Yesterday, la recensione

Yesterday è l’immagine cristallina dell’attuale cinema di Danny Boyle: un cinema addomesticato, fatto di compromessi, assolutamente gradevole ma lontanissimo da quel sapore anarchico, libero, originale che ha contraddistinto l’autore di Trainspotting negli anni 90 e primi 2000. È come se Boyle, dopo l’Oscar per The Millionaire, sia morto e rimpiazzato dal suo fratello gemello meno talentuoso. Yesterday riassume perfettamente quest’arco trasformativo perché in una storia adorabile e appassionante, personaggi generalmente ben scritti, si innesta a poco a poco una backstory romantica che finisce per fagocitare tutto il resto, insozzandolo con siparietti di un buonismo disarmante e irreale, fino a una delle conclusioni peggio scritte e incoerenti degli ultimi anni.

Jack Malik è un giovane cantautore inglese di origini indiane che, nonostante la buona volontà della sua manager e amica d’infanzia Ellie, non riesce a sfondare in nessun modo. Una sera un misterioso blackout colpisce l’intero pianeta Terra, proprio nel momento in cui Jack viene investito da un autobus e perde i sensi. Al suo risveglio scopre che il mondo intero, durante quel blackout, ha cancellato i Beatles (e alcuni altri elementi dell’immaginario popolare). Così il ragazzo prende l’occasione al volo e fa sue le canzoni del quartetto di Liverpool raggiungendo finalmente quel successo sperato. Ma si sa, il successo generato da una menzogna non è destinato a durare a lungo…

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Un’idea semplice e accattivante – a quanto pare “rubata” all’omonima graphic novel di David Blot del 2011 – è il punto di partenza per un film che ha tutte le carte in regola per vincere. E in effetti il film scritto da Richard Curtis, autore di Quattro matrimoni e un funerale e Notting Hill nonché creatore del personaggio Mr. Bean, funziona perché arriva immediata al pubblico. Non ci sono troppi preamboli, eccessivi ghirigori narrativi e spiegoni fantascientifici, ma si va diritti al punto con un’atmosfera leggera da commedia perfettamente british, alcuni momenti sinceramente toccanti e un protagonista – interpretato dall’esordiente Himesh Patel con cui è facile empatizzare.

In fin dei conti, Yesterday è la storia di un perdete che grazie a un intervento inspiegabile (soprannaturale) raggiunge il suo sogno. Praticamente parla a qualsiasi spettatore, portandolo vicino al personaggio e alla storia raccontata, che tra l’altro mette in ballo quello che potremmo definire il gruppo musicale più famoso di sempre, i Beatles. Quindi grande musica, emozioni e tanti richiami ai testi del quartetto di Liverpool.

Il problema di Yesterday è quando lo sceneggiatore ha l’infausta idea di dare più spazio del dovuto a una forzatissima love story, che trasforma di netto il film e lo porta in una direzione suicida che mira a catturare un pubblico intellettualmente bassissimo. Enfatizzando, è come se Dostoevskij ne L’idiota gradualmente iniziasse a scrivere come Stephenie Meyer e concludesse l’opera con un finale degno di E.L. James.

Tra l’altro in Yesterday passa un messaggio sbagliato perché appellandosi all’amore come forza che muove ogni cosa si vuole rendere accettabile, perfino positivo, il comportamento deplorevole di un personaggio femminile che per egoismo vuole mandare a monte il sogno di una vita del protagonista che dice di amare e lo fa con mezzucci pregni cattiveria, giocando con i sentimenti di terzi, rovinando di fatto la vita di un ragazzo troppo onesto (e innamorato) per tenere il successo raggiunto (con l’inganno). Ma il problema è che questa strada viene mostrata come quella giusta da percorrere, facendo appello ad abbominevoli buoni sentimenti e distorcendo la realtà. Insomma, tutto è imbandito in modo tale da ingannare lo spettatore con una morale da fiaba che, pensandoci bene, non è altro che la più crudele storia distopica che un cantautore possa vivere.

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Un peccato che un così bel concept sia rovinato dalla classica conclusione degna di essere inserita tra i finali alternativi di un DVD, perché se Curtis, Boyle e i produttori avessero osato portando la storia in territori più “realistici” e sinceri, evitando di coccolare quel pubblico da stucchevole romanzetto rosa, forse oggi staremmo parlando di un grande film… invece dobbiamo accontentarci di un buon film che “peccato per il finale”.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
Un bel concept che porta a una storia semplice e appassionate. Il film prende la peggior direzione che possiate immaginare, con un finale pessimo e stupido.
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Valutazione: 6.0/10 (su un totale di 1 voto)
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