Normal People: rappresentare l’intimità

Il 29 aprile è uscita su Hulu la miniserie Normal People ispirata all’omonimo libro di Sally Rooney. Ambientata in Irlanda, la serie vede l’intrecciarsi delle vite dei due giovani protagonisti, Connell (Paul Mescal) e Marianne (Daisy Edgar-Jones), accompagnandoli durante gli anni del liceo e dell’università.

Normal People vanta la regia di Lenny Abrahamson (Frank, Room) e Hattie Macdonald (Fortitude, alcuni degli episodi più acclamati di Doctor Who) ma soprattutto vede l’autrice del libro partecipare alla scrittura della sceneggiatura, scelta che rivela sicuramente nelle intenzioni rispetto per il materiale originale e una garanzia ulteriore di cura per il progetto.

Quello a cui ci troviamo di fronte è in effetti una storia molto lineare, l’incontro di un ragazzo e di una ragazza e il loro inseguirsi nel corso degli anni, come amanti, come amici ma anche spesso respingendosi. Proprio per la sua semplicità, finchè non si è entrati a fondo nella storia non se ne può cogliere la straordinaria profondità. Nulla di ciò che alla fine viene comunicato è esplicitamente raccontato, ma solo mostrato, proprio come accadrebbe nella vita reale, per questo motivo i comportamenti dei protagonisti ci mettono un po’ a diventare espressione di personalità, almeno da parte della nostra percezione da spettatori. Ma così facendo, arriviamo a conoscere i nostri protagonisti in modo molto più intimo e familiare di come avremmo fatto con una narrazione più “classica”. E si arriva ad un certo punto ad essere completamente risucchiati, siamo lì con loro, il loro mondo si è fuso con il nostro.

Normal People

Non solo la storia e la fantastica sceneggiatura aiutano questo processo gradualmente immersivo ma anche la fotografia, con la sua predilezione per la luce naturale, e la regia: le inquadrature stringono spesso su primi piani dei visi dei protagonisti, ogni micro espressione risalta sullo schermo, nessuna emozione rimane inascoltata; gli ambienti sono disegnati con tenerezza, la camera indugia su un dettaglio della stanza, sul clima fuori dalla finestra. E intanto gli anni passano e nella realtà è passata solo mezz’ora.

Normal People riesce a rappresentare senza filtri o decorazioni superflue l’interiorità di due persone, non di tutti, solo di loro due, ma lo fa così bene e arrivando così tanto a fondo, che avrebbe potuto essere la rappresentazione di chiunque di noi.

Normal People

Getta una luce sulle insicurezze soprattutto, su come possano rovinarci la vita, e volte impedirci addirittura di viverla. E ciò che unisce tutto questo, che lo rende un corpo unico, è la straordinaria intimità che si crea fra i due personaggi.

Normal People è la rappresentazione pura di cosa sia l’intimità, che è una cosa incredibilmente difficile da trasmettere. Vediamo il rapporto fra Connell e Marianne approfondirsi sempre di più man mano che passa il tempo, attraverso le parole e anche attraverso il sesso. Ci sono moltissimi momenti erotici fra i due ma vengono rappresentati sempre con delicatezza, e mai gratuitamente: sono sempre funzionali alla trama, per trasmettere la sensazione di vicinanza che unisce i due, di connessione profonda. La serie non dimentica che una grande parte di una relazione è composta dal sesso e che senza una sua giusta rappresentazione si farebbe un torto al quadro completo che si cerca di tracciare.

Normal People

Connell e Marianne si accompagnano reciprocamente nelle loro vite per uno spazio di tempo lungo, praticamente per l’interezza del passaggio fra adolescenza ed età adulta. Ci trasmettono la difficoltà di esprimere ad altri la nostra sincera individualità e che, una volta trovato qualcuno con cui possiamo davvero essere noi stessi, i muri crollino, tanto che alla fine non sembra più esserci spazio fra chi siamo, e chi siamo con l’altro.

L’intimità è questo: essere completamente se stessi, ma al di fuori di noi.

Normal People

Finita, la serie ci lascia in uno spazio contemplativo, a riflettere su quello che abbiamo visto, a confrontare la loro esperienza con quella che possiamo aver vissuto nelle nostre vite, invidiando i due protagonisti per la loro incredibile unione e allo stesso tempo temendola. Non credo si possa chiedere molto di più ad una serie televisiva.

Silvia Biagini

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