Archivio tag: blumhouse

Imaginary, la recensione

Negli ultimi dieci anni, il cinema horror ha intensificato la produzione di film che raccontano di orrori infantili, ovvero quelle minacce soprannaturali che cercano nell’innocenza e nell’ingenuità dei bambini una facile porta d’accesso alla dimensione terrena. Nello specifico, da Babadook in poi, sembrano proliferare soprattutto quelle storie che raccontano di terrificanti amici immaginari che minano la stabilità mentale dei bambini spingendoli a fare e farsi del male. Uniamo a questo mini-filone anche il recente successo – di cui si è fatta artefice Blumhouse – di quegli horror che raccontano il mondo dei bambini spesso puntando a un target di età più giovane, come è accaduto con gli imprevisti campioni del box-office M3GAN e Five Nights at Freddy’s. Avremo così il piatto servito per un altro fiero esponente dell’horror PG-13 che punta alto al botteghino americano, Imaginary, sempre targato Blumhouse e rigorosamente focalizzato sull’esplorare le paure più recondite del mondo infantile.

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Valutazione: 5.5/10 (su un totale di 2 voti)
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Night Swim, la recensione

Frutto di un accordo produttivo tra la Blumhouse di Jason Blum e la Atomic Monster di James Wan, che avevano già lavorato in sinergia per M3GAN, Night Swim rappresenta l’ulteriore passo che ha portato le due case di produzione specializzate in horror e fantastico a fondersi a inizio di quest’anno. Due realtà che hanno trovato la formula per raccontare con efficacia l’orrore del terzo millennio e che hanno dato vita a prodotti fino ad ora molto apprezzati dal pubblico. Night Swim segue l’orma degli high concept movies, ovvero film basati su un’idea di partenza molto forte e caratteristica, ma non riesce a tenere il passo per tutti e 100 i minuti di durata mostrandosi come un prodotto sì discreto ma che sicuramente avrebbe potuto dare di più in quanto a orrore e coinvolgimento.

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Valutazione: 6.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Five Nights at Freddy’s, la recensione

Se siete appassionati di cinema horror, è molto probabile che negli ultimi anni vi siete imbattuti in due film che hanno in comune una specifica tipologia di bizzarri villains: pupazzi animatronici con fattezze di animali antropomorfi che impazziscono e diventano implacabili macchine assassine. I due film in questione sono The Banana Splits Movie (2019) e Willy’s Wonderland (2021), il primo ispirato a uno show per bambini degli anni ’60, il secondo un b-movie con un fenomenale Nicolas Cage muto. Come se ci fosse un trend curiosamente incoraggiato da nessun effettivo successo commerciale, ora si aggiunge al duo anche Five Nights at Freddy’s, che ha alle spalle un popolare videogame horror al quale si ispirava non ufficialmente anche il suddetto film con Cage.  

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Valutazione: 5.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Night Swim: c’è un fantasma in piscina nel primo trailer del nuovo film Blumhouse

Vietato correre. Vietato tuffarsi. Nessun bagnino di turno. Vietato nuotare dopo il tramonto.

Con questa tagline, Universal Pictures Italia ci presenta Night Swim, il nuovo horror prodotto da Atomic Monster e Blumhouse, già dietro il successo di M3GAN, di cui è disponibile il primo trailer in italiano.

Tratto dall’acclamato cortometraggio del 2014 di Rod Blackhurst e Bryce McGuire, il film vede come protagonista Wyatt Russell (The Falcon and the Winter Soldier) nei panni di Ray Waller, un ex giocatore di baseball della Major League costretto al ritiro anticipato a causa di una malattia degenerativa, che si trasferisce in una nuova casa insieme alla premurosa moglie Eve (la candidata all’Oscar per Gli spiriti dell’isola Kerry Condon,), alla figlia adolescente Izzy (Amélie Hoeferle, che è tra i protagonisti di Hunger Games: La ballata dell’usignolo e del serpente) e al figlio Elliot (Gavin Warren, Fear the Walking Dead).

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M3GAN, la recensione

C’è tutto un mini-filone del cinema horror e fantastico che, partendo dall’idea fantascientifica del robot come mezzo per aiutare l’uomo e facilitarne le attività quotidiane o arrecarne piacere, ne ha traslato le funzionalità in un prospetto di difesa/offesa; così, ingenui giochi o mezzi per l’intrattenimento famigliare sono stati trasformati in macchine killer. Esempi in questo campo ce ne sono davvero e molti, a cominciare dal cult di Michael Crichton Il mondo dei robot – che ha dato origine anche alla sfortunata serie HBO Westworld – e al capolavoro di Ridley Scott Blade Runner, fino ad onestissimi b-movie come Dovevi essere morta (1986) di Wes Craven, Evolver – Un amico pericoloso (1995) di Mark Rosman e Small Soldiers (1998) di Joe Dante, fino al presto dimenticato remake de La bambola assassina diretto nel 2019 da Lars Klevberg. È proprio a quest’ultimo che sembra guardare con più insistenza, per la commistione tra horror e dimensione ludica, l’ultimo parto di casa Jason Blum che per l’occasione torna a collaborare con James Wan dopo la saga di Insidious per l’horror hi-tech M3GAN.

