Una piccola impresa meridionale, la recensione

Don Costatino ha appena abbandonato la Fede. Tornato nel suo paesino natale del sud Italia, viene convinto dalla madre ad andarsene a vivere nel vecchio faro in disuso di proprietà familiare per evitare che in paese tutti sappiano che si è spretato. La donna, infatti, ha già un altro scandalo in famiglia da coprire: la sua seconda figlia, sorella di Costatino, ha lasciato il marito Arturo per fuggire a Pechino con un misterioso amante. Costantino segue il consiglio della madre e va ad abitare nel faro, luogo isolato che dovrebbe garantirgli serenità e riflessione. Tutt’altro. Il faro diventa presto un magnete per tutti coloro che hanno un peccato o uno scandalo alle spalle: da Magnolia, una ex prostituta ormai in pensione, ad Arturo che non ne può più di sentirsi dare del “cornuto” in paese.

A tre anni di distanza dalla sua precedente opera, Rocco Papaleo torna alla regia raccontandoci ancora una volta il sud Italia attraverso gli occhi di un gruppo di personaggi stravaganti che del sud ne rappresentano i vizi, gli usi ma anche i sogni e le speranze. Con il suo primo film, Basilicata coast to coast, Rocco Papaleo aveva realizzato una commedia musicale gradevole e non priva di spunti interessanti ma eccessivamente sotto tono nello svolgimento e con tutti i difetti che poteva avere un’opera prima. Ancora una volta sostenuto dalla penna dello sceneggiatore Walter Lupo, Papaleo si rimette in gioco come regista (oltre che attore) per raccontarci una storia completamente differente che, grazie ad un intreccio narrativo piuttosto esile ed elementare, decide di porre l’attenzione unicamente sulla struttura dei personaggi: tanti caratteri, tutti molto differenti fra loro, eppure accomunati da situazioni personali disagiate così da essere visti come reietti agli occhi di un paese meridionale fortemente retrogrado e bigotto.

L’intolleranza paesana nei confronti di tutto ciò che è diverso, di tutto ciò che rompe gli schemi del quotidiano, è la vera tematica portante del film attorno alla quale Papaleo riesce a costruire una commedia brillante che sa divertire con intelligenza. Ottima la costruzione dei vari personaggi portati in scena, ognuno in rappresentanza di un “peccato” differente: tanti pezzi difettosi in cerca di ristrutturazione della propria anima e che si fanno portabandiera di un’anormalità che però riuscirà a normalizzarsi all’intero del vecchio faro che non tarderà a divenire un refugium peccatorum.

Una piccola impresa meridionale riesce a ripristinare la formula della vecchia commedia all’italiana, quella vera, che vive di scrittura e non si abbandona mai alla facile e scontata volgarità. Una commedia in cui la comicità non è mai fine a se stessa ma è utilizzata come veicolo di critica nei confronti di una società che, per dirla con Dino Risi, nella speranza di predicare sempre il giusto partorisce solamente “Mostri”.

Rocco Papaleo "confessa" Riccardo Scamarcio

Rocco Papaleo “confessa” Riccardo Scamarcio

Walter Lupo, insieme allo stesso Rocco Papaleo, firma un’ottima sceneggiatura che gestisce molto beni i tempi della narrazione grazie ad uno sviluppo armonioso in cui, di tanto in tanto, si susseguono momenti e situazioni davvero ironiche che riescono a strappare più di un sorriso. Anche lo spazio fornito ai molti personaggi in scena è notevole dal momento che riescono tutti a godere di una buona e approfondita costruzione caratteriale senza mai risultare banali o macchiettistici.

Punto di forza del film è rappresentato indubbiamente dallo splendido cast che vede protagonisti, oltre a Papaleo nei panni del ex-prete Costatino che si vergogna di rivelare d’aver perso la fede, un bravo Riccardo Scamarcio nel ruolo del cognato cornuto di Costantino, Barbora Bobulova in quello della prostituta in pensione Magnolia, Sarah Felberbaum nei panni della sorella di Magnolia, Claudia Potenza in quella della sorella di Costantino e i bravi Giovanni Esposito e Giampiero Schiano che danno corpo ai due operai sopra le righe dell’impresa di ristrutturazione “Meridionale Srls” (società a responsabilità limitatissima). Menzione particolare spetta di diritto alla bravissima Giuliana Lojodice che interpreta l’anziana madre di Costantino e che si fa protagonista di tutti i momenti più riusciti del film.

Come per il precedente Basilicata coast to coast, anche questa volta la musica rappresenta un punto fondamentale nella poetica di Rocco Papaleo sia sul piano narrativo che su quello compositivo grazie alla bella colonna sonora composta da Rita Marcotulli e contenente brani della cantautrice pugliese Erica Mou oltre quelli scritti da Papaleo e cantati da Scamarcio (come la simpatica “Torna a casa foca”).

Insomma, Rocco Papaleo dimostra di essere cresciuto come autore compiendo enormi passi avanti rispetto a Basilicata coast to coast e confezionando una bella commedia all’italiana come forse non se ne vedevano da molto tempo. Qualche morale di troppo nel finale, ma ciò non danneggia il valore di un film sicuramente riuscito!

Giuliano Giacomelli

 

Pro Contro
  • Un film che riporta in alto il valore della tradizionale commedia all’italiana.
  • Costruzione funzionale che sa alternare momenti di riflessione, situazioni comiche e ottimo approfondimento di tutti i personaggi.
  • Attori tutti in parte. Menzione particolare per Giuliana Lojodice.
  •  Colonna sonora che si lascia ricordare.
  • Qualche morale di troppo nel finale, ma resta un problema sul quale è possibile chiudere un occhio.
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