The Beekeeper, la recensione

Hollywood ha sempre avuto un’attrattiva particolare per le storie di giustizieri solitari, dagli ultra-classici Charles Bronson de Il giustiziere della notte e Sylvester Stallone di Rambo alle loro versioni più moderne come Jodie Foster ne Il buio nell’anima e Denzel Washington in The Equalizer, passando per tutta quella schiera cinefumettistica che va da Batman a Kick-Ass e a The Punisher. In un filone così ricco e amato dal pubblico, non poteva mancare un giustiziere moderno, ma neanche troppo, che andasse a intercettare il rinnovato interesse per il cinema d’azione puro e crudo, quello nato dal successo di John Wick che vede nelle coreografie dei combattimenti corpo a corpo un focus primario. Da questo incrocio di tendenze nasce The Beekeeper che va ad unire con una certa efficace la più classica delle storie di vendetta propria del cinema dei giustizieri con le suggestioni coreografiche dell’action moderno. E chi poteva incarnare, oggi, un giustiziere combattente se non Jason Statham?

Adam Clay lavora come apicoltore in un fatiscente fienile in una zona rurale del nord degli Stati Uniti. Un giorno, la sua anziana vicina di casa Eloise subisce una truffa informatica, che la priva di qualsiasi risparmio nonché di un fondo di beneficenza che gestiva, e in preda alla disperazione la donna si toglie la vita. Ma la polizia, di cui fa parte anche la figlia di Eloise, non esclude la pista dell’omicidio e l’unico sospettato è proprio Clay, che ha trovato il cadavere. Furente di rabbia, Clay utilizza le sue capacità per rintracciare ed eliminare gli artefici della truffa; l’uomo è infatti un Beekeeper in pensione, agente speciale di un’agenzia governativa segreta chiamata a intervenire quando gli equilibri del sistema democratico sono in pericolo. Il problema è che l’agenzia informatica da cui è partita la truffa è di proprietà di qualcuno a cui non si dovrebbero pestare i piedi…

Con un regista d’eccezione che risponde al nome di David Ayer (che ricordiamo come sceneggiatore di Training Day e Fast and Furious e regista di Sucide Squad e Fury ma anche di bellissimi polizieschi come Harsh Times, La notte non aspetta e End of Watch), The Beekeeper riesce perfettamente nel suo intento di creare un nuovo personaggio sufficientemente iconico da essere eventualmente protagonista di una saga, un po’ come è accaduto al Robert MacCall di The Equalizer e al John Wick dell’omonima serie di film. Infatti, The Beekeeper sembra prendere come modelli proprio i capitoli 1 delle suddette due saghe a cui si aggiunge un pizzico di autoironia nel portare in scena una storia e dei personaggi volutamente sopra le righe.

Adam Clay accudisce il suo alveare esattamente come gli è stato insegnato quando lavorava nei servizi segreti, con la differenza che all’epoca l’alveare era rappresentato da un sistema sociale complesso, strutturato con un vertice da proteggere e le sue diramazioni da tenere sotto controllo. La metafora torna più e più volte nel corso del film e trova un appiglio concreto anche nel mondo di internet, in cui agisce l’agenzia di frodi gran villain del film. Il nostro apicoltore non fa altro che riportare l’equilibrio là dove le cose iniziano a vacillare, anche se si tratta di una questione personale che, in maniera molto elementare, ha minato l’equilibrio stesso della sua quotidianità o della sua sanità mentale, ad essere cinici.

La sceneggiatura di Kurt Wimmer, che ricordiamo come regista per i fanta-action Equilibrium e Ultraviolet, è efficace proprio nella sua semplicità, prevedibile ma fino a un certo punto, che fa leva moltissimo sulla essenziale caratterizzazione del protagonista. E la scelta di Jason Statham per il ruolo di Adam Clay è vincente perché oltre ad avere il miglior action-man attualmente sul mercato che è anche atleta e interprete dei suoi stunt, può contare su una faccia da duro a cui sono richieste giusto un paio di espressioni in tutto.

Ad affiancare Statham troviamo un Jeremy Irons in versione “tengo famiglia”, un Josh Hutcherson ormai rilanciato che sembra divertirsi un mondo nel ruolo del villain, una ritrovata Minnie Driver in poco più che un cammeo e Emmy Raver-Lampman di The Umbrella Academy nel ruolo che potremmo definire di co-protagonista.

Immancabile sfoggio di violenza cruenta e personaggi che sembrano usciti da un fumetto fanno da contorno a una sequela di scene action perfettamente architettate, che deflagrano in uno scontro corpo a corpo nell’ultimo atto che è tra i migliori intercettati negli ultimi mesi.

The Beekeeper, dunque, porta a casa il risultato brillantemente, un b-movie action fiero di esserlo che non mancherà di venir apprezzato dal suo pubblico di riferimento. E la strada è ovviamente aperta a un sequel!

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Jason Statham è l’action-man perfetto.
  • Semplice ed efficace.
  • Scene d’azione ben coreografate.
  • Questo è un film che si presta benissimo a non essere apprezzato dalla stragrande maggioranza del pubblico perché molto targhettizzato.
VN:R_N [1.9.22_1171]
Valutazione: 7.0/10 (su un totale di 1 voto)
VN:F [1.9.22_1171]
Valutazione: +1 (da 1 voto)
The Beekeeper, la recensione, 7.0 out of 10 based on 1 rating

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.