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Venezia80. Ferrari: la fuga dalle emozioni

Il ritratto che Michael Mann sceglie di fare di Enzo Ferrari è un biopic atipico, che non ripercorre per intero la vita del personaggio ma si concentra su un lasso di tempo molto breve: l’estate del fatale 1957, un momento cruciale per l’azienda e di grandi difficoltà famigliari. Ferrari, presentato in concorso all’80ª Mostra del Cinema di Venezia, uscirà nelle sale italiane il 30 novembre.
La prestigiosa casa automobilistica rischia la crisi. La vendita di auto per il pubblico non decolla e per risollevare il fatturato è necessario vincere le corse, ottenendo copertura mediatica favorevole: le Mille Miglia sono l’occasione perfetta, per dare lustro al marchio e trovare nuovi finanziatori. Enzo Ferrari, interpretato da Adam Driver, si getta a testa bassa nell’impresa, con freddezza e determinazione. Anche per lasciare nelle retrovie del pensiero i suoi problemi personali: la perdita di un figlio ha definitivamente incrinato il rapporto con sua moglie e socia in affari (una splendida Penelope Cruz), mentre la sua amante, madre di un bambino nato fuori dal matrimonio, inizia a perdere la pazienza. Vuole ottenere il riconoscimento del figlio ed entrare ufficialmente a far parte della vita di Enzo, frenato dalle apparenze imposte dalla società borghese e dai vincoli economici che lo legano alla moglie.
Blackhat, la recensione

In gergo informatico con il termine black hat è indicato un hacker con fini criminali e su questo termine (ma tutto attaccato!) Michael Mann ci ha costruito il suo ultimo, grande, film, un cyber-thriller che, in un solo colpo, raccoglie quanto di meglio questo filone abbia fatto negli anni.
Chi segue la carriera di questo regista sa quanto sia importante per lui l’esplorazione degli spazi urbani, tanto che due dei suoi migliori film, Heat – La sfida e soprattutto Collateral, trasformano la metropoli in uno dei protagonisti del film. Ampi spazi che donano un ampio respiro alle scene, diventando quasi liberatorie: che siano fughe, inseguimenti, sparatorie o semplici passeggiate. Mann ama la metropoli e lo trasmette in ogni sua opera, a cominciare dai trascorsi televisivi d’esordio con la serie cult Miami Vice, di cui è stato produttore, vero e proprio simbolo della serialità televisiva metropolitana anni ’80.