Marilyn Burns, intervista alla final girl di Non aprite quella porta

Con l’uscita, in esclusiva Netflix, del nono film della saga di Non aprite quella porta, che si pone come sequel diretto del capolavoro diretto da Tob Hooper e arrivato nei cinema nel 1974, torna anche il personaggio di Sally Hardesty, una delle primissime final girls della storia del cinema horror nonché prima superstite delle criminose gesta del gigante armato di motosega Leatherface. Nel film diretto da David Blue Garcia a interpretare una attempata ma combattiva Sally Hardesty c’è l’attrice irlandese Olwen Fouéré, ma la Sally Hardesty originale era impersonata da Marilyn Burns che purtroppo ci ha lasciati nell’agosto del 2014.

Fragile e allo stesso tempo incredibilmente combattiva, la Sally di Marilyn Burns è un po’ il prototipo delle scream queen con un carattere ancora in via di delineazione ma già in possesso di tutte le caratteristiche che avrebbero consacrato questa tipologia di stereotipo da cinema horror.

Marilyn Burns è diventata nota proprio per il ruolo di protagonista in Non aprite quella porta che l’ha legata indissolubilmente al cinema horror diventandone un’icona, infatti, in seguito ha continuato la sua collaborazione con il texano Tobe Hooper per un importante ruolo nel suo film successivo Quel motel vicino alla palude (1977) e ha vestito i panni della Manson Girl Linda Kasabian nel film tv Bel Air – La notte del massacro (1976), incentro proprio sugli omicidi attribuiti a Charles Manson.

La carriera di Marilyn Burns è sempre stata legata al cinema horror con piccoli ruoli in film di culto come American Psycho di Mary Harron e Non aprite quella porta IV di Kim Henkel, al di fuori del quale ha per lo più partecipato a serie tv nel corso degli anni ’80. La sua ultima interpretazione risale al 2013 e, fatalmente, è proprio in Non aprite quella porta 3D dove interpreta Verna Carson, zia (o forse madre) di Leatherface.

Ho avuto modo di intervistare Marilyn Burns nel dicembre del 2011 organizzando la chiacchierata direttamente con lei attraverso una fitta corrispondenza di mail e messaggi via social network. Marilyn Burns è stata gentilissima e molto disponibile, si notava nelle sue risposte una voglia di raccontarsi, di mettersi in gioco e trasmettere la sua passione per il cinema e per il cinema di genere in particolare. Quindi un “grazie” postumo a questa magnifica donna e attrice che è riuscita ad entrare nella storia del cinema!

Questa intervista è stata inizialmente pubblicata sulle pagine del sito ciaocinema.it.

Ciao Marilyn, vorrei chiederti qualcosa riguardo l’inizio della tua carriera. Dopo un piccolo ruolo nel film di Robert Altman Anche gli uccelli uccidono, sei stata scelta come protagonista per Non aprire quella porta. Come hai fatto ad aggiudicarti il ruolo di Sally Hardesty?

Ho avuto anche una piccola parte in Il temerario e mi sono occupata di casting per alcune produzioni della zona. Sidney Lumet mi ha chiamata per Lovin’ Molly ma l’agenzia di New York che si occupava del casting gli ha detto se voleva Anthony Perkins, Beau Bridges e Blythe Danner avrebbe dovuto accettare un intero pacchetto di attori così sono stata sostituita da Susan Sarandon. Lumet però mi ha fatto restare per il film come controfigura per la Sarandon e la Danner, visto che ero alta come loro. Ho incontrato Tobe (Hooper, n.d.r.) e Kim (Henkel, n.d.r.) sul set di Lovin’ Molly, che erano venuti a visitare durante l’ora di cena. Il produttore si avvicinò a loro e gli disse che non potevano mangiare con il cast, non erano i benvenuti. È stato un incontro breve! Sono stata anche nella Texas Film Commission e conoscevo tutti i film che erano in procinto di essere girati in Texas, così mi sono fatta avanti e sono stata provinata per Non aprite quella porta.

