The Menu, la recensione

Solo una settimana fa sulle nostre pagine veniva recensito Boiling Point, lo sfizioso film di Philip Barantini girato interamente in piano sequenza nelle cucine di un ristorante stellato, oggi torniamo a parlare di cucina di alto livello, anzi dello stressante mestiere dello chef, ma in un contesto completamente differente come può esserlo un thriller dalle venature horror. Dopo essere stato presentato in anteprima nazionale nella sezione “Grand Public” dalla 17ª Festa del Cinema di Roma, The Menu di Mark Mylod arriva nei cinema italiani il 17 novembre distribuito da The Walt Disney Company Italia.

Tyler è pronto a condividere con la sua accompagnatrice Margot una delle esperienze culinarie più esclusive che si possano trovare sul mercato. Certo, è molto oneroso poter partecipare a una cena preparata dallo Chef Slowik nel suo ristorante stellato sito sull’isola costiera, dove il cibo è trattato alla stregua di arte concettuale e le portate seguono un percorso tematico che cambia di serata in serata in base agli ospiti, ma stando a ciò che si dice in giro, ne vale assolutamente la pena. Quando la cena inizia, Slowik nota un particolare fuori posto, Margot, che non faceva parte della lista ospiti comunicata alla cucina. Per Slowik tutto deve essere perfetto, anche il più piccolo dettaglio e tra lui e la giovane commensale inizia una vera e propria sfida che porterà a degli esiti sorprendenti.

Il sottile confine che separa uno “chef” da un “cuoco” è che quest’ultimo sfama i suoi commensali mentre il primo crea vere e proprie opere d’arte. Lo chef Slowkin, a cui dà volto con tutto il suo glaciale talento un magnifico Ralph Fiennes, è proprio un’Artista con “a” maiuscola che non si limita a dar vita a pietanze raffinate, deliziose e ricercate ma mette in scena una vera e propria performance artistica. Ogni cosa nel suo locale deve essere perfetta, fino alla maniacalità, altrimenti la performance rischia di non riuscire o, comunque, di non assumere il senso per cui è stata creata. Da questo arzigogolato presupposto si sviluppa l’originalissimo The Menu che riesce a mettere in scena un tesissimo duello chef/commensale che assume dei risvolti sempre più macabri, con imprevedibili twist e una concessione al grottesco che chiede allo spettatore anche una buona dose di sospensione dell’incredulità.

The Menu è un film fortemente legato alla scrittura, un “thriller da camera” che si affida alla puntualissima sceneggiatura di Seth Reiss e Will Tracy, perfettamente supportata da uno stuolo di attori che fanno davvero la differenza. Se Ralph Fiennes è autoritario, temibile e realmente inquietante nel ruolo di Slowkin, Anya Taylor-Joy è altrettanto perfetta nel ruolo della supponente Margot, allergica alle regole e alle etichette nonché letteralmente fuori posto in un contesto che glielo impone.

The Menu è strutturato in capitoli, ogni capitolo ha il nome di una portata della cena, una scansione meccanica, algida e meticolosa come i piatti dello chef, un crescendo imprevedibile di situazioni sempre più estreme e capaci di mettere a dura prova i protagonisti. L’inglese Mark Mylod, che aveva esordito con lo sgangheratissimo Ali G ma si era poi riscattato con The Big White, negli ultimi anni ha fatto tanta televisione (Il Trono di Spade, Succession) e conferisce a The Menu un ritmo che in effetti ricorda un po’ la moderna serialità televisiva, fatta di momenti statici e picchi enfatici, colpi di scena e ribaltamenti.

Pur se conforme al genere thriller, The Menu non disdegna momenti puramente horror, che sarebbe sbagliato rivelare in una recensione, ma c’è anche un tono spesso brillante vicino al linguaggio della commedia che ne sottolinea un progredire narrativo paradossale e grottesco.

Si ride a denti strettissimi e a tratti ci si spaventa, ma soprattutto ci si sorprende perché in quanto a colpi di scena The Menu dà il meglio di se stesso.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Ralph Fiennes e Anya Taylor-Joy sono due scelte di casting perfette.
  • Un film originale e ben scritto che non smette mai stupire.
  • Alcune evoluzioni della storia sono fin troppo esagerate da prevedere una buona sospensione dell’incredulità da parte dello spettatore.
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Valutazione: 7.0/10 (su un totale di 1 voto)
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