Una notte violenta e silenziosa, la recensione

Il buon vecchio Babbo Natale lo abbiamo visto proprio in tutte le bizzarre varianti al cinema, dal serial killer psicopatico (la saga Silent Night, Un minuto a mezzanotte) al demone assetato di sangue (Santa’s Slay, Trasporto eccezionale, Krampus), passando per una versione armata fino ai denti che lavora per il Governo USA (Fatman con Mel Gibson), quella canonica ma manesca (Le 5 leggende), quella balorda (Babbo Bastardo, Fred Claus) e perfino quella rapita dai marziani (Santa Claus Conquers the Martians). Tanti modi di raccontare un personaggio del folklore trasformato in icona da una pubblicità della Coca-cola ai quali oggi si unisce un’altra sfiziosissima variante. Una nuova versione che affonda le sue radici nella mitologia norrena dando vita a un Santa Claus stanco e alcolizzato, seppur ligio al suo dovere e di buon cuore, probabilmente vicino alla fine del suo “mandato” ma che mena come un fabbro se provocato. Parliamo del Babbo Natale protagonista di Una notte violenta e silenziosa (in originale Violent Night), l’ultimo divertentissimo film di Tommy Wirkola, regista e sceneggiatore norvegese di gioiellini del cinema di genere come i due Dead Snow, Hansel & Gretel – Cacciatori di streghe e il fantascientifico Seven Sisters.

Una notte violenta e silenziosa

È la notte tra il 24 e il 25 dicembre e la famiglia allargata Lightstone, riunita nella villa della milionaria capostipite Gertrude, si appresta a festeggiare il Natale, anche se tra di loro covano rancori e cattiverie tenute a bada solo dalla voglia di arruffianarsi la facoltosa capofamiglia. Ma quella notte, un commando di malviventi con nome in codice natalizio, capitanati da Uncle Scrooge, si infiltra nella villa e prende in ostaggio tutti i Lightstone con l’intento di prelevare una lauta somma di denaro contenuta nel caveau sotto l’edificio. Mentre la piccola Trudi riesce a sottrarsi dalla prigionia dei criminali per trovar nascondiglio in soffitta, Babbo Natale arriva per il suo consueto giro annuale. Si tratta di un Babbo Natale ormai disilluso e stanco che ha perso l’entusiasmo per il suo lavoro e medita il ritiro. Lo scontro tra l’uomo in rosso e il team di malviventi è inevitabile, agevolato dalla richiesta d’aiuto della piccola Trudy che riesce a comunicare con Babbo Natale attraverso un walkie talkie donatole da suo padre. Quello che i criminali non possono immaginare è che quell’uomo gigantesco e barbuto non solo è il vero Babbo Natale ma che in passato è stato un feroce e sanguinario guerriero!

Se anche voi pensate il film di Natale per eccellenza è Die Hard – Trappola di cristallo probabilmente siamo tutti d’accordo con Tommy Wirkola, che si è chiaramente ispirato alla struttura del film con Bruce Willis per portare in scena la sua avventura di Natale. I terroristi non hanno preso d’assalto un grattacielo, l’eroe non è in contato radio con un agente di polizia, ma il succo non cambia perché oltre all’azione vorticosa (la produzione è di David Leitch, regista di John Wick, Atomica Bionda e Bullet Train) e all’ironia sagace, il nostro Santa Claus è testardo, scoglionato e a fine corsa tutto imbrattato di sangue, proprio come il leggendario John McClane alla scalata del Nakatomi Plaza. Ma la brillante sceneggiatura di Pat Casey e Josh Miller non omaggia solo il film di John McTiernan, include anche una lunga sequenza che si rifà a un altro classico natalizio, Mamma ho perso l’aereo. In questo gustoso frangente vediamo due degli otto malavitosi cercare la piccola Trudy che ha disseminato la soffitta dell’abitazione di trappole in puro stile McCallister, ma con (prevedibili) esiti mortali e ultra-splatter.

Una notte violenta e silenziosa

Proprio la violenza esagerata e grottesca è la cifra stilistica di questo film, che non lesina in trovate gore ed eccessi sanguinosi come se ci trovassimo a guardare in un cartoon di Grattachecca e Fichetto. Del resto, dal regista del dittico di Dead Snow reduce dall’home invasion slpatter di Netflix The Trip non potevamo aspettarci diversamente.

Un gigantesco merito della riuscita di Una notte violenta e silenziosa si deve attribuire all’interpretazione di David Harbour, un attore che dopo il successo di Stranger Things si sta ritagliano un posticino di tutto rispetto nelle fila del cinema d’azione e di genere grazie a una fisicità prorompente che ben si adatta a raffigurare un gigantesco anti-eroe. Nel ruolo del capo dei criminali troviamo invece John Leguizamo, che in questi ultimi tempi stiamo fortunatamente riscoprendo in diversi importanti prodotti di genere (mentre scrivo è ancora nelle sale con The Menu).

Una notte violenta e silenziosa

Insomma, se siete stanchi dei soliti Santa Claus bonari e paciosi che per anni hanno ammorbato certi kitschissimi prodotti cine-televisivi e preferite le versioni politicamente scorrette delle favole di Natale, Una notte violenta e silenziosa è un must del cinema anti-natalizio. Un prodotto divertente e intelligente per come destreggia gli stereotipi del genere, destinato a diventare un cult della cinematografia a tema.

Roberto Giacomelli 

PRO CONTRO
  • Un concept ben sviluppato e modo suo originale.
  • Lo spirito divertito e divertente.
  • Il momento Mamma ho perso l’aereo.
  • David Harbour.
  • Alcuni personaggi secondari, sia tra i Lightstone che tra i criminali, non sono molto sviluppati.
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Valutazione: 8.0/10 (su un totale di 1 voto)
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