Tetris, la recensione

Il videogame Tetris mi ha rovinato la vita.

Ancora oggi non riesco a mettere la spesa sul nastro scorrevole prima di pagare senza riempire tutti gli spazi vuoti.

Quello che fa bene il film di Jon S. Baird, presto distribuito per la piattaforma Apple TV+, è soprattutto nella prima parte spiegare precisamente qual è l’attrattiva di un gioco come Tetris. Perché ha fatto così presa, tanto da diventare il videogioco rompicapo per antonomasia e allo stesso tempo qualcosa di bigger than life. Ovvero, come la sua semplicità si colleghi direttamente a meccanismi ancestrali di gratificazione: ogni fila che eliminiamo è una dose di dopamina nel nostro cervello.

Lo stereotipo tende a vedere un videogioco come qualcosa che fa leva su impulsi distruttivi, ma niente meglio di Tetris mostra come l’evasione videoludica tenda invece a ricercare il contrario: un senso di liberazione dato proprio dal mettere ordine. Studi scientifici hanno dimostrato addirittura, anni fa, che giocare a Tetris per un periodo prolungato migliori l’intelligenza spaziale.

Forse non è un caso che questo gioco sia nato in Unione Sovietica.

Il resto del film, infatti, sposta il focus dal videogioco in sé e racconta la sua intricata storia commerciale: le peripezie, burocrazie e persino gli intrighi con cui un software prodotto da una società politica comunista, basata sul concetto di condivisione senza lucro o autore, viene trasformato in un prodotto quintessenza del capitalismo.

Cercare per credere, la storia del gioco Tetris è un labirinto di licenze, concessioni, sub-affitti, contratti diversificati in base alla nazione, all’azienda, persino al dispositivo, con tanto di disquisizioni filosofiche su cosa si possa definire “computer” e cosa no. Il film prova a raccontare tutto ciò in maniera divertente e scanzonata, anche se in questo labirinto finisce per perdersi un po’ e il senso di meraviglia e scoperta lascia spazio a un racconto classico di american dream.

Molto carina la cornice narrativa, che vuole scimmiottare un po’ l’idea dei livelli nei videogiochi e l’estetica 8bit, ma il tutto sa di già visto: la trovata diventa meglio riuscita invece sul finale, dove trasforma una tipologia di scena molto classica nei film (e un po’ inaspettata qui) in un vero e proprio videogame, in maniera quasi liberatoria per la sospensione dell’incredulità.

Quello che ho trovato un po’ come il difetto maggiore del film, forse complice la situazione politica internazionale, è il ritorno di vecchi stereotipi rappresentativi: russi come burocrati seriosi, o cattivi sadici e ghignanti, oppure come poveri giovani che anelano alla libertà americana (non occidentale, con magari forte l’influsso dei vicini europei: no, proprio quella statunitense). E di contralto la società occidentale e soprattutto americana dipinta come capitalista sì ma fatta di vere libertà, come la Coca-Cola e gli hamburger, e composta tutto sommato da guasconi dal cuore d’oro.

Taron Egerton, qui simpaticamente baffuto, interpreta l’eroe da sogno americano tout-court, e questo nonostante il suo personaggio sia un olandese naturalizzato giapponese. Attraversa tutte le fasi e spunta tutte le caselle: onesto, di talento, si arrabatta in cerca della grande idea, arriva l’intuizione, combatte per concretizzarla, per questo va incontro ad avversità e conflitto familiare… Fino al finale aspettato.

Ecco: modelli che mi hanno catapultato a tutta forza in uno stile di cinema hollywoodiano vintage, povero di grigi. Vero è che questo film appartiene a quel filone di “revival anni Ottanta” che ci accompagna ormai da un decennio e quindi si potrebbe pensare che anche la scrittura naïf dei personaggi sia in qualche modo intenzionale. Tuttavia, trovo che questo spirito stoni un po’ con l’intento globale del film, che ha la sua maggior forza invece proprio nella ricostruzione storica di come Tetris sia nato e sia stato poi distribuito al mondo, diventando l’icona che conosciamo. Visto poi quanto è inevitabile la contrapposizione tra URSS e Occidente nel momento in cui si tratta l’argomento, sarebbe stato bello farlo in maniera un po’ più originale, meno stravista.

Un po’ come se facessero il film sul gioco da tavola del “Monopoli”, nato anch’esso in URSS addirittura come critica del capitalismo (e chiunque ci giochi ancora oggi è pienamente d’accordo), successivamente “rubato”, ri-masticato e sputato dal capitalismo stesso che ci ha fatto i miliardi. Immaginate se uno spunto così interessante venisse banalizzato nella semplice contrapposizione comunismo cattivo/capitalismo buono.

Per un appassionato di videogiochi, resta l’emozione tutto sommato ancora potente di avere un nuovo film produttivamente alto che torna a parlare di quella mitica “prima era”: le sale arcade, le console storiche, i computer a compilazione manuale.

Su tutti, almeno per me, vedere ricostruito il momento in cui Tetris intreccia per sempre la sua strada – in bundle – con uno specifico hardware, che proprio in quel dato momento storico sta per essere immesso sul mercato per la prima volta. Chi conosce già la storia di Tetris avrà capito di che leggendario oggetto parlo, per gli altri un solo indizio: Nintendo.

Francesca Bulian

PRO CONTRO
  • Non tutti conoscono la storia intricata che sta dietro a Tetris e quindi il film è interessante di per sé.
  • Bello l’utilizzo dell’estetica videoludica come cornice del film.
  • È un prodotto molto classico, sì, ma ben confezionato e piacevole.
  • La scrittura da “fiaba hollywoodiana classica” ruba un po’ troppo spazio ai fatti in sé, tra l’altro molto più interessanti.
  • Il ricorso a stereotipi ormai vecchi e superati.
  • Se l’inizio del film restituisce tutta la fascinazione per il gioco, per il resto del tempo Tetris diventa solo un mero oggetto che fa procedere la trama, quasi un McGuffin.
VN:R_N [1.9.22_1171]
Valutazione: 6.5/10 (su un totale di 2 voti)
VN:F [1.9.22_1171]
Valutazione: 0 (da 0 voti)
Tetris, la recensione, 6.5 out of 10 based on 2 ratings

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.