The Warrior (The Iron Claw), la recensione

The Iron Claw, distribuito in Italia con il più banale titolo The Warrior, è l’ultima fatica della casa di produzione A24 ma è anche il nuovo film di Sean Durkin (The Nest, La fuga di Martha) e racconta la vera storia dei Von Erich, forse la famiglia più importante della storia del wrestling. Nel cast troviamo Zac Efron, Jeremy Allen White, Lily James e Harris Dickinson.

Jack Fritz Von Erich, padre intransigente e capofamiglia, sogna per i suoi figli un futuro di vittorie e a ciascuno di loro assegna il compito di portare a casa il titolo di campione. John è un genitore soffocante e contrario a mostrare la propria interiorità, le emozioni, che vede come debolezza. I Von Erich, inoltre, sono affetti da una paranoia, sono infatti convinti che la cosiddetta “maledizione” familiare possa venire a prenderli, una leggenda sportiva caratterizzata da difficoltà, infortuni, malessere e morte.

Si capisce subito che la vera maledizione della famiglia è proprio Jack Fritz, che con la sua visione tossica delle relazioni e la sua smania ceca di vincere porterà solo sofferenza e dolore alla sua famiglia e ai suoi figli.

The Warrior è un film relativamente semplice, che segue dei canoni già scritti ma ricco di potenzialità inespresse. Finisce per risultare un film opaco e frustrante per lo spettatore.

Seguiamo uno Zac Efron quasi a disagio con la propria fisicità e il proprio spazio nella scena, che interpreta Kevin Von Erich, il figlio maggiore della famiglia e l’unico sopravvissuto fra i cinque fratelli. Kevin, dall’animo sensibile e un po’ impacciato, sembra destinato a seguire le orme del padre e si fa carico della pressione di diventare il figlio modello, l’eroe che porterà onore alla famiglia. Ma per quanto Kevin possa sembrare il candidato ideale, poco appartiene alle dinamiche del wrestling. Pur allenandosi duramente e nonostante un certo talento, sembra sempre fuori posto sul ring.

Fatichiamo a vederlo destreggiarsi in un mondo fatto di performance e a suo modo glam. È Kevin stesso che ci ricorda che il titolo tanto agognato dal padre altro non è che un accordo, un premio al miglior performer. In questa gara di spettacolo Kevin stona, stona a tal punto che David, uno dei suoi fratelli, lo affiancherà sul ring e si sostituirà nel cuore del padre come figlio vincente. David senza fatica indossa le scarpe dello showman e diventa il più papabile candidato alla vittoria. Se non fosse che la maledizione metterà il suo zampino. Come su David, anche su Kerry e su Mike si abbatterà il flagello.

Il problema del film è che fatica a far arrivare tutte le cose che vorrebbe raccontare. Da spettatore manca il wrestling, manca il phatos del dramma famigliare, manca il rapporto strettissimo di amore e odio tra i fratelli Von Erich. Lo si intuisce ma non viene mai espresso al massimo delle sue potenzialità.

The Warrior sembra fermarsi al soggetto della storia, senza svilupparne a pieno la sceneggiatura. Non riusciamo mai ad essere veramente coinvolti nel dramma, nei picchi e nella caduta della famiglia. Tutto sembra distante anni luce. Ed è un vero peccato, perché le potenzialità narrative e drammaturgiche di questa straziante storia potevano essere infinite. Come se si avesse avuto paura ad andare fino in fondo, anche negli attimi più disperati e violenti la macchina si nasconde e si allontana, quando invece sarebbe stato utile vedere la brutalità della distruzione.

<<Immagino sia perché ero un fratello. E ora non lo sono più.>> È decisamente la frase più straziante del film, e chi ha avuto fratelli o sorelle non ne rimarrà indifferente. Peccato però che il film non riesca a spingere fino in fondo su questa cosa.

The Warrior è distribuito in Italia di Eagle Pictures a partire dall’1 febbraio.

Agata Brazzorotto

PRO CONTRO
  • Il tentativo di raccontare il rapporto tra fratelli e i complicati sentimenti che si instaurano.
  • Il cercare di analizzare quanto distruttiva può essere una figura paterna come quella di Jack Von Erich.
  • La recitazione di Zac Efron non spicca, sembra sempre molto costretta e poco espressiva.
  • Il film non riesce ad esprimere tutto il suo potenziale e lascia lo spettatore emotivamente disinteressato.
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