Cane mangia cane, la recensione
Il cinema è un’arte e in quanto tale è soggetta alle mode, ai gusti e alle tendenze del momento tra le quali la più frequente, allo stato attuale, è la nostalgia verso il passato e il conseguente revival di generi e immagini dei decenni passati, considerati, a torto o ragione, aurei e indimenticabili. Un sentimento che ha coinvolto anche il regista Paul Schrader che con il suo ultimo lavoro, dal titolo Cane mangia cane, realizza un pulp molto tardo che omaggia in particolare modo il cinema tarantiniano che tanto successo e influenza ebbe a metà anni Novanta.
L’operazione, tuttavia, riesce solo in parte in quanto il film, basato sull’omonimo best seller di Edward Bunker, non riesce a seguire il suo modello, soprattutto dal punto di vista qualitativo, rivelandosi un prodotto modesto, poco accattivante, semplice nel linguaggio e nei contenuti e finanche pretenzioso in alcuni punti.
Un risultato nel complesso negativo ottenuto nonostante la presenza di un cast di sicuro appeal composto da Nicolas Cage, Willem Dafoe, Reynaldo Gallegos, Magi Avila e Kayla Perkins.
Protagonisti della storia sono tre detenuti appena usciti di prigione e alle prese con il difficile reinserimento nella società. Ognuno, poi, ha caratteri e situazioni di vita non facili: Troy vorrebbe una vita normale, ma è sempre ostaggio del suo odio per la legge; Diesel non ama più sua moglie e la sua quotidianità; Mad Dog è un cane sciolto rissoso ed irruento. L’occasione della vita per guadagnare tanti soldi e sistemarsi per il resto della vita arriva da un colpo in apparenza facile, ma che si rivela molto più difficoltoso del previsto.
Nonostante il giudizio negativo, va detto che la prima parte di Cane mangia cane non è proprio da buttare ed anzi presenta una serie di battute sottili e perfide, situazioni al limite del grottesco e una buona dose di sangue e violenza utilizzati in chiave ironica ed eccessiva, come vuole la tradizione del cinema pulp. Una volta svanita questa spinta iniziale, però, il lavoro di Schrader perde consistenza e freschezza con il passare dei minuti e diventa prima una stanca e monotona riproposizione di situazioni già viste, fino a tingersi di risvolti pretenziosi e profondi solo sulla carta. La vena intensa e autoriale, o pseudo tale, va infatti a scontrarsi con una sceneggiatura mal calibrata, personaggi poco approfonditi, o presentati superficialmente, e con lo spirito di un film che avrebbe dovuto e potuto essere un ottimo prodotto di intrattenimento, ma che alla fine si trasforma in una visione pesante e non facile da concludere.
Volendo riassumere in poche parole questo Cane mangia cane, si potrebbe dire che siamo di fronte al classico film gradevole fino ad un certo punto, ma irritante quando prova a fare il cosiddetto passo più lungo della gamba.
Vincenzo de Divitiis
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