The Butler – Un Maggiordomo alla Casa Bianca, la recensione

Tra i titoli che – è questione di ore – inaugureranno l’annata cinematografica 2014, merita un occhio di riguardo il nuovo film di Lee Daniels (regista candidato all’Oscar nel 2010 per Precious).
The Butler – Un maggiordomo alla Casa Bianca è un monumentale e intenso spaccato di storia americana, ispirato dall’articolo, pubblicato nel 2008 sul Washington Post, A Butler well served by This Election, incentrato sulla vera storia di Eugene Allen, ex maggiordomo della Casa Bianca. Allen, nipote di schiavi della Virginia, fu al servizio di ben otto Presidenti e ospite d’onore fortemente voluto da Barack Obama, il primo presidente di colore degli Stati Uniti, alla festa per il proprio insediamento.

Devi essere invisibile. La stanza deve sembrare vuota, quando ci sei tu“.
È a questo mantra che Cecil Gaines (Forest Whitaker) ha consacrato la propria esistenza professionale, sin da quando l’anziana padrona (Vanessa Redgrave) della piantagione di cotone in cui nacque fece di lui un efficiente ‘negro di casa’. In quella stessa piantagione, in Georgia, il piccolo Cecil fu costretto ad assistere, direttamente, all’assassinio del padre e, indirettamente, allo stupro della madre, entrambi per mano del giovane padrone del terreno (Alex Pettyfer). Cecil abbandonerà appena possibile quel posto pregno di umiliazioni ed efferati ricordi e, in seguito a varie vicissitudini, diventerà lo stimato maggiordomo di un hotel di lusso di Washington, nonché marito dell’esuberante Gloria (Oprah Winfrey) e padre di due figli: Louis (David Oyelowo) e Charles (Elijah Kelley). La maestria e il garbo di Cecil si fanno notare anche ai piani alti ed ecco che, inaspettatamente, Gaines viene assunto al 1600 di Penn Street, dove resterà per ben trent’anni e sette mandati presidenziali (da Eisenhower a Reagan). Attorno a lui, sotto il suo sguardo silenzioso, la sua situazione familiare e la politica del Paese subiranno continui e irreversibili cambiamenti.

Il Premio Oscar Forest Whitaker è Cecil Gaines, il Maggiordomo del titolo.

Forest Whitaker è Cecil Gaines, il Maggiordomo del titolo.

The Butler, dal punto di vista storico, è un prodotto accurato, di valido interesse e dall’indiscusso valore documentario. Daniels racconta efficacemente e senza orpelli, attraverso gli occhi di un piccolo nucleo familiare, le due facce dell’America del Novecento. Da una parte, alla Casa Bianca, immobili e impotenti come Cecil, vediamo i fili del destino del Paese passare dalle mani di un ambizioso burattinaio in quelle di un altro. Dall’altra, accanto all’idealista e determinato Louis, lottiamo contro la segregazione razziale, costi quel che costi. Il conflitto generazionale fra padre e figlio diviene incisiva metafora di due contrapposti atteggiamenti esistenziali: il giovane impulsivo, fervidamente animato da principi in nome dei quali è disposto a immolare la propria vita, combatte (prima con Martin Luther King Jr., poi coi Black Panther) e si mette in gioco in prima persona per cambiare la Storia; il maturo Cecil, che dell’obbedienza e della paura ha fatto una seconda pelle, rimane, invece, saldamente al proprio posto, imperturbabile testimone auto-destinatosi a subire di buon grado le decisioni altrui. Esemplare, a proposito di tali dinamiche, è il vivace scambio di opinioni sul ruolo di Sidney Poitier nel cinema degli anni Sessanta e Settanta.
Questa significativa tematica, inoltre, è valorizzata e rimarcata dal ricorso montaggio alternato, dinamico espediente non di rado coadiuvato dalla climax. Entrambi usciranno dal proprio travagliato iter, interpersonale e non, profondamente cambiati e con maggior consapevolezza di sé. Riusciranno, però, a trovare un punto d’incontro in nome dell’affetto che provano l’uno per l’altro?

Cecil serve la cena al Presidente Johnson (Liev Schreiber) e alla moglie.

Cecil serve la cena al Presidente Johnson (Liev Schreiber) e alla moglie.

Indiscusso fiore all’occhiello del film sono, senza dubbio, le interpretazioni, tutte di altissimo livello. Il Premio Oscar Forest Whitaker, con la sua performance eloquente e misurata, racconta con garbo e sobrietà l’ansia dell’uomo umile determinato a mantenere il proprio posto nel Mondo e garantire sicurezza ai propri cari. Oprah Winfrey, dopo Il Colore Viola (performance che le valse una nomination agli Oscar), torna a far parte di un progetto corale in gran parte incentrato sulle lotte degli afro americani per pari dignità e diritti, portando sul grande schermo un ritratto di donna al tempo stesso fragile e indistruttibile, straordinariamente autentico. Piacevole e accattivante anche il personaggio del Premio Oscar Cuba Gooding Jr., Carter Wilson: spumeggiante collega di Cecil pieno d’energia e senza peli sulla lingua. Particolarmente godibile risulta, infine, la presenza di grandi nomi del cinema americano nei panni dei vari Presidenti degli Stati Uniti e delle rispettive First Ladies. Dal Premio Oscar Robin Williams (Dwight Eisenhower) a Alan Rickman (Ronald Reagan); dal Premio Oscar Melissa Leo (Mamie Eisenhower) al Premio Oscar Jane Fonda (Nancy Reagan); ciascuno, nelle sue relativamente brevi apparizioni, caratterizza con precisa efficacia e vigorosa espressività le importanti figure che è chiamato a ri-portare in vita, riuscendo, attraverso fugaci dettagli (talvolta tragicomici), a restituirne ora la dimensione privata, ora la grinta della sfera pubblica.

I Premi Oscar Whitaker e Cuba Gooding Jr. in una scena del film.

I Premi Oscar Whitaker e Cuba Gooding Jr. in una scena del film.

Il film, elegantemente confezionato, non spicca, tuttavia, per originalità, né per quanto concerne la messa in scena, né l’impianto drammaturgico e tematico. Daniels fa sfilare davanti ai nostri occhi le tappe più significative delle lotte per i Diritti Civili preferendo far proprio il rigore dello storico che la passione e l’emozione di chi di quella Storia ha fatto parte. Salvo indulgere, in qualche scena, in facili sentimentalismi mirati a strappare una lacrimuccia di commozione al pubblico. Questa remora a rischiare e a scavare a fondo in un periodo storico tanto controverso quanto fondamentale potrà essere motivo di delusione per chi riponeva alte aspettative in quest’opera che tanto sembrava promettere quanto a innovazione. Sembra quasi che regista e sceneggiatore abbiano preferito rimanere saldamente sui binari di una solida linearità, senza provare a stupire il pubblico o quanto meno ad approfondire qualcuno dei numerosi spunti di irriverente denuncia sociale seminati nell’intreccio.

The Butler – Un Maggiordomo alla Casa Bianca uscirà nelle sale il 1 gennaio, distribuito da Videa CDE.

Chiara Carnà

PRO CONTRO
  • La vasta gamma di ottime interpretazioni.
  • La narrazione mantiene sempre un buon ritmo.
  • E’ un prodotto valido e accurato dal punto di vista storico.

 

  • Delude le aspettative di chi sperava in qualcosa di più del ‘solito’ affresco storico.
  • Manca di originalità dal punto di vista tecnico e di autentica passione da quello drammaturgico.

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