L’uomo nel buio – Man in the Dark 2, la recensione

160 milioni di incasso sul mercato internazionale a fronte di un budget di neanche 10 milioni di dollari e un indice di gradimento dell’88% su Rotten Tomatoes hanno fatto di Man in the Dark (Don’t Breathe in originale) uno dei maggiori successi del 2016 nel cinema di genere. In casi così ghiotti è praticamente inevitabile dare un proseguo, a maggior ragione se il primo capitolo aveva un finale aperto, così, seppur con ben cinque anni di distanza, arriva il sequel L’uomo nel buio – Man in the Dark.

Stavolta il talentuoso Fede Álvarez si ritaglia il ruolo di produttore, insieme a Sam Raimi, e co-sceneggiatore lasciando la regia al suo fido sceneggiatore Rodo Sayagues, co-autore dello script, come nel primo film, e qui all’esordio dietro la macchina da presa. Ma L’uomo nel buio – Man in the Dark ha un decisivo e inaspettato cambio di rotta in confronto al precedente capitolo facendo una cosa rischiosissima: trasformare il villain di allora nell’eroe di adesso. E la cosa funziona!

Man in the Dark 2

Norman Nordstrom, il reduce di guerra rimasto cieco e a cui è stata portata via la figlia a causa di un tragico incidente, è sopravvissuto all’assalto alla sua abitazione e ora si è trasferito in una nuova casa. Qui l’uomo si prende cura di Phoenix, una ragazzina che lo identifica come padre e che viene addestrata costantemente all’autodifesa e alla sopravvivenza. Ma una banda di criminali che trafficano in organi umani prende di mira proprio Phoenix e la rapisce, scatenando la furia di Norman che si mette immediatamente sulle tracce dei malviventi per attuare una sanguinosa vendetta.

Stephen Lang torna a vestire i panni dell’uomo cieco che, come ricorderete, nonostante tutelasse i suoi averi e la sua proprietà da una banda di ladruncoli, non era proprio uno stinco di santo. Coprendosi di reati quali l’omicidio, il rapimento e perfino la violenza sessuale, Norman era un villain a tutto tondo e lo spettatore era portato a parteggiare per Rocky, la coraggiosa ladra interpretata da Jane Levy che rubava per necessità.

Man in the Dark 2

Ma in L’uomo nel buio – Man in the Dark le cose cambiano in maniera drastica e seppure non venga riscritto il mostruoso background di Norman, la presenza di una “nuova figlia” rende il suo operato accettabile e l’introduzione di personaggi ben più sgradevoli, meschini e crudeli di lui lo trasformano nell’eroe, oltre che nel protagonista.

Una strana scelta che ha pochissimi precedenti nel cinema di genere (in un certo senso, con i dovuti distinguo, possiamo pensare ad Hannibal Lecter in Hannibal di Ridley Scott) e che sta prendendo piede nei blockbuster (Crudelia) e nei cinecomics (Joker) che agiscono come spin-off di altri brand. Fatto sta che Sayagues e il suo team riescono a centrare il bersaglio viaggiando costantemente su un doppio binario che non toglie fascino da badass all’uomo cieco, anzi lo enfatizza ricamandoci su un alone da antieroe, ma allo stesso tempo introduce nuovi personaggi che giustificano e contestualizzano i cambi di prospettiva.

L'uomo nel buio - Man in the Dark 2

L’uomo nel buio – Man in the Dark pone molta attenzione sul personaggio della giovanissima Phoenix interpretata (benissimo) da Madelyn Grace, una vittima sotto tutti i punti di vista che viene addestrata ad essere una carnefice. Il film riflette particolarmente sul tema della violenza e abuso sui minori, perorando la massima disneyana che la vera famiglia non è quella biologica, ma ovviamente si approccia a questi temi con la “sensibilità” di un film dell’orrore quale è e vola altissimo in quanto a crudeltà e violenza. Non è un caso se il film sia uscito in Italia VM 18 e infatti c’è un’escalation di cattiveria e di gore che raggiungono picchi nell’ottimo climax finale, che porta Norman ad essere vulnerabile con il suo handicap fuori dai suoi ambienti abituali.

L'uomo nel buio - Man in the dark 2

Costruito nella struttura come un duplice home invasion, pur pulsando di revenge-movie, L’uomo nel buio – Man in the Dark somiglia per diversi aspetti alla versione ultra-gore del classico con Rutger Hauer Furia cieca (1989) ma trova una sua particolare originalità proprio in questo cambio di prospettiva rispetto al precedente film. Un sequel diverso dal consueto e, anche per questo, molto apprezzabile.

L’uomo nel buio – Man in the Dark, dopo continui posticipi, esce finalmente – solo al cinema – l’11 novembre distribuito da Sony Pictures.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Un sequel anomalo che promuove a protagonista il villain del film precedente.
  • Stephen Lang ha un volto pazzesco.
  • Spinge tantissimo in quanto a gore e cattiveria.
  • Se amavate l’uomo cieco in quanto viscido e spietato cattivo, sappiate che qui c’è una sorta di riabilitazione disneyana che potrebbe deludere lo spettatore più cinico ed evil-inside.
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Valutazione: 7.0/10 (su un totale di 1 voto)
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L'uomo nel buio - Man in the Dark 2, la recensione, 7.0 out of 10 based on 1 rating

One Response to L’uomo nel buio – Man in the Dark 2, la recensione

  1. fabio ha detto:

    No Roby mi spiace ma sto giro non concordo, filmaccio insulso, schifosamente buonista che rovina al 100% quanto di buono fatto nel primo interessante capitolo.
    Mondezza che merita il flop e le stroncature che ha avuto.
    Quanto al nostro vm 18…ancora rido se ci penso.

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