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Firestarter, la recensione

Come sappiamo, l’enorme successo riscosso dall’adattamento cinematografico di IT ha riacceso l’interesse delle majors nei confronti di Stephen King e delle sue opere, tanto i classici quanto i lavori più recenti; questo vuol dire, se si decide di mettere mano ai primi romanzi del “Re del Maine”, che c’è una buona possibilità di raccontare per immagini una storia che qualcuno aveva già portato al cinema (o in tv). È accaduto con IT, appunto, con Carrie, con Pet Sematary, a brevissimo con Salem’s Lot ed ora accade anche con Firestarter.

Il romanzo pubblicato per la prima volta nel 1980 – in Italia nel 1982 con il titolo L’incendiaria – è già stato trasposto al cinema nel 1984 con Fenomeni paranormali incontrollabili, una ricca produzione firmata da De Laurentiis, diretta da Mark L. Lester (quello di stracult come Commando e Classe 1999) e interpretata da Drew Barrymore e David Keith, che ha anche goduto di un sequel televisivo nel 2002, il pregevole L’incendiaria (Firestarter 2: Rekindled) di Robert Iscove.

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Valutazione: 6.5/10 (su un totale di 2 voti)
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Sweetheart, la recensione del monster-movie Blumhouse

La paura dell’ignoto, il desiderio proibito di spingersi oltre le proprie conoscenze e la possibilità che le viscere della terra siano abitate da creature mostruose e antiche quanto il mondo, sono da sempre tra i motori principali della narrativa horror, e della fantascienza in generale. Da queste suggestioni, infatti, sono scaturiti una serie infinita di romanzi e di film i cui protagonisti si vedevano costretti a fronteggiare mostri dall’aspetto gigantesco e invincibile, provenienti da ogni angolo recondito della terra e sempre presenti nelle leggende e nelle credenze di origine arcaica. Se in ambito letterario tale tematica ha partorito una florida moltitudine di romanzi e filoni dei quali farle un elenco sarebbe esercizio sterile ed estremamente abusato, il mondo del cinema l’ha sfruttata per realizzare autentici cult raggruppabili in quello che viene definito con il filone del survival-horror.

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Valutazione: 7.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Welcome to the Blumhouse: 4 nuovi film a ottobre

Amazon Prime Video ha annunciato l’edizione 2021 di Welcome to the Blumhouse, la seconda serie di film thriller/horror sviluppati e prodotti da Blumhouse Television e Amazon Studios: Bingo Hell, Black as Night, Madres e The Manor saranno disponibili in tutto il mondo dal prossimo ottobre in esclusiva su Prime Video.
Welcome to the Blumhouse ha esordito nell’autunno 2020 su Prime Video con quattro film, La bugia, Black Box, Evil Eye, Notturno e tornerà con pari numero di film interpretati da cast di attori affermati ed emergenti con alla regia una serie di talenti emergenti, prevalentemente al femminile.

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Freaky, la recensione

E chi avrebbe mai potuto pensare che un nuovo slancio per l’horror arrivasse dalle commedie cult del passato? Di certo il genere sanguinolento per eccellenza non è nuovo alla contaminazione con le dinamiche brillanti e la risata, si pensi, rimanendo in tempi relativamente vicini a noi, al grande successo di Shaun of the Dead – L’alba dei morti dementi e Benvenuti a Zombieland, se non addirittura a Scream, che è stato capace di risollevare un intero genere creando un nuovo brand di successo, ma quello che sta accadendo in quel di Blumhouse non ha precedenti.

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Valutazione: 7.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Into the Dark: Il ballo della purezza, la recensione

Dodicesimo ed ultimo appuntamento con Into the Dark, la serie antologica targata Blumhouse destinata al circuito televisivo, recentemente distribuita in Italia da RaiPlay. Una serie di lungometraggi slegati tra loro, dodici (a stagione) come i mesi dell’anno, il cui unico punto in comune è quello di svolgersi durante una festività.

Giunti ormai alla fine di questo viaggio tra le varie festività dell’anno, pagane e religiose, il cui traghettatore ideale è Jason Blum, è possibile stilare un bilancio di questa serie tv targata BlumHouse. Un insieme di episodi slegati fra loro la cui qualità media, caratterizzata da un fisiologico alternarsi di luci ed ombre, può ritenersi comunque soddisfacente e figlia di quella che è la ormai nota politica della casa di produzione più florida del panorama horror contemporaneo: giovani registi emergenti dalle buone idee da sviluppare attraverso un budget striminzito a disposizione.

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