Crimes of the Future, la recensione

Era dal 1999, anno di eXistenZ, che David Cronenberg non esplorava i confini del corpo umano celebrandone la caducità e profetizzando distopiche, repellenti e affascinanti mutazioni. Da allora, il regista canadese ha affrontato altri temi, fatto sue differenti suggestioni, viaggiando tra il noir, il thriller psicologico e il dramma storico con il solito piglio pulp che lo ha sempre contraddistinto. Evidentemente il regista di Videodrome, però, ha ritenuto che i tempi fossero ormai maturi per una sua nuova incursione nel body horror con un’opera (da lui anche sceneggiata) che si collega idealmente proprio a eXistenZ (ma anche a Inseparabili), parliamo di Crimes of the Future, presentato al Festival di Cannes e nei cinema italiani dal 24 agosto distribuito da Lucky Red.

Attenzione! Nonostante il titolo, Crimes of the Future 2022 non ha nulla a che vedere con l’omonimo film del 1970 sempre scritto e diretto da Cronenberg, che criticava l’industria farmaceutica e ipotizzava un mondo senza donne abbandonato al caos e a un adattamento biologico occulto. Con il nuovo film siamo sempre nei territori della fantascienza distopica, ma con un piglio filosofico e concettuale preponderante e un fondamentale apporto dell’elemento body horror, sdoganato dallo stesso Cronenberg alla fine degli anni ’70 e poi esploso negli anni ’80.

Crimes of the Future

In un ipotetico futuro (o un presente alternativo), i corpi degli esseri umani stanno mutando, sviluppando nuovi organi, per lo più privi di una funzione e capaci di uccidere il corpo che li ospita. Per questo motivo, è stato fondato un Registro Nazionale degli Organi che ha il compito di catalogare e tatuare attraverso incursioni chirurgiche ogni nuovo organo che viene scoperto dai medici. Fondamentale apporto al Registro viene fornito da Saul Tenser, un artista performativo il cui corpo sta mutando con estrema rapidità. Saul, con l’aiuto dell’ex-chirurgo e sua partner Caprice, ha trasformato il suo stesso corpo in un’opera d’arte e ogni intervento chirurgico atto a rimuovere un nuovo organo in una performance a cui partecipano con entusiasmo dozzine di spettatori. In questo contesto, si sviluppa la storia di una donna che ha ucciso il suo stesso figlio perché mutante, con un apparato digerente in grado di assimilare qualsiasi sostanza.

Crimes of the Future

Cos’è Crimes of the Future? Senza dubbio ci troviamo dinnanzi a un’opera molto particolare che dialoga soprattutto con un pubblico alfabetizzato alla poetica cronenberghiana. Però non si tratta essenzialmente di un’opera autoreferenziale perché possiede un suo world-building e una costruzione a tutto tondo dei personaggi principali che ne fa comunque un film autonomo e fruibile anche dai “profani” della Nuova Carne dotati di buona volontà. Il problema che si viene a creare, però, è che il significante ha la predominanza sul significato e se non si ha dimestichezza con i temi cari al regista di Crash e Il pasto nudo si rischia di perdere ben presto il filo del discorso. Perché Crimes of the Future è un’opera molto concettuale che riflette sulla mutazione del corpo, interrogandosi sul cambiamento come cancro o come evoluzione, ma è anche un’opera sull’arte e sullo stato stesso che ha raggiunto nel mondo contemporaneo.

Crimes of the Future

Saul e Caprice utilizzano il corpo mutante (di Saul) e le competenze chirurgiche (di Caprice), coadiuvate da tecnologie mediche avveniristiche che sembrano la diretta conseguenza dei sistemi per il gaming di eXistenZ, per fare arte. Il tutto si sviluppa come gli happening tipici delle avanguardie artistiche della metà dello scorso secolo, ma il contenuto è una forma estrema di body-art che può essere rappresentata da mutazioni auto-generate (il corpo ricoperto di orecchie con conseguente privazione dei sensi differenti dall’udito) o favorite dalla stessa Natura, come gli organi (forse) maligni che crescono nel corpo di Saul e vengono prontamente asportati in un’unità per le autopsie dinnanzi a un pubblico curioso.

