Venezia80. Daaaaaalì!, la recensione

Cosa succede quando il re delle commedie surreali incontra il maestro del surrealismo Salvador Dalì? Succede che ne vien fuori un film assurdo, folle e divertente come Daaaaaalì!, forse l’unico modo corretto per rappresentare il genio e la sregolatezza dell’artista spagnolo. In questo senso Daaaaaalì! è il biopic perfetto nel suo essere tutto tranne che un biopic. Il film ruota (e “ruota” è forse la parola più giusta) attorno ad una intervista che una giovane giornalista francese, ex farmacista (ma secondo il suo capo ex barista), interpretata da Anaïs Demoustier, cerca di svolgere a Salvador Dalì, cercando di contattarlo in ogni modo, tanto che lo stesso artista diventerà ossessionato a sua volta dalla “giornalista francese”.

Dalì, interpretato alternativamente da Gilles Lellouche, Edouard Baer, Jonathan Coen, Pio Marmaï e Didier Flamand senza nessuna apparente logica, è esso stesso un’opera d’arte che va oltre alle sue opere. In un eterno ritorno tra sogno e realtà, passato e futuro, il film è una sequenza di sogni allucinati ispirati dall’arte di Dalì ma che prendono vita attraverso le interpretazioni dei cinque attori, in un continuo gioco di inversioni di ruolo che continueranno a sorprendere lo spettatore in un vortice surreale che ruota su sé stesso all’infinito.

Sogni nei sogni, media nei media, Daaaaaalì! è un film che non racconta la storia o la vita di Dalì, ma che è Dalì nella sua essenza, nella sua assenza di realtà, nella sua istrionicità e singolarità. È inutile chiedersi cosa stia succedendo o trovare una logica netta nella trama del film di Quentin Dupiex, così come nell’arte di Dalì. Daaaaaalì! è il regno dell’irrazionale, del sogno, dell’irrealtà, e in questo Dupiex riesce alla perfezione nel riuscire a trasmettere nel film l’arte e il personaggio di Dalì.

Altro elemento fondamentale di questo vortice surreale è il ritmo incessante del film, che non si ferma mai e continua a collassare su sé stesso, grazie anche alla ripetitiva e ossessiva colonna sonora di Thomas Bangalter, membro dei Daft Punk, in un mix di surrealismo sognante e minimalismo, con una melodia spagnoleggiante che ricorda le origini del personaggio protagonista.

Daaaaaalì! è un film leggerissimo, nella sua durata di 79 minuti e nel suo ritmo frenetico, ma che dietro questo nasconde una impressionante stratificazione di elementi e di narrazione, che porta sempre nel vuoto, ma in un vuoto che ritorna su sé stesso, annullando totalmente qualsiasi differenza tra reale e irreale, tanto da non poter in alcun modo separare le due cose. Un film riuscitissimo e divertente, e che rappresenta nell’unico modo corretto il surreale mondo di Dalì, nella sua assurdità e nella megalomania del personaggio, tanto che non sarebbe corretto terminare questa recensione se non con una parola che riassuma il genio di questi 79 minuti: Dalì.

Mario Monopoli

PRO CONTRO
  • Cattura Dalì nella sua essenza più che raccontarne la storia.
  • Divertentissimo e surreale.
  • Non pervenuti.
VN:R_N [1.9.22_1171]
Valutazione: 9.0/10 (su un totale di 1 voto)
VN:F [1.9.22_1171]
Valutazione: 0 (da 0 voti)
Venezia80. Daaaaaalì!, la recensione, 9.0 out of 10 based on 1 rating

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.