Il potere dei soldi, la recensione

Il ventisettenne Adam Cassidy, orfano di madre e con padre malato da mantenere, viene licenziato insieme a tutto il suo team dalla società leader in tecnologia digitale per la quale lavorava. Furioso per l’accaduto, Adam decide di sperperare in una notte brava con gli ex colleghi, finché è ancora in tempo, tutto il fondo che gli era stato messo a disposizione dall’azienda. Il mattino dopo, però, Adam viene contattato da Wyatt, l’uomo per cui lavorava, con l’accusa di frode e con una condizione: se accetterà un lavoro “scomodo” per loro, la denuncia ai suoi danni non verrà inoltrata. Adam si vede costretto ad accettare, così il suo ex-capo gli propone di infiltrarsi nella società del suo principale concorrente, Joks Goddard, per un’impresa di spionaggio industriale su un nuovo segretissimo modello di smartphone che sta per uscire in commercio.

Prendendo spunto dal romanzo Paranoia di Joseph Finder, Jason Dean Hall e Barry L. Levy scrivono per Robert Luketic un thriller che esce un po’ fuori dagli schemi a cui il genere ci ha abituato. Si parla di spionaggio industriale, ma è anche una storia di crescita umana e professionale con annessa relazione amorosa e un rapporto genitore/figlio da recuperare, in un certo senso è anche quasi un teen movie, per il modo in cui ci vengono presentati e inquadrati alcuni personaggi. Il potere dei soldi è, dunque, un po’ di tutto, con la conseguenza che alla fine è quasi niente.

Non siamo alle prese con un brutto film, anzi il ritmo costantemente alto e l’intrigante storia che gli sceneggiatori hanno tirato su fanno di Il potere dei soldi una visione senz’altro piacevole. Però allo stesso tempo si nota una completa mancanza di fantasia nell’imbastire la vicenda del giovane proletario che sogna di avere successo, si battono strade già battute in passato con un certo laissez-faire che denota mancanza di impegno, di ricerca. A conti fatti ci troviamo dinnanzi a un Wall Street vs. Nemico Pubblico, con la differenza che Robert Luketic non è Oliver Stone ne tanto meno il compianto Tony Scott e a Il potere dei soldi manca l’introspezione di uno e la forza cinetica dell’altro.

Harrison Ford e Gary Oldman in Il potere dei soldi

Harrison Ford e Gary Oldman in Il potere dei soldi

La cosa più interessante del film di Luketic è senz’altro l’incontro-scontro tra il protagonista Adam, interpretato dal convincente fratellino di Thor Liam Hemsworth, e i suoi poco simpatici datori di lavoro, interpretati da due mostri sacri come Harrison Ford e Gary Oldman. Due generazioni a confronto che si scontrano metaforicamente oltre che fattivamente, con l’aggravante però che il film non punta molto su questo “scontro”. Oldman riesce ad emergere più del collega visto il tratteggio da villain puro che viene dato al suo personaggio, ma forse avrebbero dovuto puntare maggiormente sul rapporto di fiducia che ad un certo punto viene a crearsi tra il protagonista e il Joks Goddard di Ford, una sorta di rapporto padre-figlio che avrebbe senz’altro rimarcato la similitudine con Gordon Gekko e Bud Fox del già citato Wall Street, ma avrebbe dato valore al film creando un parallelismo con il peso della condizione da figlio con padre a carico in cui Adam si trova. Così ci troviamo a dover lasciare spazio a un dannoso filo rosa che riguarda la storia d’amore tra il protagonista e la donna in carriera interpretata da Amber Heard e un banalissimo scontro con il migliore amico (Lucas Till) che si vede trascurato dal successo del più “fortunato” coetaneo.

Nel film ci sono poi particine per l’altro magnifico mostro sacro Richard Dreyfuss, che interpreta il padre di Adam, il Julian McMahon di Nip/Tuk e I Fantastici 4, che è invece un macchiettistico sicario, e il Sawyer di Lost Josh Holloway.

Il potere dei soldi è dunque un film che non convince a fondo, azzecca il ritmo ma si butta pericolosamente sul già visto, centra il cast ma non lo sfrutta a dovere… e poi quel finale è dannatamente stonato!

Finché si è impegnati nella visione il tempo vola e si è anche catturati, ma una volta usciti dalla sala, già ci si è dimenticati di Il potere dei soldi.

 

Roberto Giacomelli

PRO

CONTRO
  • Ritmo agevole.
  • Ottimo cast sia per i giovani che per i veterani.
  • Assemblaggio di elementi che da una sensazione di déjà-vu.
  • Alcuni personaggi potevano essere sfruttati meglio.
  • Finale stonato.
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Valutazione: 5.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Valutazione: +2 (da 2 voti)
Il potere dei soldi, la recensione, 5.0 out of 10 based on 1 rating

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