Te l’avevo detto: una noir comedy che non denuncia proprio un bel niente!

Vi siete mai domandati come sarebbe stato se, nell’ormai lontano 1999, Paul Thomas Anderson avesse deciso di ambientare Magnolia tra le vie di Roma? Ecco, sicuramente a Ginevra Elkann, scrivendo questo film in piena pandemia, questa domanda sarà venuta in mente più di una volta. Presentato prima a Toronto e successivamente alla Festa del Cinema di Roma, Te l’avevo detto è il secondo lungometraggio diretto dalla regista di casa Agnelli. Il film debutterà nei cinema italiani il 1° febbraio, dunque mi sembra il momento perfetto per portarvi il mio personale pensiero a riguardo.

Una atipica Roma invernale, soffocata dall’afa e da temperature che superano i 30 gradi, fa da cornice alle storie nevrotiche e grottesche dei suoi personaggi: Gianna (Valeria Bruni Tedeschi) è una fanatica religiosa in cerca di vendetta; sua figlia (Sofia Panizzi) è una giovane ragazza affetta da binge eating disorder, che si prende cura di un’anziana signora allettata; Pupa (Valeria Golino) è un ex pornostar in declino, che cerca disperatamente di tenersi in forma per i suoi fan; Padre Bill (Danny Huston) è un prete italo-americano eroinomane che, insieme alla sorella venuta dall’America (Greta Scacchi), dovrà spargere le ceneri della madre nel cimitero acattolico di Roma; Caterina (Alba Rohrwacher) è una madre che soffre di alcolismo, che cerca disperatamente di passare del tempo col figlio Max (Andrea Rossi), nonostante la custodia esclusiva spetti all’ex marito (Riccardo Scamarcio).

Opera seconda per la regista italiana che, dopo un debutto alquanto amaro con Magari, prova ad osare ancora di più, portando in scena una commedia dalle tinte noir e dal sapore quasi internazionale. Peccato che non funzioni nulla di quanto proposto! O meglio, da un punto di vista strutturale, il film non ha grossi difetti: con ogni storia che riesce a chiudersi in modo abbastanza chiaro. Ciò, però, non significa che sia scritto bene! Con Te l’avevo detto, infatti, la regista si traveste da Icaro e, desiderosa di volare in alto, finisce col fare peggio del precedente, dimostrando come non basti avere un nome importante e un cast di rilievo per realizzare un buon lavoro, ma bisogna anche saperci fare; e la Elkann, almeno per il momento, non sembra essere tagliata per questo ruolo.

La sceneggiatura è praticamente inesistente, con una trama, se così la si può chiamare, piatta e priva di qualsivoglia climax. Ogni evento, dal più al meno rilevante per la storia, semplicemente accade, senza che lo spettatore venga né preparato né, tantomeno, portato ad interessarsi ad esso. La cosa non riguarda solo la trama: anche la scrittura dei personaggi è totalmente sbagliata, elementare. Le loro caratterizzazioni sono riassunte in mezza scena, nella quale dicono o fanno qualcosa che rivela il proprio disturbo (ad esempio: sappiamo che Padre Bill è un eroinomane perché in UNA scena ha il laccio emostatico al braccio). Poi stop! Dopo quel momento, lo spettatore, per la regista, non ha bisogno di sapere altro. E sì, di fatto è così, ma io avrei voluto avere più informazioni sulle loro vite e sui motivi delle loro problematiche. È per questo che quel desiderio di osare, di cui parlavo prima, lo vedo più come mera saccenteria: perché non basta accennare a problemi sociali per poter dire di aver realizzato un film di denuncia, ma bisogna anche saper argomentare bene ciascuna tematica si sta trattando. E invece il film non approfondisce proprio un bel niente!

Lo stesso riscaldamento climatico, che fa da cornice a questo mosaico di storie, è presentato in un modo fin troppo grottesco, dando quasi l’impressione che gli stessi protagonisti non ne siano consapevoli fino in fondo; altrimenti non si spiegherebbe la scelta di indossare vestiti prettamente invernali con una temperatura di 38 gradi. Purtroppo, però, la realtà dei fatti non ci è data sapere, come, del resto, ogni altro piccolo particolare di questo film.

Per quanto riguarda la fotografia, i toni giallo e arancio sono convincenti e riescono a mettere in scena non solo l’afa e il caldo, ma anche quell’atmosfera apocalittica tanto profetizzata da Gianna (Valeria Bruni Tedeschi). Piccola nota di merito anche per il cast che, sebbene non riesca mai ad eccellere veramente, prova disperatamente a salvare qualcosa.

In conclusione, Te l’avevo detto non lo consiglierei a nessuno, nemmeno ai fan accaniti del cinema autoriale. Il soggetto a disposizione avrebbe potuto dare vita ad un’opera davvero interessante, se solo la propria regista avesse avuto le capacità per lavorarlo. Invece, ciò che ne è uscito fuori è una scopiazzatura romanizzata di Magnolia, che non lascia nulla a coloro che lo guardano.

Alberto Coluccio

PRO CONTRO
  • Fotografia affascinante.
  • Un cast che prova con tutte le proprie forze a salvare un film insalvabile.
  • Una sceneggiatura che non regala nulla di nuovo, scopiazzando troppo dal Magnolia di P. T. Anderson.
  • Regia caotica e con nessun lampo di genio.
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Valutazione: 4.0/10 (su un totale di 1 voto)
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