Whiplash, la recensione

Accolto da uno scroscio di applausi all’ultimo Torino Film Festival, dove è stato presentato fuori concorso, dopo essere stato pure al Sundance Film Festival, Whiplash è ufficialmente il film-rivelazione dell’anno e persino l’Academy si è accorta di questo piccolo grande film.

Andrew Neyman, studente al primo anno di college, ha un sogno: suonare la batteria nella prestigiosa orchestra del conservatorio di Manhattan. È un ragazzo-prodigo, ambizioso e con una gran voglia di imparare. Quando Fletcher, il severissimo docente di musica, sembra essersi accorto di lui, la gioia di Andrew è pari alla delusione dovuta alla freddezza con cui i familiari accolgono la notizia. Ma sarà proprio Andrew a deludere Fletcher, che si rivelerà un nemico indomabile. Il dispotico e disumano maestro di musica fa letteralmente sputare sangue ai suoi allievi, facendoli lavorare oltre ogni limite umanamente accettabile. Il non essere obbedito scatena in Fletcher reazioni alquanto eccessive, come lanciare sedie in testa ai suoi allievi. Con Fletcher, Andrew passerà un anno d’inferno, buttando sangue e sudore in una disperata ricerca della perfezione. A nulla varranno i tentativi di dissuasione da parte del padre. Come se non bastasse, Fletcher è in realtà indeciso tra tre possibili batteristi e nessuno sembra in grado di seguire il suo tempo.

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Damien Chazelle raggiunge il grande pubblico grazie a una storia genuina, che tuttavia fa leva su una messa in scena magistrale: oltre a una bellissima fotografia, una sceneggiatura graffiante e un ammaliante montaggio del suono, il film vanta anche la più bella scelta di inquadrature dell’anno, montate in una perfetta sincronia tra ritmo visivo e ritmo sonoro. In effetti, pur essendo un film in cui abbondano le scene di musica, il film non annoia mai proprio grazie alla scelta di un ritmo adeguato, costruendo per tutto il film un climax sonoro-visivo che, non solo già vale il prezzo del biglietto, ma esplode nella lunga sequenza di chiusura. Anche il rapporto tra i due personaggi, due interpreti straordinari, non è privo di una forte potenza ritmica. E i due, pur possedendo qualcosa di vero, subiscono anche una buona trattazione filmica: in una scena il personaggio di Andrew richiama esplicitamente la ballerina interpretata da Natalie Portman ne Il cigno nero, e Fletcher è in fondo una via di mezzo tra il Generale Patton e il Sergente Maggiore Hartman. Tutto in lui fa pensare più ad un militare che ad un maestro di musica: dalla corporatura alla testa calva, dalle reazioni violente al tono dispotico. J.K Simmons, candidato al premio Oscar come miglior attore non protagonista per questo ruolo, ha praticamente già vinto e ciò sembrava evidente già durante la visione del film avvenuta ai due festival.

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Il film adotta poi uno stile diretto, iniziando la narrazione direttamente dal primo incontro tra allievo e maestro, procedendo di lì in maniera lineare e uniforme. Whiplash è un film sanguinoso nel senso letterale del termine, ma anche un film coraggioso e provocatorio che sfrutta, rovescia e confonde i soliti luoghi comuni sul rapporto allievo-maestro.

 Claudio Rugiero

PRO CONTRO
  • Ritmo sempre incalzante.
  • Interpretazioni da brividi.
  • Regia potente e viscerale.

 

  • Plot non proprio nuovo.
  • Sequenza finale piuttosto prolissa.
  • Verbosamente crudo.

 

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Valutazione: 7.0/10 (su un totale di 1 voto)
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