L’uomo sulla strada, l’incontro con gli attori e il regista

L’uomo sulla strada arriverà al cinema il 7 dicembre distribuito da Eagle Pictures, dopo essere stato presentato in anteprima nella sezione Panorama Italia di Alice nella Città, sezione autonoma e parallela della Festa del Cinema di Roma. A vestire i panni dei protagonisti troviamo Lorenzo Richelmy (Il talento del CalabroneLa ragazza nella nebbiaMarco Polo), che ha ottenuto una Menzione Speciale Premio RB Casting ad Alice per la sua interpretazione, e una delle attrici emergenti più promettenti del cinema italiano, Aurora Giovinazzo (Anni da caneFreaks Out). Il film è l’opera prima di Gianluca Mangiasciutti, che dopo numerose esperienze come assistente alla regia in importanti progetti internazionali (tra gli altri, Mission: Impossible III), si cimenta in un drama/thriller, il cui soggetto si è aggiudicato il Premio Solinas – Storie per il cinema. Abbiamo incontrato proprio il regista e i due interpreti principali de L’uomo sulla strada, di cui potete leggere qui la nostra recensione.

Questo film aveva tutti gli elementi che desideravo per il mio debutto alla regia – esordisce Gianluca Mangiasciutti. Alla base di tutto c’è una storia d’amore, anche se in una forma più malata in confronto ad altri film, trattata qui come un sentimento prorompete. Poi ‘L’uomo sulla strada’ è un thriller un po’ atipico e abbraccia un range molto vasto di spettatori, che può andare da un giovane pubblico a uno più maturo, perché ci racconta cose che accadono nella vita di tutti i giorni di ogni persona.

Aurora Giovinazzo la conosco da anni e visto che è un film molto fisico ho pensato da subito che lei potesse essere adatta a interpretare la protagonista; Lorenzo Richelmy, invece, non era nei piani iniziali ma è stato la prima persona che ho incontrato ai provini e mi ha convinto da subito, secondo me lui incarnava il Michele perfetto!”.

Aurora Giovinazzo descrive così il suo personaggio.

Irene mi rispecchia molto, non è stato semplice darle corpo ma era molto nelle mie corde, visto che io amo lo sport e lo pratico, quindi fare il ruolo di una nuotatrice mi è venuto abbastanza naturale. Ho avuto un bellissimo rapporto con l’acting coach Stefania De Santis che ci ha seguito ed è stato tutto molto intenso e bellissimo. Con Gianluca abbiamo trovato i colori giusti da dare a Irene ed è venuto molto istintivo e naturale. Abbiamo iniziato molto prima delle riprese a parlare del personaggio quindi ho avuto modo di studiare ed entrare nel personaggio con grande anticipo, di farlo mio.

Allo stesso modo, anche Lorenzo Richelmy ci parla di Michele, il suo ambiguo personaggio.

Michele ha un cambiamento che non si vede nel film, è un uomo con un grande trauma alle spalle e l’originalità di questo film è che stavolta prendiamo anche le parti del carnefice, non solo della vittima. Noi incontriamo Michele che gran parte del cambiamento è già stato compiuto, ma l’evoluzione del dolore non è ancora completa, quindi l’incontro con la figlia della sua vittima è decisivo. È un film sul senso di colpa ma non solo, sull’amore ma non solo.

Sono felice di aver potuto interpretare un uomo, di solito in Italia se non hai 70 anni ti fanno fare sempre il ragazzino. C’è stata molta fiducia in noi attori sul set de ‘L’uomo sulla strada’ e questo è molto bello nonché raro in Italia perché ha fatto si che l’evoluzione dei personaggi venisse fuori dalla nostra interpretazione e non solo dalla sceneggiatura.

Poi Lorenzo Richelmy riflette su uno dei grandi temi del film: il senso di colpa.

Il senso di colpa è lo stato più superficiale: hai fatto una cazzata e ti senti in colpa. Questo è il primo step ma dopo avviene un “e quindi?” con il quale bisogna confrontarsi. Il film ci mostra quello che viene dopo, il senso di colpa non basta per la redenzione, non basta chiedere scusa; nel film spieghiamo che non c’è solo vittima o solo carnefice ma la situazione è molto più sfumata ed è indispensabile agire per depotenziare il senso di colpa.

Altri temi affrontati ne L’uomo sulla strada sono la “Vendetta” e il “Perdono”. Possono essere considerati sentimenti contemporanei?

Gianluca Mangiasciutti spiega che la voglia di vendetta è radicata dentro Aurora, lei è un’orfana che combatte per la giustizia, una giustizia che non sembra interessare a nessuno, lei vuole fare chiarezza su questa storia e quindi la sua è una sofferenza tangibile e il sentimento di vendetta largamente comprensibile.

Aurora Giovinazzo, invece, ci dice che “La vendetta è quello che fa più rumore rispetto alle altre cose nel personaggio di Irene, si è portata dentro un gran peso per molto tempo quindi è logico che vuole trovare l’uomo che ha ucciso suo padre, ma deve fare anche i conti con se stessa: lei ormai non può cambiare la situazione, deve accettare questa cosa. La vendetta c’è ma una volta che ha tra le mani l’uomo che ha ucciso suo padre, cosa fa? Quindi la stessa vendetta è un dolore che lei deve elaborare”.

Lorenzo Richelmy ha un pensiero differente su questo argomento: “Io non credo che vendetta e perdono siano sentimenti contemporanei. La vendetta, in particolare, oggi è sedata dal vogliamoci bene. Vendetta e perdono sono due soluzioni allo stesso problema, che nel nostro caso cerca una via nel tema della giustizia; il film giustamente si concentra più su una via di mezzo tra vendetta e perdono, perché è più onesto e realistico, il film affronta la problematica ma la risoluzione la manda al caso, che non sempre è quello che si ritiene sia giusto”.

Per quale motivo L’uomo sulla strada è un film che si deve vedere al cinema?

È un film per tutti – risponde Aurora Giovinazzo – c’è la suspense, la storia d’amore, il thriller, è un bel film da potersi godere al cinema”. Secondo Lorenzo Richelmy “Tutti i film fatti per il cinema dovrebbero essere visti al cinema! Non voglio essere ipocrita ma il rito della sala è potente, tutti sono in silenzio a vedere qualcosa. Questo è un film fatto per il grande schermo e se lo vuoi vedere lo devi guardare concentrato, senza doverti alzare per andare in bagno o distrarti con whatsapp, quel tipo di concentrazione che si può avere solo al cinema”.

A cura di Roberto Giacomelli

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