American Hustle: il regista David O. Russell incontra la stampa a Roma
Devi fare tutto il possibile, lavorare al massimo e, se rimani positivo, vedrai spuntare il sole tra le nuvole. |
Con queste parole Pat Solitano, il personaggio interpretato da Bradley Cooper nel bel film Il lato positivo, esprimeva il suo concetto di “positività” dopo che la vita gli aveva voltato le spalle e sembra essere anche il motto personale del regista David O. Russell che ha rivelato alla stampa che molto dei suoi ultimi tre film arriva direttamente dalle sue esperienze personali e da quello che ha passato negli anni più recenti. L’11 dicembre, infatti, il regista di The Fighter, Il lato positivo e American Hustle – L’apparenza inganna è arrivato a Roma per promuovere l’uscita italiana proprio di questo suo ultimo film che sarà nelle nostre sale il 1° gennaio 2014 distribuito da Eagle Pictures.
Nella prestigiosa cornice del celebre Hotel Hassler di Trinità dei Monti, David O. Russell ha risposto alle domande della stampa svelando molti particolari della sua vita, anche privata, e della svolta fortunata che ha preso la sua carriera con gli Oscar ricevuti dai suoi ultimi film, oltre che la sua grande passione per la musica, che infatti si evince dal magnifico uso che ne fa nelle sue opere.
Ed è proprio partendo dalla dimensione musicale che il regista ha cominciato la press conference rispondendo a un giornalista di Rolling Stones che citando la presenza di un brano dei Led Zeppelin in Il lato positivo, ha chiesto a Russell proprio del suo modo di scegliere le musiche per i suoi film.
“La musica è importantissima nei miei film – ha risposto David O. Russell – ed è diventata centrale nei miei lavori con un vero e proprio crescendo. Ne Il Lato positivo c’è più danza e musica di tutti gli altri film che ho fatto fino ad ora… praticamente ero destinato a farlo e tutto quello che ho fatto in precedenza è stato di preparazione per Il lato positivo. Mentre scrivevo mi rendevo conto che la musica era una parte fondamentale del film tanto che alcuni pezzi erano già presenti nella sceneggiatura, come per esempio il pezzo di Duke Ellington che torna a più riprese. La canzone è l’inizio della storia d’amore del protagonista quindi è molto importante per lui e per il film stesso. Io non ho interesse a fare film con personaggi semplicemente cinici o avidi, piuttosto mi interessa sapere perché i miei personaggi vivono, vederli crescere e fare i conti con il loro divenire. Sofferenza e dolore sono facili da rappresentare, io voglio raccontare personaggi che vanno oltre. Io non faccio film sulla boxe o commedie romantiche, ma faccio film fuori dagli schemi che parlano di sofferenza e amore. Potrei parlare all’infinito di musica… amo quelle canzoni trascurate e amo usarle in maniera inattesa e anche gli attori voglio usarli nello stesso modo. Sempre ne Il lato positivo c’è una canzone dei Bee Gees che, quando uscì all’epoca, era considerata da tutti molto brutta ma, riascoltandola ora, è indubbiamente buona, funziona!”.
Ma il focus dell’incontro diventa il successo che hanno avuto in tutto il mondo i film The Fighter e Il lato positivo che hanno ricevuto rispettivamente sette nomination agli Oscar, vincendone due (Christian Bale e Melissa Leo), e otto nomination vincendone uno (Jennifer Lawrence). In che modo il regista si spiega la sterzata ricevuta dalla sua carriera e come si rapporta con la realtà nei suoi film? David O. Russell così ha replicato:
“A un certo punto ho cominciato a fare film diversi perché è la vita che mi ci ha portato. Dopo i primi film mi sono sentito perso, non sapevo davvero cosa fare… ho un figlio a cui è stata diagnosticata una forma di bipolarismo, in quegli anni ho affrontato un divorzio e sono finito letteralmente al verde. Per molti anni non ho più girato film, non avevo modo di farlo e neanche la testa. Praticamente è la vita che mi ha portato a questo punto. Il personaggio di Christian Bale in The Fighter rappresenta bene tutto questo e quando dice che le cose vanno fatte partendo dal basso esprime proprio il momento della vita in cui mi trovavo allora. Le storie che ho raccontato in quei film partono dal mio cuore, dalle emozioni e non dalla mia testa. I miei personaggi vivono d’istinto, non di raziocinio. Quando ho scritto Il lato positivo stavo scrivendo una sceneggiatura su commissione e la regia l’avrebbe dovuta curare Sidney Pollack che mi aveva dato il romanzo di Matthew Quick L’orlo argenteo delle nuvole per farne un adattamento. Lo stesso anno Pollack è morto e mi è stato proposto di dirigere il film al suo posto.
