Natale col Boss, la recensione
La formula del cinepanettone classico a marchio Filmauro, che andava avanti da circa 30 anni, nel 2014 è stata completamente stravolta: Neri Parenti, regista storico di questi film, è passato alla concorrenza, Christian De Sica non ha rinnovato il contratto, i nomi di punta sono diventati Lillo e Greg e la struttura episodica ha lasciato il passo a film compatti a storia unica.
Aurelio e Luigi De Laurentiis tentano anche quest’anno di ripetere la formula di Un Natale Stupefacente e portano nei cinema una nuova avventura che vede coinvolto il duo comico Lillo & Greg con Natale col Boss.
Ma questa volta i due comici non sono soli e a dar loro filo da torcere ci sono Paolo Ruffini, Francesco Mandelli e Peppino Di Capri. Si, proprio il cantante di Champagne e St. Tropez Twist che è al centro di uno scambio di persona degno di Fracchia la belva umana. Infatti Lillo e Greg sono Alex e Dino, due rinomati chirurghi plastici romani che vengono rapiti da un boss della camorra per rifargli i connotati, dopo che questo è stato riconosciuto dalla polizia. Il boss chiede di avere un volto somigliante a quello di Leonardo Di Caprio, ma gli sbadati dottori capiscono Peppino Di Capri. Da questo momento Alex e Dino diventano ricercati dalla camorra e le loro strade si incrociano con quelle di Cosimo e Leo, due imbranati poliziotti che stanno seguendo il caso del boss, mente quest’ultimo si è sostituito al vero Peppino Di Capri perfino nelle serate canore.
Se ci limitassimo a giudicare il nuovo cinepanettone di casa De Laurentiis dal semplice concept, di certo non saremmo entusiasti di Natale col Boss, visto che la barzelletta Di Caprio/Di Capri – che è un’idea di Claudio Gregori, ovvero Greg – non solo non fa troppo ridere, ma è anche vecchia di quasi vent’anni. Ma fortunatamente questo dettaglio è appunto un dettaglio, il semplice innesco di un equivoco che poi si sviluppa in maniera articolata e del tutto convincente.
In confronto a Un Natale Stupefacente, il nuovo film è più corale e non affida alla sola verve del duo comico romano tutto il peso di un film. Seppure le battute migliori e le scene più esilaranti vedono comunque coinvolti Lillo & Greg, anche Paolo Ruffini e Francesco Mandelli risultano co-protagonisti della vicenda. I due, che avevano già recitato in coppia in un paio di cinepanettoni “classici”, ovvero Natale a Miami e Natale a New York, danno vita a due poliziotti cresciuti con le serie tv americane ma del tutto incapaci di portare a termine il loro lavoro in maniera credibile: il risultato è tanta incoscienza e altrettanta imbranataggine, che li porta a fare errori su errori, spesso con esiti davvero comici. Come se non bastasse, il personaggio interpretato da Mandelli ha anche una moglie in odore di corna ma del cui palese fedifrago operato lui non intuisce nulla. A dare corpo alla consorte c’è Giulia Bevilacqua, già vista in Tutta colpa Freud, che è la vera rivelazione del film: bella, brava e simpatica, nonché protagonista di una scena d’azione “all’americana” coreografata ed eseguita anche piuttosto bene.
Poi c’è Peppino Di Capri nel doppio ruolo di sé stesso e del boss, un cantante non nuovo al mestiere di attore che risulta credibile e perfettamente a suo agio nella parte del camorrista.
Come avrebbe lasciato intuire il primo dei titoli di lavorazione, ovvero Natale a Gomorra (l’altro titolo prima del definitivo era Pallottole e Champagne), i riferimenti all’opera di Saviano sono diversi, più precisamente al film di Garrone – citato esplicitamente in una scena in cui Cosimo e Leo si mimetizzano a Scampia mostrandosi in mutande e mitra – e alla serie televisiva curata da Sollima, da cui riprende l’arredamento della casa del boss. Non mancano sketch riproposti da vari successi televisivi e teatrali degli attori coinvolti (Mandelli, in puro stile Soliti Idioti, interpreta truccatissimo anche il Mammasantissima) e c’è posto anche per un divertente remake della scena del cieco di Frankenstein Junior.
Il merito del nuovo corso di cinepanettoni De Laurentiis è che siamo di fronte a cinema vero e non a film fatti con lo stampino, Natale col boss, come e di più di Un Natale stupefacente, è un film con una vera sceneggiatura, con una regia (per la seconda volta affidata al bravo Volfango De Biasi) che si possa definire tale anche per intuizioni visive e costruzione della scena, e con una trama ben articolata che non risparmia colpi di scena. Siamo pur sempre nei territori della farsa fatta ad hoc per catturare e accontentare un pubblico facile, di quello che al cinema ci va magari giusto una volta l’anno, ma l’impegno si nota, le gag per lo più sono riuscite e, appunto, si ha il sentore di guardare un vero film.
In un’ipotetica sfida di cinepanettoni 2015, Natale col boss è senz’altro il vincitore qualitativo.
Roberto Giacomelli
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