The Night House – La casa oscura, la recensione

Qualsiasi forma d’arte, qualunque sia la sua natura e il suo obiettivo, segue un percorso evolutivo che la porta a cambiare aspetto, stile e percezione sia nel fruitore che in chi si fa carico di trasmettere, attraverso le proprie opere, emozioni e frammenti di sé e della realtà che ci circonda. Un’evoluzione da cui non sfugge nemmeno il cinema horror che negli ultimi anni, come detto più volte, sta vivendo un cambiamento radicale grazie a giovani registi i quali, mossi dalla voglia di lasciare un proprio marchio indelebile e rivoluzionare schemi ben radicati, hanno dato vita ad una nuova corrente dal linguaggio molto più vicino a quello del cinema d’autore che a quello di genere. Tali premesse hanno portato ad un proliferare di titoli il cui obiettivo principale è quello di spaventare non più attraverso i soliti stilemi, bensì tramite storie che scavano nell’animo umano, nelle sue pieghe più controverse e i meccanismi psicologici più perversi e tenebrosi.

Uno degli autori emergenti di questa nuova scuola è senza dubbio David Bruckner il quale ha come marchio di fabbrica proprio quello di servirsi delle atmosfere e delle ambientazioni horror per raccontare il dramma e lo sprofondo psicologico dei protagonisti dei suoi film. È ciò che succede anche nel suo nuovo film, dal titolo The Night House – La casa oscura, nel quale il regista statunitense offre una riuscita metafora dell’elaborazione di un lutto e di come esso incide sulla mente di chi ha perso il proprio caro e di come tale dolore può svegliare fantasmi del passato. Un horror riuscito per metà in quanto ad una prima ora caratterizzata da tanta tensione e suspense, fa da contraltare un finale non degno della lunga fase di preparazione del talento visivo e narrativo di Bruckner.

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Beth ha da poco perso il marito che ha si è tolto la vita sparandosi un colpo di pistola in piena notte mentre era su una barchetta sul lago, per motivazioni in apparenza incomprensibili e misteriose. La donna cerca distrarsi con il suo lavoro di maestra elementare, ma durante la notte strane presenze e una voce identica a quella del marito la tormentano e smuovono in lei la voglia di scoprire la verità su chi era veramente il suo ex partner. La verità che verrà a galla, tuttavia, non sarà delle più rassicuranti e avrà diversi legami con le presenze oscure che si manifestano alla giovane donna.

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La casa oscura si presenta fin da subito come un horror stimolante, ricco di contenuti psicologici e strutturato in una maniera tale da offrire diverse chiavi di lettura, tutte comunque focalizzate sul concetto dell’elaborazione del lutto e dei suoi effetti sulla mente umana. Effetti che nella testa e nello spirito di Beth si tramutano in apparizioni ed eventi misteriosi che Bruckner porta in scena con una cura meticolosa e un approccio stilistico di classe e molto misurato nella loro realizzazione. Il regista americano, infatti, riesce a rendere la paura e l’ansia provata dalla protagonista attraverso atmosfere tetre, sospese tra realtà e immaginazione, e lunghe sequenze nelle quali a farla da padrone sono gli spazi simbolici della casa e la trovata indovinata della voce del fantasma che funge quasi da guida per Beth e per lo spettatore. Caratteristiche che evidenziano il talento dell’autore il cui ulteriore merito è quello di conferire alle suddette scene un alone minimale e mai sopra le righe, dando così a chi guarda la possibilità di concentrarsi appieno sulla loro logica dentro la storia e le evoluzioni della protagonista, senza lasciarsi distrarre da immagini e orpelli fini a sé stessi.

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Il tutto va ad incastonarsi all’interno di un plot dai ritmi costanti e sempre vivaci che abbraccia dinamiche classiche da ghost story ed altre più vicine a film di carattere investigativo, con indagini nel passo del defunto e verità clamorose che vengono a galla con il passare dei minuti.

Ottime premesse che tuttavia vengono annacquate da una parte conclusiva del film ai limiti del pacchiano in quanto a effetti visivi, molto deludente per livello di tensione e di ansia e fin troppo sbrigativo nel riallacciare i nodi dei tanti elementi inquietanti seminati in precedenza.

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Un anticlimax clamoroso e per certi versi sorprendente che non riesce però a scalfire la buona riuscita de La casa oscura che nel complesso si rivela un buonissimo film, degno specchio della bravura narrativa e stilistica di David Bruckner.

The Night House – La casa oscura era previsto in distribuzione al cinema ma, a causa della pandemia, l’uscita è stata dirottata in streaming e lo potete trovare sul catalogo Star di Disney+.

Vincenzo de Diviitis

PRO CONTRO
  • La prima parte vanta tante scene di tensione ben strutturate e in linea con l’evoluzione della psicologia della protagonista.
  • La sceneggiatura è sempre molto coerente e ben ideata.
  • La componente horror si sposa bene con quella più investigativa.
  • Il finale è un anticlimax clamoroso e molto deludente vista la prima parte del film.
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