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Leo Da Vinci – Missione Monna Lisa, la recensione

La storia del Gruppo Alcuni nasce nell’ormai lontano 1973, quando la compagnia creata da Sergio e Francesco Manfio si occupava prevalentemente di teatro. Da allora i settori di interesse di Gruppo Alcuni sono cresciuti di numero e capitale fino a diventare anche una importante realtà produttiva di animazione per la tv, grazie a una collaborazione con Rai Fiction che ha portato alla creazione di successi per l’infanzia come Cuccioli e il suo più recente spin-off Mini Cuccioli. Oggi, grazie a Leo Da Vinci – Missione Monna Lisa, il Gruppo Alcuni esce dal sicuro brand dedicato ai colorati animaletti celebri su Rai Gulp, da cui sono già stati tratti due lungometraggi per il cinema, e si avventura in una nuova direzione dedicata a uno dei più importati personaggi della Storia italiana.

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Codice Criminale, la recensione

Uscire da un sistema criminale radicato e anti-redentivo è possibile? Questa è la domanda al centro della narrazione (o per lo meno dovrebbe esserlo), del film Codice Criminale, scritto da Alastair Siddons, ed opera prima di Adam Smith. Il film, che esce in Italia il 28 giugno distribuito da VIDEA, segue la storia di tre generazioni della famiglia Cutler: fuorilegge moderni della campagna britannica. Chad Cutler (Fassbender) è stato addestrato dal padre Colby (Gleeson) per ereditare il suo stile di vita malavitoso. Ma quando Tyson (Georgie Smith), figlio di Chad, raggiunge l’età scolare, l’uomo inizierà una battaglia con il padre per decidere le sorti del futuro della famiglia. Come in una monarchia: Colby è il re, Chad il principe, Tyson l’erede al trono.

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Una doppia verità, la recensione

Fare l’avvocato è di certo un mestiere difficile: se poi devi difendere un cliente molto, molto colpevole nonché chiuso in un silenzio ostinato, allora non stupisce che la mattina del processo ti ritrovi in bagno a vomitare l’anima. È quello che succede a Richard Ramsey (Keanu Reeves), impegnato a rappresentare il suo figlioccio Mike (Gabriel Basso) in un processo per patricidio.

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Ballerina, la recensione

I sogni non si realizzano mai. Sono solo illusioni, la vita è spietata!

Questo è quello che Félicie si sente dire ogni volta che balla, dalla madre superiora dell’orfanotrofio in Bretagna dove vive. Per fortuna, la sua passione e la sua determinazione faranno sì che insieme al suo migliore amico Victor, riescano a scappare a Parigi per inseguire ognuno il proprio sogno. Ed è proprio davanti alla Torre Eiffel ancora in costruzione, in una Parigi del 1879, che i due orfanelli faranno una scommessa: sarà Félicie la prima a diventare étoile dell’Opera di Parigi o Victor come inventore, creando le ali meccaniche per i polli? Per una serie di coincidenze buffe e divertenti, le loro strade si dividono per poi ritrovarsi, lei alle prese con una serie di difficili prove come allieva all’interno dell’Opera e lui divenuto garzone nell’atelier del noto costruttore Eiffel. A differenza delle sue compagne, Félicie non ha le basi, ma grazie ad Odette, che la prenderà sotto le sue ali protettrici in modo rigido ma materno, e grazie ai suoi allenamenti, in perfetto stile Karate Kid, Félicie perderà le sue movenze goffe per incarnare la grazia e la leggiadria tipica di qualsiasi degna ballerina dell’Opera.

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A United Kingdom – L’amore che ha cambiato la Storia, la recensione

La lotta contro le discriminazioni e l’abbattimento delle barriere di tipo razziale e culturale sono al centro delle storie dirette da Amma Asante, sin dalla sua prima pellicola, A Way of Life.
La protagonista del suo film successivo, La Ragazza del Dipinto, è per metà britannica e per l’altra metà africana, e sono ancora una volta questi due i paesi di appartenenza dei protagonisti e di ambientazione degli eventi di A United Kingdom – L’amore che ha cambiato la Storia.

