Maldamore, la recensione

Veronica e Marco sono sposati, hanno una figlia di sei anni e conducono una vita apparentemente felice. È il compleanno della loro bambina e decidono di passare la serata con Paolo, fratello di Veronica, e sua moglie Sandra. La serata trascorre serena fino a quando Marco decide di appartarsi sul balcone per confessare a Paolo di avere una relazione amorosa extraconiugale che va avanti da diversi mesi. Paolo, che non accetta subito l’idea che Marco tradisca sua sorella, finisce per confessare che anche lui, in passato, ha tradito sua moglie Sandra. Uno scambio di segreti che avrà le sue conseguenze. Marco e Paolo non si sono accorti che accanto a loro c’è un interfono per bambini acceso e dunque tutta la loro confessione è stata udita inavvertitamente dalle loro rispettive mogli. La vita matrimoniale delle due coppie è subito sconvolta e sembra difficile ritrovare un equilibrio adeguato. Che fare adesso?

Dicono che ci si sposi in attesa dell’uomo o della donna della nostra vita. Affermazione reale o fittizia? Non possiamo certo trovare in questa sede una risposta, fatto sta che sul matrimonio se ne sono sempre dette tante…e, soprattutto, se ne sono viste tante. Il cinema, quello italiano in particolare, è sempre stato molto attento alle dinamiche di coppia e non poche volte il matrimonio è stato inquadrato con connotazioni tutt’altro che positive. Giurarsi amore eterno sembra non suonare più come una promessa, bensì come una minaccia e sembra davvero che allo scambio degli anelli ogni legame inizia ad intraprendere un lento ma inesorabile declino. La macchina cinematografica vuole davvero farci credere, con sempre maggiore frequenza, che il matrimonio non è un punto di inizio ma un punto di fine e che l’uomo, una volta coniugato, proprio non riesca a resistere a quella tentazione impulsiva di tradire il proprio partner. Quasi a voler dire che avere un amante non significa più mancare ad una promessa, ma semplicemente andare in contro ad una prerogativa obbligata del matrimonio stesso perché, citando una simpatica battuta del film, i rapporti migliori sono quelli in cui ci si desidera tanto perché ci si vede poco.

Luca Zingaretti e Alessio Boni in Maldamore

In un annichilimento totale dei sentimenti e in un cinismo sempre maggiormente confuso con il realismo, si è arrivati al punto che parlare di “corna” equivale a parlare d’amore e, dunque, i film che fanno propria questa tematica affollano le sale con sempre maggior frequenza.

Maldamore non si sottrae certo a questa tendenza così che la IDF di Maria Grazia Cucinotta, supportata da Rai Cinema, produce l’ennesimo film che ci parla di tradimenti non detti e matrimoni sull’orlo di una crisi, muovendosi costantemente su quel connubio tragicità-comicità tanto vecchio ma tanto caro alla nostra commedia. Sceneggiato e diretto dal Angelo Longoni, regista che si è fatto molto le ossa soprattutto con produzioni per la tv, il film si pone l’obiettivo di divertire e far riflettere attraverso differenti situazioni d’infedeltà in cui molti possono identificarsi. Il tradimento viene inquadrato sotto tutti i punti di vista possibili, da chi lo ha fatto a chi lo ha subìto, in un campo da gioco in cui non ci sono ne vincitori e ne viti ma tutti ne escono sconfitti e colpevoli in un modo o nell’altro. Nel tentativo di voler svelare e mettere a nudo la “reale” vita matrimoniale, si finisce per privare l’amore di qualunque significato, svuotandolo totalmente, ed eccedere in un discorso ipocrita che pretende di farci credere che non esistono mezze misure: tutti gli uomini, per natura, devono tradire e tutte le donne, per forza di cose, devono accettarlo, possibilmente vendicandosi a loro volta. Citando persino il “Simposio” di Platone a fine film, Longoni firma un’opera tanto banale nei contenuti quanto irritante nel messaggio trasmesso.

L’inizio è scoppiettante, si arriva subito al sodo senza troppi giri di parole e il ritmo appare più che mai vivace grazie a scambi di battute molto ben scritti e resi frizzanti dalle buone performance dei protagonisti, tra i quali si distingue un Luca Zingaretti assolutamente in stato di grazia. Dopo i primi trenta minuti promettenti, il film ha sparato tutte le sue cartucce e non sa più in che direzione muoversi. Le dinamiche dei quattro protagonisti vengono portare avanti con fare stanco e annoiato fino a generare delle sotto-storie davvero poco interessanti e terribilmente banali e scontate.

Traditori e traditi: il cast di Maldamore

I quattro protagonisti, interpretati da quattro bravi interpreti del nostro cinema, vengono chiamati in rappresentanza di quattro tipologie differenti di infedeltà, ma questa cosa, potenzialmente interessante, finisce per far “accomodare” i personaggi su stereotipi poco intriganti ed abbastanza irreali. Il film risulta senz’altro appesantito da una sceneggiatura colma di buchi e parentesi che vengono aperte senza essere richiuse, ma anche da uno stile visivo e realizzativo che accomuna quest’opera di Longoni più ad una fiction Rai piuttosto che ad un film da sala.

Oltre al già citato Zingaretti, troviamo nel cast una brava Luisa Ranieri, un poco convincente Alessio Boni, che dimostra di non essere troppo adatto alla scena comica, e un’insopportabile Ambra Angiolini che, resa una caricatura di se stessa, non fa altro che recitare sopra le righe urlando per tutto il film.

Più che un’occasione mancata, Maldamore è un film che si fa portabandiera di un cinema inutile di cui davvero non se ne sentiva il bisogno.

Giuliano Giacomelli

Pro Contro
  • Una costruzione di partenza capace di generare buone speranze.
  • Un cast interessante, con menzione particolare per Luca Zingaretti.
  • L’aspetto da fiction Rai non è mai una bella cosa per il nostro cinema.
  • Nel suo voler essere “reale”, il film divulga messaggi banali ed ipocriti.
  • Ambra Angiolini è insopportabile.
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