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Alien: Romulus, la recensione
Quando sentiamo parlare di Alien ci si illuminano gli occhi perché, diciamolo senza remore, nel 1979 Ridley Scott ha realizzato un Capolavoro, un film unico nel suo genere, capace di ridefinire i topoi della fantascienza come prima di lui avevano fatto, con flessioni di genere differenti, Kubrick con 2001: Odissea nello spazio e Lucas con Guerre stellari. Ma se oggi la rivista Empire inserisce Alien al 33° posto dei 500 film più importanti della Storia del Cinema e nel 2002 il film di Scott è stato scelto per essere conservato nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti, il mondo della critica cinematografica non è sempre stato così positivo e accondiscendente verso Alien.
Se andiamo a sfogliare le recensioni dell’epoca troviamo pesanti stroncature. Ad esempio, Michael Sragow scriveva sull’L.A. Herald “un b-movie esagerato, tecnicamente ben fatto ma troppo solenne e complicato da seguire come una messa recitata in latino”; Vincent Canby sul New York Times diceva che “i personaggi sono talmente piatti che sembrano scritti da un computer”. Su Film Illustrated ci andavano particolarmente pesanti definendo Alien “un film orribile e studiato per risultare cattivo e c’è poco che il cast possa fare per alleviare il senso di manipolazione dell’orrore”, così come l’italiano Claudio Asciuti nel 1980 su Un’ambigua utopia n°7 stroncava senza pietà: “un pedestre prodotto di basso consumo, appeso ai fili di una produzione revivalistica e moraleggiante che muove ora per la maggiore affabulando antiche teratologie, idiote comparse e ammuffiti spettri orrorifici”.
Non aprite quella porta, la recensione del sequel Netflix
In un rinnovato slancio orrorifico tra le icone cinematografiche del genere, che ha visto il trionfale ritorno di Michael Myers nella nuova saga sequel di Halloween diretta da David Gordon Green, il rinnovato interesse per Ghostface con il “requel” Scream di Matt Bettinelli-Olpin e Tyler Gillett, una svecchiata per il boogeyman Candyman nel tardivo ma efficace sequel di Nia DaCosta, le nuove avventure per il piccolo schermo della bambola assassina nella serie Chucky e l’imminente attesissimo ritorno di Pinhead in versione transgender per il reboot di Hellraiser, c’è posto anche per la motosega rombante di Leatherface in un sequel diretto a Non aprite quella porta (1974) che approda direttamente su Netflix dal 18 febbraio.
L’uomo nel buio – Man in the Dark 2, la recensione
160 milioni di incasso sul mercato internazionale a fronte di un budget di neanche 10 milioni di dollari e un indice di gradimento dell’88% su Rotten Tomatoes hanno fatto di Man in the Dark (Don’t Breathe in originale) uno dei maggiori successi del 2016 nel cinema di genere. In casi così ghiotti è praticamente inevitabile dare un proseguo, a maggior ragione se il primo capitolo aveva un finale aperto, così, seppur con ben cinque anni di distanza, arriva il sequel L’uomo nel buio – Man in the Dark.
Stavolta il talentuoso Fede Álvarez si ritaglia il ruolo di produttore, insieme a Sam Raimi, e co-sceneggiatore lasciando la regia al suo fido sceneggiatore Rodo Sayagues, co-autore dello script, come nel primo film, e qui all’esordio dietro la macchina da presa. Ma L’uomo nel buio – Man in the Dark ha un decisivo e inaspettato cambio di rotta in confronto al precedente capitolo facendo una cosa rischiosissima: trasformare il villain di allora nell’eroe di adesso. E la cosa funziona!
L’uomo nel buio: il trailer italiano di Man in the Dark 2
L’ottimo successo commerciale del thriller/horror Don’t Breathe (10 milioni di budget, 160 milioni di incasso), che in Italia usciva nell’estate nel 2016 con il titolo Man in the Dark, ha portato la produzione a sviluppare un sequel che cambia curiosamente e drasticamente prospettiva: stando al trailer diffuso da Sony Pictures, il villain del precedente film qui diventa il protagonista, apparentemente l’eroe!
L’uomo nel buio – Man in the Dark, così la distribuzione italiana ha titolato il sequel in barba alla sequenzialità al precedente film, sarà al cinema dal 12 agosto prodotto da Sony Pictures e distribuito da Warner Bros. Entertainment Italia.