L’arte, dunque, per stupire va ben oltre le provocazioni lanciate da alcuni celebri artisti performativi, diventa parte stessa dell’organismo dell’artista che mette a nudo il suo corpo in maniera estrema, mostrando le sue interiora. E questa intrusione provoca godimento, visto che gli stessi centri del dolore sono oggetto di mutazione, tanto che – come viene ribadito nello stesso film – “la chirurgia è il nuovo sesso”.

Crimes of the Future

Cronenberg mostra ammirazione e allo stesso tempo scetticismo verso l’arte che, dal suo film, risulta uno dei settori più inclini allo sciacallaggio, al pari della chirurgia estetica (si parla anche di un concorso per la “bellezza interiore” che è letteralmente interiore…), pronta a inseguire mode, a generarle, ad aggrapparsi al sintomatico cambiamento umano, anche quello fisiologico.

Se questo è il punto nevralgico di Crimes of the Future, il cuore pulsante della poetica cronenberghiana da cui si genera la maggior parte del fascino di questo film, il regista e sceneggiatore vi ha cucito anche una storia che ha il compito di condurre lo spettatore in uno sviluppo narrativo più classico, quella d’omicidio del bambino mutante. In questo caso si nota un po’ di goffaggine nel gestire questa porzione fondamentale della trama e unirla a tutto il resto, con una cospirazione clandestina di rivoluzionari della mutazione (bella idea e anche molto in topic con il pregresso di Cronenberg, ma gestita male), un poliziotto che indaga ma non agisce mai, una improbabile agente infiltrato e una multinazionale che opera in modo fin troppo losco. Ecco, diciamo che c’è fin troppa “carne” al fuoco al punto tale che qualcosa per strada si smarrisce e il collante narrativo tra temi, storie e suggestioni non è abbastanza saldo da creare un’opera compatta e perfettamente compiuta.

Crimes of the Future

Crimes of the Future ha anche una particolarissima estetica, perfettamente inserita nello stile generale creato negli anni da David Cronenberg: le attrezzature chirurgiche così bizzarramente primordiali, unite a una tecnologia quasi aliena fatta di ossa, gomma e tessuti organici. Allo stesso tempo, ogni ambiente è squallido, le scenografie sono minimali, come se la società in cui si ambienta il film, così ossessionata dal corpo umano, abbia smesso di preoccuparsi del contesto ambientale, del superfluo rappresentato dai suppellettili, dall’arredamento, che si riflette anche nella mancanza di cura nell’estetica personale, sostituita da interventi chirurgici estremi e pratiche di modificazione corporea.

Crimes of the Future è un ritorno di Cronenberg al body horror che sicuramente troverà il consenso e l’amore dei numerosi fan del regista ma che rischia anche di precludersi buona parte degli altri spettatori, un po’ come era accaduto con lo sfortunato Cosmopolis, e questo nonostante un cast di sicuro appeal composto dal sodale Viggo Mortensen, Léa Seydoux e Kristen Stewart. Il film ha tante suggestioni perfettamente portate sullo schermo, molte idee belle e disturbanti, una personalità fortissima, ma anche una innegabile difficoltà nel fondere in un discorso unitario e convincente i tanti temi che affollano il film.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Il ritorno di alcuni temi tipici della poetica cronenberghiana.
  • Ha una componente estetica molto particolare e personale.
  • Originalità nell’affrontare il tema dell’arte.
  • C’è troppa carne al fuoco e viene a mancare una visione generale compatta e convincente.
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Valutazione: 6.5/10 (su un totale di 2 voti)
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Crimes of the Future, la recensione, 6.5 out of 10 based on 2 ratings

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