Wonka, la recensione

  • 1964. Il romanzo La fabbrica di cioccolato di Roald Dahl viene pubblicato per la prima volta e diventa subito un successo con oltre 20 milioni di copie vendute in tutto il mondo.
  • 1971. Esce il film di Mel Stuart Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato, in cui Gene Wilder interpreta l’eccentrico cioccolatiere. Il film ha guadagnato 4 milioni di dollari worldwide e una candidatura gli Oscar.
  • 1972. Arriva in libreria Il grande ascensore di cristallo, sequel de La fabbrica di cioccolato, sempre a firma di Roald Dahl.
  • 2005. Tim Burton dirige un nuovo adattamento de La fabbrica di cioccolato, con Johnny Depp nel ruolo di Willy Wonka. Il film ottiene una candidatura agli Oscar e incassa quasi 500 milioni di dollari nel mondo, diventando uno dei maggiori incassi cinematografici di quell’anno.
  • 2017. Warner Bros. produce Tom & Jerry: Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato, film d’animazione diretto da Spike Brandt che inserisce i due popolari personaggi nel contesto creato da Dahl.

E siamo arrivati al 2023, 14 dicembre per l’esattezza, giorno d’uscita di Wonka, prequel alla storia del popolare romanzo di Dahl, per la regia del talentuoso Paul King, che crea dal nulla le origini al personaggio di Willy Wonka, che in questo caso ha l’aspetto di Timothée Chalamet.

Il giovane cioccolataio Willy Wonka arriva in città con il desiderio di aprire un negozio nelle prestigiose Galeries Gourmet, ma gli basta mettere piede nelle gallerie commerciali per trovare subito l’ostacolo del cartello dei cioccolato, composto dai cioccolatai Slugworth, Prodnose e Fickelgruber. I tre commercianti scacciano Wonka e gli mattono contro la polizia corrotta, il che lo spinge ad escogitare un piano per diffondere il suo cioccolato nell’illegalità. Come se non bastasse, Wonka ha firmato a sua insaputa un contratto con l’avida locandiera Scrubbit che lo vincola a lavorare per lei per ripagare un conto salatissimo e pieno di interessi. Sarà proprio nei sotterranei della locanda Scrubbit che Willy conoscerà Noodle, una giovanissima orfana che gli darà una mano con il commercio clandestino del cioccolato.

Paul King, che viene dal successo (inaspettato) dei divertentissimi due film sull’orsetto Paddington, ha scritto il soggetto, co-scritto la sceneggiatura insieme a Simon Farnaby e diretto Wonka imprimendogli in maniera abbastanza evidente il suo “marchio di fabbrica”. Ovvero una commedia (stavolta musical) per tutta la famiglia in cui l’ironia è sottile e a tratti scorretta, le atmosfere sono positive e pastellate, e il buon umore regna dal primo all’ultimo minuto.

Diciamo che non era semplicissimo dar vita a una origin story su Willy Wonka, sia per la singolarità del personaggio e del mondo in cui è inserito, sia per gli scomodissimi antesignani rappresentati dalle coppie Stuart/Wilder e Burton/Depp. E, vista la difficoltà del materiale da maneggiare, King ha scelto la soluzione più intelligente, ovvero non seguire nessuna strada già solcata e reinventare il personaggio pur rimanendo fedele allo spirito dell’opera. Così Wonka trova una sua identità, un’opera trasversale che omaggia a più riprese il classico di Mel Stuart e allo stesso tempo introduce il tutto alle nuove generazioni che non hanno la più pallida idea di chi sia Gene Wilder e lo fa affidandosi a uno degli attori più amati dalle giovani(ssime) generazioni, Timothée Chalamet, uomo adatto a tutte le stagioni e tra i pochi nuovi veri divi di Hollywood.

Trattandosi di un musical vero e proprio, con molti più inserti musicali del film del 1971, Wonka ha l’onere di conquistare quell’ampia fetta di pubblico restia a questo genere cinematografico. Lo fa svolgendo il suo lavoro nel miglior modo possibile e questo vuol dire con canzoni brevi e orecchiabili (due riprese direttamente dal precedente film, ovvero il tormentone degli Umpa Lumpa e la bellissima Pure Imagination) e coreografie mai invadenti e il più aderenti possibile al contesto in cui si inseriscono. Seguendo questo schema, Paul King riesce a far mandare giù il “boccone amaro” anche agli spettatori più intransigenti e non è poco!

Possiamo notare, nel complesso, un lavoro importante dal punto di vista scenografico e dei costumi che deve operare sulla creazione di un passato senza tempo e una location senza reale ancora geografica. Ci troviamo a passeggiare tra borghi e gallerie commerciali che sembrano uscite da un romanzo di Charles Dickens e nonostante venga a mancare l’iconica fabbrica di cioccolato, vista la natura di prequel, la storia riesce perfino a fornire un richiamo visivo a quella singolare location laccata e colorata in una sequenza clou che introduce l’ultimo atto.

Tematicamente parlando, Wonka è molto più audace di quanto potessimo immaginare. Se da una parte abbiamo un feroce e affatto velato attacco ai meccanismi del commercio costituiti come “cartelli”, in cui i colossi tendono a fagocitare assorbendo o distruggendo i più piccoli, dall’altra notiamo una critica agli ambienti ecclesiastici e alle forze dell’ordine, entrambi descritti come corrotti alle radici con lobby cristiane di prelati “cioccolizzati” e poliziotti con alti titoli che ingrassano (letteralmente) con le mazzette cioccolatose e si occupano di casi futili invece che svolgere un lavoro per la comunità. In tal senso è divertentissima la battuta di un poliziotto che, mentre cercano di incastrare Wonka per conto del cartello del cioccolato, si rivolge al capo della polizia chiedendo preoccupato <<Capo, non dovremmo occuparci del caso di terribili omicidi che sta terrorizzando la città?>>.

Evitando – giustamente – di scimmiottare Gene Wilder o Johnny Depp, Timothée Chalamet trova una sua dimensione nell’interpretare Willy Wonka e lo fa con misura e divertimento risultando un cioccolataio ancora ingenuo e acerbo, privo di quel velo di inquietudine e dispettosa cattiveria che caratterizzava le precedenti incarnazioni del personaggio. In ruoli marginali o secondari troviamo Sally Hawkins, Rowan Atkinson e Olivia Colman, ma a uscirne come il personaggio più memorabile è l’Umpa Lumpa di Hugh Grant, che dà vita ai momenti migliori di tutto il film.

A conti fatti, Wonka è un’operazione riuscita perché sa trovare una sua dimensione autoriale e questo non era affatto scontato considerando che si tratta del prequel di una storia ultra-classica per bambini raccontata con il linguaggio della commedia fantastica musicale. Cioè, è quasi come scendere in campo infortunato eppure vincere la partita!

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Paul King riesce a conferire personalità a un progetto, sulla carta, piuttosto pericoloso.
  • Canzoni brevi e orecchiabili.
  • Un bel look scenografico.
  • Attori in parte e in ruoli divertenti, Hugh Grant su tutti.
  • Gli manca quel tratto di spensierata originalità che aveva il film del 1971.
  • Se non vi piacciono i musical sappiate che qui cantano e ballano… e neanche poco!
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Valutazione: 7.0/10 (su un totale di 1 voto)
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