queen a Eminem, capaci di accompagnare il vissuto dei diversi personaggi e di valorizzare le buone e fin troppo presenti scene d’azione.

La Squadra Suicida della DC quindi non è d’impatto come ci si aspettava, piuttosto si ha tra le mani un film tronfio di personaggi e narrativamente sterile e caotico. Un coloratissimo caldarone ultra-pop molto più attento ad essere cool che a imporsi come nuovo punto fermo nell’universo dei cinecomix.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Joker e Harley Quinn sono due personaggi molto accattivanti.
  • La colonna sonora.
  • Le scene d’azione.
  • Narrativamente caotico.
  • I personaggi sono troppi e troppo poco approfonditi.
  • Will Smith non interpreta Deadshot ma Will Smith.
  • Un film sui cattivi in cui nessuno è davvero cattivo.
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Valutazione: 6.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Valutazione: +2 (da 2 voti)
Suicide Squad, la recensione, 6.0 out of 10 based on 1 rating

2 Responses to Suicide Squad, la recensione

  1. Jacopo Lorenzi ha detto:

    I gusti sono soggettivi e da rispettare(la mia opinione non differisce molto da quella dell’autore) ma queste recensioni altezzose fatte con il vocabolario in mano hanno davvero stancato.

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    Valutazione: 5.0/5 (su un totale di 1 voto)
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    • Roberto Giacomelli ha detto:

      Ciao Jacopo! Altezzosa? Perché? E che intendi per “vocabolario in mano”?

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