Auguri per la tua morte, la recensione
Il “loop temporale” è diventato ormai un filone cinematografico a sé. Negli ultimi anni, infatti, di film incentrati sul ripetersi perpetuo degli eventi si stanno affollando gli schermi e tra esempi di valore (Predestination, Edge of Tomorrow) e opere dimenticabili (2:22 – Il destino è già scritto), l’eccezione ormai sta diventando regola. Sono rari, però, gli horror basati sul concetto di loop temporale, ad eccezione di pochi esempi come Triangle (del 2009, purtroppo inedito in Italia) e Timecrimes, si fatica infatti a trovare altri film che non abbiano pesanti contaminazioni con la fantascienza, finché spunta Auguri per la tua morte, un curioso slasher-movie con impianto teen che mette al centro proprio l’high concept della perenne ripetizione degli eventi.
In Auguri per la tua morte (Happy Death Day, in originale) lo sceneggiatore Scott Lobdell fa proprie le caratteristiche dello slasher più classico, con tanto di assassino mascherato (la maschera ritrae la mascotte del college), munito di coltellaccio da macellaio e ambientazione universitaria. È facilissimo rincorrere con la memoria una marea di titoli più o meno cult che negli anni ’80 hanno spopolato nella cinematografia statunitense da drive-in, ma in Auguri per la tua morte c’è una fortissima componente ironica che non può che far pensare a una certa deriva che lo slasher ha assunto negli anni ’90, quando ha cominciato a riflettere su se stesso quasi autoparodiandosi. Pensate a Scream? Si, esatto. Lobdell sceneggiatore e Christopher Landon regista sicuramente avevano in mente il capolavoro di Wes Craven, di cui hanno fatto un’egregia variante… del tutto fuori di testa!
Tree è una studentessa popolare e acidissima, una di quelle reginette da sorellanza rispettata ma che in realtà tutti odiano e lei, di certo, non fa nulla per farsi ben volere. Dopo una notte da hangover, Tree si sveglia nella stanza di Carter, un coetaneo che non conosce e a cui non sembra particolarmente interessata. Inoltre è il giorno del suo compleanno e le consorelle le stanno organizzando una festa a sorpresa, a cui Tree è inconsapevolmente invitata. Solo che la ragazza a quella festa non arriverà mai perché viene brutalmente assassinata da un killer mascherato. Tree si sveglia nuovamente nella stanza di Carter in stato confusionale: è stato tutto un brutto sogno? Non proprio, visti gli indizi che trova in giro, ma si tratta della ripetizione della stessa giornata appena trascorsa, il giorno del suo compleanno, che ancora una volta si concluderà con il suo omicidio… e ancora… e ancora. Cosa sta accadendo a Tree?
Ovviamente l’high concept di Auguri per la tua morte viene direttamente da Ricomincio da capo, la commedia di Harold Ramis con Bill Murray, esplicitamente citata da uno dei personaggi. Ma l’idea di applicare quel concept al filone slasher è l’arma vincente di questo film, trasformando due idee straviste in qualche cosa di estremamente originale.
Sacrificando un po’ il lato horror, con un utilizzo molto parco della violenza esplicita (gli omicidi sono per lo più fuoricampo), il regista Christopher Landon si affida moltissimo al talento della protagonista Jessica Rothe (sicuramente ne sentiremo parlare molto!), che riesce a tratteggiare con ironia un personaggio antipatico come pochi ma con cui si riesce ad empatizzare moltissimo. Ovviamente, questo bizzarro susseguirsi e ripetersi degli eventi fornisce lo spunto alla protagonista di affrontare una crescita caratteriale ed emotiva, necessaria nei teen movie sul tema del coming of age, solo che anche questo tema risaputo e stra-utilizzato, inserito in questo contesto, diventa un qualche cosa di originale.
Insomma, Auguri per la tua morte riesce a catturare cliché a più non posso per trasformarli in qualche cosa di inedito e realizzando, di fatto, una variante originale di un sacco di cose già viste.
Se non possiamo definire riuscito un film che ha questo merito…
Roberto Giacomelli
PRO | CONTRO |
Un mix divertente e riuscito tra Ricomincio da capo e Scream! | L’aspetto horror ne esce un po’ sacrificato. |
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