Venezia80. The Killer, la recensione del thriller di David Fincher

Un killer freddo e spietato aspetta il suo bersaglio, appostato da giorni a una finestra parigina. L’omicidio su commissione è pianificato nei minimi dettagli, nulla è lasciato al caso dal mercenario: eppure, qualcosa andrà storto, costringendolo ad affrontare una fuga rocambolesca e a infrangere una dopo l’altra tutte le sue regole.

Il nuovo thriller di David Fincher, presentato in concorso all’80ª Mostra del Cinema di Venezia, è tratto dall’omonima graphic novel The Killer. Uscirà su Netflix il 10 novembre e a ottobre arriverà anche in sala, in una rete di cinema selezionati.

Oltre al ritorno al thriller, The Killer vede una nuova collaborazione di Fincher con lo sceneggiatore Andrew Kevin Walker, già suo autore per il memorabile Se7en (1995). Una combinazione di fattori che ha generato aspettative molto alte per questo nuovo progetto, attesissimo alla Mostra del Cinema.

Il killer senza nome di Fincher non è abituato a commettere degli errori: ne basta uno, per far crollare il castello di carte della sua vita. A Parigi, il protagonista manca il bersaglio, provocando una ritorsione da parte del committente. La fidanzata del killer, nascosta nella loro casa di Santo Domingo, viene così aggredita brutalmente da due sicari e si salva per un soffio.

In un arco narrativo interessante, animato da un desiderio di vendetta in totale contrasto con la sua lucida “politica aziendale”, il killer interpretato da Michael Fassbender parte alla ricerca dei soggetti che hanno minacciato la serenità della sua vita privata e li affronta uno dopo l’altro in una de-escalation di violenza anti-climatica ed efficace, che gioca con i trope del genere cercando la complicità dello spettatore.

Michael Fassbender, rigido al punto giusto e assolutamente in parte, regala un’interpretazione glaciale, con un umorismo sotterraneo che è la vera forza del film. Lo spettatore assume il suo punto di vista, spesso interno, in un contrappunto continuo e intelligente guidato dalla voce fuori campo e giocato anche sul sonoro: le inquadrature su Fassbender si alternano allo sguardo diretto dentro al mirino, mentre la musica degli Smiths che ascolta in cuffia per rilassarsi arriva prima ovattata, poi avvolge lo spettatore.

I “mostri” affrontati dal killer, omaggio dickensiano ai fantasmi del Natale passato, presente e futuro, seguono un percorso discendente che rappresenta anche la maturazione del personaggio: dalla brutalità dell’hitman della Florida, alla calma apparente dell’esperta Tilda Swinton all’incertezza incarnata dal mandante.

Non mancano le scene d’azione, perfettamente gestite, che confermano la padronanza di Fincher della materia: nonostante qualche lungaggine, The Killer riesce a dare quello che promette. Gli manca la potenza iconica di Se7en e siamo lontanissimi dallo zeitgeist di un film come Fight Club: in questo senso, le aspettative potrebbero giocare a sfavore del nuovo lavoro firmato Fincher-Walker.

Ma The Killer è un giro di giostra: consapevole, divertito e capace di divertire. Un buon prodotto d’intrattenimento targato Netflix, abbastanza onesto da non fingere di essere qualcos’altro.

Sara Boero

PRO CONTRO
  • La meravigliosa colonna sonora firmata da Trent Reznor, con incursioni di brani degli Smiths.
  • Un Fassbender in parte, che affronta il suo killer con eleganza.
  • La perfetta gestione del punto di vista e delle scene d’azione.
  • La possibilità di avere aspettative troppo alte per un film che manca, consapevolmente, dello spessore di altri titoli della filmografia di Fincher
  • La ripetitività di alcuni passaggi, con il rischio di annoiare lo spettatore meno disposto a stare al gioco.
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