After Everything: un tik tok di mea culpa un po’ troppo lungo

Non occorrono più introduzioni per la saga degli “Hessa”, ovvero l’ultimo grande feuilleton moderno: nato nel 2015 su Wattpad come fanfiction sugli One Direction, in pochi mesi è diventato un fenomeno globale e dopo i primi due lungometraggi usciti al cinema, Prime Video ha acquisito i diritti dall’autrice Anna Todd e l’ha distribuita sulla propria piattaforma trasformandola a tutti gli effetti in una mini-serie che ora, con la quinta parte intitolata After Everything, chiude l’eterno tira-e-molla fra Teresa Young (Josephine Langford) e Hardin Scott (Hero Fiennes Tiffin).

Nella precedente pellicola, dopo l’ennesimo e focoso riappacificamento, Tessa scopriva che Hardin aveva scritto un romanzo sulla loro storia e che aveva intenzione di pubblicarlo; poiché la giovane non poteva tollerare che la loro dolorosa relazione divenisse di dominio pubblico, piantava in asso il proprio amato per la triliardesima volta, uscendosene di scena col cuore affranto.

Questo nuovo capitolo, come in ogni saga che si rispetti, altro non è che un vero e proprio spin-off su Hardin, che da villain della serie -perché a lui il tossicissimo Ken di Barbie gli fa un baffo- si trasforma in anima dannata in cerca di redenzione.

Dunque, manco fosse la versione melodrammatica di My name is Earl, il nostro anti-eroe parte per Lisbona in cerca di Natalie (Mimi Keene), una ragazza con cui anni prima aveva girato un video dai contenuti espliciti, poi accidentalmente finito sul web. La fanciulla è riuscita a ricostruirsi una vita e lo perdona; in seguito, come nei migliori romance degli anni ’20 del ventunesimo secolo, lo porta a passeggiare nelle location più instagrammabili, snocciolandogli pillole di pensiero positivo e introducendolo all’amore per le centrifughe (la battuta di Hardin in merito vale la visione di tutto il film).

Ma anche se non c’è Tessa, gli psico-drammi non possono mancare, perciò facciamo la conoscenza degli amici di Natalie e soprattutto del suo spasimante Sebastian, impersonato da un Benjamin Mascolo molto coinvolto e palesemente deciso a diventare un affiliato del clan di Prime Video.

 

Si succedono dunque una serie di timide peripezie, degne di un film di Kim Ki-duk, che portano il novello scrittore a dare un taglio ai propri comportamenti autodistruttivi e a correre da Tessa rinnovato nel corpo e nello spirito.

La piattezza della storyline non deve spaventare coloro che hanno deciso di vedere la saga di After per cultura pop (cioè per capire le meme), poiché questa pellicola, pur con i propri difetti, risulta molto più scorrevole rispetto al terzo e quarto lungometraggio, dato che, finalmente, al centro della scena ci sono i demoni di Hardin.

L’impostazione della narrazione e dei dialoghi risultano “fruttuosi” sia per la complessità del personaggio che per il messaggio finale: in un climax di paternali e cazziatoni l’antieroe più amato dalle teenager riesce a interiorizzare che anche gli altri hanno dei sentimenti e che le dichiarazioni di amore eterno non bastano per costruire relazioni felici.

Il personaggio di Tessa, quindi, passa da quello di co-protagonista a quello di oggetto del desiderio che guida l’eroe sul suo cammino, ma non occorre indignarsi: la ex pulzella in difficoltà, dopo aver subito malversazioni di tutti i tipi -manco fosse la più ottusa delle martiri-, si carica di un simbolismo quasi mariano e diventa un vero e proprio modello esistenziale per il suo eterno innamorato.

La scrittura leggermente più seriosa dell’opera non può tuttavia nascondere tutto il trash dell’allestimento: le scenografie sono a metà tra uno stilosissimo servizio di Vogue sui “luoghi più cool del momento” e un tik tok motivazionale di un ex playboy che decide di cercare il “vero ammmmoore”. La qualità della fotografia nitida e la bellezza del Portogallo fanno quasi dimenticare che questo è un lungometraggio in cui il mea culpa del protagonista dovrebbe impregnare ogni scena, e invece vediamo solo il fascinoso Hero Fiennes che passeggia col muso imbronciato su spiagge e scorci assolati, circondato da donne bellissime che gli ripetono quanto si può essere felici nella vita.

La lobby dei siti affitta-camere avrà senza dubbio detto la sua sulle inquadrature e la focalizzazione delle immagini, ma ancora una volta la direzione artistica avrà dato carta bianca a qualche social media manager neo-diplomata che ha fatto una compilation di stories in cui tutti i sogni delle ragazzine prendono vita, a cominciare da Hardin che rifiuta le avances di top model in incognito.

After Everything, dunque, mantiene sempre i grandi difetti degli altri film: sceneggiatura superficiale e una costruzione delle scene esageratamente enfatica, ma riesce a risollevarsi grazie al protagonista che da stabile diventa dinamico e lancia un messaggio costruttivo al giovane pubblico. Per l’ultima volta approviamo la scelta degli interpreti e l’impegno che hanno messo per rendere indimenticabili, sia in senso buono che cattivo, tutti i personaggi creati da Anna Todd e speriamo che Prime Video possa imparare dai propri errori per produrre future mini-serie più realistiche.

Ilaria Condemi de Felice

PRO CONTRO
  • Scenografie e fotografia.
  • Costumi.
  • Scelta del cast.
  • Messaggio morale positivo.
  • Ritmo troppo lento.
  • Luoghi comuni.
  • Scene degni di tik tok.
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Valutazione: 6.0/10 (su un totale di 1 voto)
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