Quando stavate girando Non aprite quella porta, immaginavi che il film sarebbe diventato un grande successo e molti anni dopo sarebbe stato ricordato come un cult?

 Ma stai scherzando? Per me l’importante era uscire al cinema e pregavo affinché le mie scene non finissero nel cestino della sala montaggio! Non credevo che sarebbe diventato uno dei film indipendenti più importanti di sempre!

È noto che sul set di Non aprite quella porta ci sono state situazioni difficili legate al caldo estivo e al cattivo odore emanato dalle carcasse degli animali utilizzate sul set. Mi puoi raccontare qualche aneddoto meno conosciuto su questo argomento?

Potrei scrivere un libro su questo, e non è detto che io non lo faccia davvero! Comunque, puoi provare a mettere le mani sul libro Confessions of a Scream Queen di Matt Beckoff. Gli ho rilasciato un’intervista che lui ha registrato e trascritto parola per parola. Essa contiene molto più di quanto avrei immaginato, quella volta ho raccontato su questo argomento tantissime storie folli e divertenti, tutto quello che mi veniva in mente.

Dopo Non aprite quella porta ti aggiudichi il ruolo di Linda Kasabian nel film TV Helter Skelter (in Italia conosciuto anche come Bel Air – La notte del massacro). Com’è stato per te interpretare una persona reale che è stata su tutte le pagine dei quotidiani per terribili fatti di cronaca?

Helter Skelter era basato su una storia vera! È stata una vera sfida. Linda era qualcosa di diverso dagli altri appartenenti alla Famiglia Manson. Lei era lì entrambe le notti degli omicidi e allo stesso tempo lei era l’unica possibilità per i procuratori di condannare la banda di assassini. Mi piacerebbe dilungarmi su questo argomento, ma rischierei davvero di uscire fuori dai ranghi dell’intervista. Comunque si è trattato di un’esperienza diversa, unica.

Nel 1977 sei tornata a lavorare con Tobe Hooper per Quel motel vicino alla palude, un film che personalmente trovo bellissimo. Qui il tuo personaggio è molto diverso da quello di Sally, stavolta sei una madre che deve sopravvivere e salvare la sua bambina. Com’è stato per te interpretare questo personaggio e che cosa ne pensi di Quel motel vicino alla palude?

Ti posso dire che da attrice girare Quel motel vicino alla palude è stata una bella esperienza e poi trovai lo script fantastico! Mi fa piacere che il film ti sia piaciuto. È uscito con 6 titoli diversi, ma oggi nelle Horror Conventions è ricordato come Eaten Alive. L’unica cosa che non mi piaceva era il fatto che qualcuno avesse messo una gabbia con delle scimmie ragno vicino al mio camerino.

Ci sono altri film nella tua carriera e tanto teatro, ma ora vieni lodata soprattutto per il contributo dato al cinema horror e in particolare per Non aprite quella porta, al punto che sei stata chiamata da Kim Henkel per un cameo in Non aprite quella porta IV e di recente per un ruolo nel prossimo The Texas Chainsaw Massacre 3D. Se potessi tornare indietro, cambieresti qualcosa nelle scelte fatte? 

Sono entusiasta e anche un po’stupita che tutti ancora ricordano Non aprite quella porta. Per me è davvero un onore! E parliamo di una cosa successa 38 anni fa! A volte non mi sembra possibile. Ogni volta che mi incontro con Gunnar (Hansen, n.d.r.), Ed (Neal, n.d.r.), Teri (McMinn, n.d.r.) e Allen (Danziger, n.d.r.), ci guardiamo soddisfatti e diciamo: “Chi l’avrebbe mai pensato!” Oh sì, e anche John Dugan! Proprio questa estate è successo per l’ennesima volta, sono stata a pranzo con John e Gunnar, un pranzo che è durato ben sei ore e che si è svolto a Los Angeles, mentre stavamo filmando The Texas Chainsaw Massacre 3D. Mi chiedi se farei scelte diverse? Assolutamente no, devo molto a quel film.

A cura di Roberto Giacomelli

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