Poi la discussione con David O. Russell si sposta sul film in uscita, American Hustle, che si apre con una frase che informa gli spettatore che “alcuni” degli eventi narrati nel film corrispondono a realtà. Quali sono questi “fatti reali”? E per quale motivo in American Hustle, così come in altri film del regista, ci sono personaggi italoamericani?
Rispondendo prima alla seconda domanda, il regista spiega schiettamente che i suoi nonni materni sono calabresi: “mia madre era una segretaria quando ha incontrato mio padre, che invece era un agente di commercio russo – continua Russell – , quindi i personaggi che racconto, questi italoamericani, li conosco bene, appartengono alle mie radici e la mia famiglia è praticamente spalmata in ogni parte del mondo!”. Ricollegandosi alla domanda principale, il regista spiega che la storia raccontata in American Hustle di base è vera, accaduta realmente, ma lui ha preso dalla realtà solo i fatti che lo interessavano particolarmente e che erano in linea con l’assurdità della vicenda e con i due temi fondamentali: l’umanità e la voglia di reinventarsi. “Paradossalmente i fatti reali sono quelli più bizzarri: è vero che il malavitoso interpretato da De Niro conosceva la lingua araba ed è vero che il padre del personaggio interpretato da Christian Bale aveva una vetreria ed era andato fallito, innescando nel figlio la scelta di diventare un imbroglione per non seguire le orme del padre. È vero anche che l’agente dell’FBI, che nel film è Bradley Cooper, era un tipo “selvaggio” e che c’era questo sindaco buono e attento al bene della sua gente malgrado fosse invischiato in affari loschi. Ma non voglio dire altro perché è come se un mago svelasse al pubblico le sue magie. Diciamo che la cosa più vera di tutte è che queste persone erano innamorate e avevano tutte un gran cuore”.
Ma come spiegherebbe David O. Russell un personaggio così anomalo come il sindaco Carmine Polito, interpretato da Jeremy Renner, che è estremamente positivo ma appoggia la corruzione e prende le mazzette?
“Se vi aspettate che io dica che essere corrotti è una buona idea, non lo farò mai! Anche perché, come ben sapete avendo visto il film, per il sindaco Polito sarebbe stato molto meglio non accettare quei soldi. Quello descritto nel film è un periodo molto più innocente, al contrario ai giorni d’oggi queste mazzette sono quasi “legali”, con soldi che vengono trasferiti da un conto all’altro, da un parte all’altra. Oggi il mondo è più complicato e… più corrotto. Mi piaceva questo personaggio per la sua genuinità e la sua ambiguità, anche perché lui voleva davvero bene ai suoi elettori! C’è una scena in American Hustle in cui Polito e Irving si confrontano e sono davanti a uno specchio. Ecco, in quel caso non sono in due ma in quattro, ci sono due Irving, uno a cui interessano solo i propri affari e uno realmente interessato alle sorti del sindaco; e anche Polito è scisso in due in cui c’è una parte esclusivamente interessata ai soldi e un’altra che tiene alle persone della città. I personaggi sono costruiti in modo tale da avere diverse sfumature”.
Ma avendo visto Bale e la Lawrence prendere un Oscar grazie a David O. Russell e prevedendo diverse nomination anche per American Hustle, la domanda sorge spontanea: questo successo per i protagonisti dei suoi film è dato anche e soprattutto per i ruoli “estremi” (psicologicamente e fisicamente) che vengono chiesti di interpretare agli attori? E anche American Hustle non lesina in prove recitative di un certo impegno. Russell spiega che gli attori che ha scelto per questo suo ultimo lavoro o hanno già recitato in passato per lui o conoscono molto bene il suo modo di lavorare, quindi già sapevano a cosa sarebbero andati in contro. “In un certo senso gli attori vogliono lavorare con me, dopo The Fighter sembra che io abbia attirato molto la loro attenzione. Capita spesso che io scriva i ruoli sapendo già che attore vorrò coinvolgere e per questo vengono fuori dei personaggi molto aderenti a chi li interpreterà; inoltre io voglio conoscere benissimo i miei attori, passo molto tempo con loro, vado spesso a casa loro, costruisco i ruoli su di loro. Inoltre ho una massima che seguo sempre: bisogna rimanere umili, bisogna impegnarsi sempre e dare il proprio meglio. Io lavoro con budget piuttosto bassi per gli standard di Hollywood e questo è uno stimolo per dare il meglio”.
Con questo insegnamento David O. Russell ha salutato i giornalisti dimostrando di essere una persona simpatica e schietta. Noi vi invitiamo a non perdere il suo film American Hustle – L’apparenza inganna, che uscirà nei cinema il 1° gennaio, perché è una prova di grande cinema, in piena linea con la filmografia di David O. Russell.
Roberto Giacomelli
Di seguito, una clip esclusiva dell’incontro con David O. Russell.
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