The Other Side, la recensione

Fredrik si trasferisce insieme alla giovane compagna Shirin e al figlio Lucas in una villetta bifamigliare in un quartiere residenziale. Lui deve subito assentarsi per lavoro, ma a prendersi cura del piccolo ci pensa Shirin che porta con se il fardello di doversi fare accettare come nuova madre da Lucas, dopo che la genitrice biologica è morta in seguito a una lunga malattia. Bastano poche ore nella nuova casa e Lucas comincia a percepire strane presenze che vengono puntualmente scambiate da Shirin per l’esigenza del bambino di attirare l’attenzione e compensare la solitudine, ma quando anche la donna intuisce qualcosa di inquietante tra le mura della casa e sente strani rumori provenire dall’appartamento confinante, completamente disabitato, pensa di indagare. Quello che scoprirà sarà ben più terrificante di qualsiasi immaginabile realtà.

Dalla Svezia arriva The Other Side, esordio alla regia di un lungometraggio per il duo Oskar Mellander e Tord Danielsson, che prima di approdare al grande schermo si sono fatti le ossa con un ragguardevole numero di prodotti per la tv. Le note di regia ci spiegano che Mellander e Danielsson, anche sceneggiatori, hanno preso ispirazione per questa inquietante storia da un fatto realmente accaduto nel 2014 quando una famigliola ha subito strani fenomeni e ha quasi perso il loro figlio dopo essere andata ad abitare in una nuova casa. Insomma, la solita vicenda che da Amityville in poi ha alimentato tanto immaginario orrorifico. Ma la coppia di registi, nonostante le premesse, si aggira in territori differenti da quelli della casa infestata cerca approdo in quella dimensione psicologica-famigliare rilanciata con successo dall’australiano Babadook.

The Other Side, innanzitutto, ci racconta la difficoltà di una giovane donna – interpretata con convinzione da Dilan Gwyn – nell’entrare in un nucleo famigliare già formato sostituendosi letteralmente a una mamma che non c’è più. Il piccolo Lucas non sembra opporre resistenza all’idea di avere una nuova madre, ma Shrin non si sente decisamente all’altezza a ricoprire quel problematico ruolo. Shrin si percepisce come un estraneo, un parassita e questo le pesa molto, tanto da trovare nell’esperienza soprannaturale che le si para dinnanzi la forza per dimostrare in primis a se stessa di poter essere una madre per Lucas.

Questa sfida continua tra la protagonista e i suoi timori, che si materializzano nella creatura che abita l’appartamento sfitto, è sicuramente l’aspetto più interessante e originale di The Other Side a cui però manca quell’ambiguità e quella coerenza con il piano metaforico che aveva invece Babadook. Mellander e Danielsson, invece, si affidano a molti, forse troppi cliché del moderno horror per catturare l’attenzione dello spettatore ed elargire facili brividi. Dallo sfruttatissimo elemento dell’amico immaginario alle figure che si agitano sfuocate nel buio per garantire jumpscares, fino a un uso insistito dello spiderwalk per le movenze snodate della creatura; in The Other Side c’è un po’ tutto quello che solitamente troviamo nel filone case stregate con implicazione demoniaca. Notiamo, però, anche un certo talento nella gestione delle scene di tensione, il più delle volte con esiti prevedibili, ma costruite con un certo senso della suspense che non sempre appartiene ai prodotti più recenti di questo genere.

Interessante il frangente investigativo, che porta il film in quei territori da j-horror primi anni 2000 che non guasta affatto, invece un po’ deludente il look della creatura che appare poco curato e privo di fantasia.

The Other Side, datato 2020, arriva nei cinema italiani il 9 giugno 2022 distribuito da BIM.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Alcuni efficaci momenti di suspense.
  • Brava la protagonista.
  • Ci sono molti cliché.
  • Il look della creatura non convince.
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Valutazione: 6.0/10 (su un totale di 1 voto)
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The Other Side, la recensione, 6.0 out of 10 based on 1 rating

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