Mai Così Vicini, la recensione

Oren Little (Michael Douglas) è un agente immobiliare solitario e misantropo che, dopo la tragica scomparsa della moglie Sara Beth, non desidera altro che vendere l’ultima casa, quella nella quale ha abitato con l’adorata moglie, e godersi la pensione. Nell’attesa, vive nella sua villetta sulla costa, Little Shangri-La, circondato da vicini con i quali non ha nulla a che spartire se non polemiche e battibecchi. Tra questi, c’è Leah (Diane Keaton), vedova amabile e dalla lacrima facile, che tenta di affermarsi come cantante nei locali bene. I due, che non potrebbero essere più diversi, si ritroveranno uniti, loro malgrado, quando Luke, il figlio di Oren (Scott Shepherd), ex tossicodipendente, apparirà dopo anni di silenzio per affidare al padre sua figlia Sarah (Sterling Jerins), malinconica bimba di nove anni. Luke, infatti, dovrà trascorrere i prossimi mesi in galera, e ha bisogno che qualcuno badi alla sua bambina; tuttavia Oren, che ignorava persino l’esistenza della nipotina, non vuol saperne affatto, ma sarà a quel punto che Leah entrerà in campo, giocando un ruolo fondamentale prima nella crescita affettiva di Sarah e poi nell’aiutare l’intorpidito cuore di Oren a scaldarsi e ritrovare la gioia di vivere e l’amore per il prossimo…

La brillante commedia romantica del maestro Rob Reiner, autore di classici di successo quali il cult Harry ti Presento Sally… e Non è mai troppo tardi, si pregia dell’inedito duetto tra due pezzi da novanta del cinema hollywoodiano. Parliamo dei Premi Oscar Diane Keaton e Michael Douglas, entrambi magnetici e affascinanti anche con le rughe. La coppia funziona e regala sorrisi ed emozione; questo grazie all’eccellente lavoro di scrittura dei personaggi, ben caratterizzati in ogni sottile sfaccettatura, che coinvolge tanto i protagonisti che i comprimari. Tra questi ultimi, segnaliamo la burbera e irriverente Claire, che il volto di Frances Sternhagen, vincitrice di due Tony Award; l’attrice regala una performance spiritosa e godibile della collega di Oren, l’unica che riesca a tenergli testa e a farsi rispettare. Interessante è anche lo spazio riservato alle diverse etnie (coreana, afroamericana etc.); l’atteggiamento di Oren verso queste ultime aiuta lo spettatore a farsi un’idea più precisa del personaggio e la loro presenza nel lungometraggio, d’altro canto, offre lo spunto per situazioni apparentemente superficiali ma che, inaspettatamente, ricopriranno un ruolo chiave nell’economia del racconto.

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Mai Così Vicini è una storia d’amore, rivalsa e coraggio. I protagonisti sono alle prese con spettri del passato che impediscono loro di aprirsi alla vita e mettersi in gioco; sarà grazie all’amore per la piccola Sarah che entrambi riusciranno a smettere di mentire a se stessi e a riscoprire la gioia della famiglia e di vivere a pieno i propri sentimenti… Salvo poi rendersi conto che l’età, talvolta, è solo anagrafica e non rende affatto immuni da gaffes o qui pro quo… specie se c’è di mezzo il sesso o una nuova relazione! Originale e azzeccata è anche la scelta di trasformare il concetto di casa in una tematica a 360^, sinonimo non solo di famiglia, ma anche di identità. Il rapporto di Oren con la dimora dove è stato felice e ha sofferto con Sarah Beth è struggente e umoristico al tempo stesso, e Little Shangri-La è il luogo che consente al pubblico di entrare in empatia con gli inquilini di Oren, di diverse etnie ed estrazione sociale, oltre a suggerire qualcosa di più o rispecchiate la personalità di chi vi abita.

La sceneggiatura di Mark Handrus sfoggia dialoghi spesso smaglianti e gag non del tutto datate, ma soprattutto propone una storia coerente e solida, seppur non priva di echi di illustri precedenti cinematografici. Ad esempio, Qualcosa è cambiato (di cui Andrus firmò a sua volta la sceneggiatura e del quale Diane Keaton fu ottima protagonista), che affrontava il tema dell’amore in età matura tra persone “immature”; Tutto Può Succedere, per la figura dell’intrattabile protagonista (un Jack Nicholson ‘da Oscar’); e c’è persino qualcosa dell’alleniano Io e Annie, al quale è impossibile non pensare quando, nelle primissime scene del film di Reiner, Leah intona una canzone nostalgica e intensa, quasi quanto Seems Like Old Times.

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Pur non essendo certo un film originale, Mai Così Vicini si erge senza dubbio una spanna sopra rispetto alla maggior parte delle produzioni analoghe dell’ultimo anno. È una commedia fresca che, pur adottando molte delle topiche del genere, tanto a livello tecnico che narrativo (si vedano la fotografia patinata o l’immancabile lieto fine), riesce a imporsi e rimanere impressa, trovando la propria ragion d’essere nel connubio vincente tra brio e pathos; leggerezza e umanità. Il film è in sala dal 10 luglio, distribuito da Videa.

Chiara Carnà

PRO CONTRO
  • Una coppia di inossidabili performer che insieme fanno scintille.
  • È una commedia scritta ottimamente e non del tutto banale.
  • L’umorismo è frizzante e funziona.
  • Non apporta sostanziali innovazioni al genere, né dal punto di vista tecnico, né da quello narrativo.
  • La sensazione di ‘già visto’ assalirà lo spettatore più di una volta.

 

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Mai Così Vicini, la recensione, 7.0 out of 10 based on 1 rating

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