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The Founder, la recensione

Or my name is not Croc, it’s Kroc with a K
A crocodile is not spelt that way now
It’s dog eat dog, rat eat rat
Kroc style, boom like that
(Mark Knoplfer – Boom Like That)

Siamo nel 1954 e l’America sta vivendo il boom del dopoguerra. In Illinois vive il 52enne Ray Kroc, un imprenditore spiantato che ora lavora come commesso viaggiatore nella speranza di vendere il suo attuale prodotto di punta: uno “speciale” frullatore Multimixer destinato ai drive-in americani e capace di preparare più frullati contemporaneamente. Per Ray gli affari non vanno al meglio fino a quando riceve una telefonata dalla sua azienda con un ordine decisamente inaspettato: a San Bernardino, in California, c’è un piccolo ristorante a gestione familiare che ha ordinato ben sei frullatori Multimexer.

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Robinù, la recensione

Portare sullo schermo un fenomeno ormai conosciutissimo come quello della camorra e della vita dei gangster non è mai un’impresa facilissima, soprattutto dopo il successo della serie tv Gomorra che ha inevitabilmente creato un prototipo di riferimento. In questi casi i pericoli sono due: o imitarlo alla lettera, oppure lasciarsi prendere dalla voglia di distaccarsi dal modello del momento perdendo così di vista l’obiettivo del racconto e andando clamorosamente fuori tema. La soluzione migliore, quindi, sarebbe quella di attuare una via di mezzo proprio come fa Michele Santoro il quale, presosi una pausa dalla conduzione di salotti politici, si cimenta in un documentario di stampo molto tradizionale che però ha il grande merito di fornire un quadro dettagliato dei piccoli protagonisti della camorra, i cosiddetti baby-boss, e il contesto sociale in cui crescono. Questo e altro è Robinù, presentato al 73° Festival di Venezia.

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Il Traditore Tipo, la recensione

Ci sono autori che potremmo definire evergreen, capaci di adattarsi ai tempi che cambiano malgrado la loro visione e la loro poetica sia profondamente ancorata a un periodo specifico. È il caso dello scrittore inglese John le Carré, all’anagrafe David Cornwell, che raggiunge una certa notorietà già a partire dagli anni ’60 grazie al genere spionistico, subito “saccheggiato” dal grande schermo proprio nel momento del fermento cinematografico di James Bond. Ma i romanzi di le Carré sono ben più realistici e politici di quelli di Ian Fleming e così mentre nei cinema facevano furore Agente 007 – Licenza di uccidere e Si vive solo due volte, il genere era alimentato anche da La spia che venne dal freddo, Chiamata per il morto e Lo specchio delle spie, tutti film di produzione inglese derivati dai romanzi di le Carré.

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Mr. Holmes – Il mistero del caso irrisolto, la recensione

Cosa sarebbe Sherlock Holmes senza Watson, Mycroft, Mrs Hudson e soprattutto, senza la sua disumana intelligenza? Provano a raccontarcelo il regista Bill Condon e il bravissimo Ian McKellen, che collaborano per la seconda volta dopo Demoni e Dei, in Mr. Holmes, adattamento cinematografico del libro di Mitch Cullin, A Slight Trick of the Mind del 2005.

Dopo aver interpretato Gandalf e Magneto, Ian McKellen veste i panni di un’altra grandissima icona dell’immaginario letterario e, ormai, anche cinematografico e televisivo, interpretando uno Sherlock Holmes profondamente diverso dagli altri; un Holmes più umano che non rispecchia del tutto il leggendario investigatore privato raccontato dal Dottor John Watson nei suoi famosi diari.

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Suite Francese, la recensione

La toccante e incredibile storia che condusse alla notorietà il romanzo Suite francese merita un racconto a parte. La scrittrice Irène Némirovsky portò a termine l’opera durante l’occupazione della Francia e, quando fu deportata ad Auschwitz, dove avrebbe finito i propri giorni, abbandonò il manoscritto in una valigia. Le pagine giacquero lì per ben sessant’anni, quando la figlia della Némirovsky le trovò e capì che si trattava di un romanzo. Pubblicato nel 2004, Suite Francese divenne un vero e proprio caso letterario in tutto il mondo e, oggi, arriva la trasposizione per il grande schermo, diretta e co-sceneggiata da Saul Dibb.

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