I molti santi del New Jersey, la recensione

Se vi dicono che I molti santi del New Jersey è un film che si può guardare e di cui si può godere indipendentemente dall’aver visto o meno la serie I Soprano, di cui è prequel, non ci credete, non è vero. Se non avete mai visto la serie creata da David Chase evitate tranquillamente di guardare questo film e, magari, prendetelo in considerazione solo dopo aver recuperato gli 86 episodi, divisi in 6 stagioni, di una delle serie tv fondanti della moderna narrazione seriale televisiva.

Con un primo atto ambientato nel 1967, I molti santi del New Jersey racconta l’ascesa al potere di Dickie Moltisanti, criminale italoamericano che si fa strada nella malavita a Newark, New Jersey. Dickie ha un rapporto conflittuale con suo padre, appena tornato dall’Italia con una nuova moglie, molto più giovane di lui, di cui Dickie si invaghisce e cerca di tutelare dagli scatti d’ira del genitore. Allo stesso tempo, Dickie è collegato alla famiglia Soprano, facendo da mentore al giovane Anthony per tutto il periodo che suo padre Johnny è in prigione. Intanto a Newark sta cominciando a dilagare la controcultura che vede in prima linea le proteste degli afroamericani che, irrimediabilmente, cercano di farsi strada anche nella piccola criminalità, scalzando il dominio italoamericano.

Se la serie I Soprano, iniziata nel 1999 su HBO e conclusasi nel 2007, è stata per la tv quello che Quei bravi ragazzi di Scorsese è stato per il cinema crime, non può dirsi la stessa cosa di I molti santi del New Jersey. Parliamoci chiaramente, quello diretto da Alan Taylor non è un brutto film, anzi presenta una dignità di genere che sicuramente può essere apprezzata dagli appassionati di questo tipo di racconti, ma viaggia costantemente sottotono lungo tutte le due ore di durata. Di base il film ci racconta l’ascesa e caduta di Dickie Moltisanti, personaggio che non abbiamo mai visto nella serie ma di cui Anthony, anzi Tony, Soprano ha più volte fatto menzione come suo mentore. La storia, per lo più inedita, di Dickie si intreccia di continuo con gli eventi raccontati in tv, a volte come semplici aneddoti, e si fonde con i personaggi che già conosciamo mostrandone i primi passi nel mondo del crimine. Il risultato è che le vicende di Dickie Moltisanti – interpretato con una certa efficacia da Alessandro Nivola – sanno di già visto in maniera quasi imbarazzante, mentre quelle che interessano i personaggi di contorno sono appena accennate e rimangono del tutto aleatorie nell’ottica dell’utilità narrativa di questo film, fungendo da semplice fan-service agli estimatori della serie.

A livello di atmosfere e tono generale, I molti santi del New Jersey richiama giustamente la serie, c’è David Chase alla scrittura (e in produzione) e si nota, tenendo quell’alone di dimessa epicità mescolata a un grottesco che smorza l’immedesimazione nei personaggi, di base tutti negativi. La vera novità del film è far incontrare le vicende dei Soprano con la Storia, quella con S maiuscola, mostrando le rivolte della comunità afroamericana che infervoravano le strade di Newark, così come di altre grandi città americane. E il racconto di questa faida interna tra criminali italoamericani e aspiranti tali di etnia afroamericana è anche la cosa migliore del film e porta all’unica poderosa scena d’azione, che dà modo ad Alan Taylor (Thor: The Dark World, Terminator – Destino oscuro) di dar sfogo al suo mestiere.

Michael Gandolfini, figlio del prematuramente scomparso James Gandolfini, prende il ruolo del padre mostrandoci Tony Soprano con 30 anni di meno, adolescente e già affascinato dal lato oscuro del sogno americano. Il giovane Gandolfini, purtroppo, non rende giustizia al mestiere del genitore e la mancanza di un vero carisma attoriale fa si che un po’ tutti riescono a rubargli la scena, non solo i conosciuti Ray Liotta, Vera Farmiga, Corey Stoll, Leslie Odom Jr. e Jon Bernthal, ma anche Michela De Rossi che da La terra dell’abbastanza dei fratelli D’Innocenzo ha uno dei ruoli più memorabili ne I molti santi del New Jersey.

Insomma, a completo servizio dei fan de I Soprano, I molti santi del New Jersey si mostra come un prequel sentito ma anche sottotono, sicuramente fuori tempo massimo, che svicolato dal mezzo televisivo ci appare oggi solo come un crime dimenticabile e sulla falsariga del cinema di Martin Scorsese.

Solo per i nostalgici di Tony Soprano.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Funzionano bene i tentativi di fondere la fiction con gli eventi storici.
  • I molti riferimenti alla serie tv I Soprano.
  • Praticamente inaccessibile se non si è guardato prima la serie tv, nonostante ne sia un prequel.
  • Michael Gandolfini non è un grande attore…
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