Birdman (o le imprevedibili virtù dell’ignoranza), la recensione

Attesissimo film del messicano Alejandro González Iñarritu, Birdman (o le imprevedibili virtù dell’ignoranza), appare complesso e intricato come, del resto, sembrerebbe suggerire il titolo completo.

Intenso gioco di luci soffuse, pieno di zone buie o in penombra, e di movimenti di macchina, con abbondanti piani-sequenza, veri o finti che siano, e di voci in campo e fuori campo, Birdman è una riflessione aperta sul mondo degli attori e del teatro, ma anche sulla stessa contemporaneità. Per tutto il film si ha l’impressione di star percorrendo un lungo corridoio labirintico, addentrandosi di stanza in stanza, alla ricerca di un’uscita. Echi lynchiani e pirandelliani si susseguono e si confondono, aprendosi anche ad importanti citazioni cinematografiche. Potremmo pensare a questo film come un Eva contro Eva al maschile, tanto per cominciare. E se Il cigno nero raccontava un difficile percorso di immedesimazione nel personaggio, Birdman racconta invece del viaggio opposto, ossia quello dell’uscita dal personaggio. È ciò che succede a Riggan Thomson, veterano della recitazione, padre ed ex marito assente, che ha per anni interpretato il ruolo di un supereroe di nome “Birdman”, ora in procinto di portare a teatro un testo di Carver, suo idolo d’infanzia. Ma Birdman è ormai parte di lui, una voce nella sua testa che gli rovescia addosso le sue frustrazioni di attore fallito. Senza di esso, Riggan “non esiste”. Ed è proprio questa la battuta che pronuncia in scena ogni sera.

_AF_6405.CR2

Riggan, pur incapace di definire sé stesso, ha un ego smisurato come pure il suo collega più giovane, Mike Shiner, personaggio talmente ossessionato dalla virilità quanto ne è invece sprovvisto, atteggiandosi spesso a “primadonna”, proprio come Riggan, con cui lo scontro è inevitabile. Mike è poi ossessionato dalla verità e infatti, sollecitato da Sam, la ribelle figlia di Riggan, al gioco “obbligo o verità”, opta costantemente per la seconda.

Due personaggi maschili forti che dominano la scena, piegando al loro ego tutti i personaggi femminili, le quali possono solo contare l’una sull’altra, come dimostra il bacio saffico in camerino tra le due attrici femminili della compagnia. Ma il loro ego smisurato li rende a loro volta prigionieri di qualcosa, per questo Riggan è sempre una pedina nelle mani di Birdman, un’entità che, appunto, “non esiste”, è irreale. Ma il film stesso è irreale, a partire dall’incredibile confusione che Riggan opera tra attore e personaggio. “Non è reale” si ripete costantemente Riggan ogni volta che sente la voce di Birdman nella sua testa, quasi fosse un invito a leggere il film in questo senso. E qui avviene un altro fenomeno irreale: Riggan possiede il dono della telecinesi e della levitazione anche quando non è Birdman.

birdman immagine 2

Birdman è la materializzazione della sua volontà inconscia o della sua paura da palcoscenico? Il film oscilla costantemente su questo interrogativo, disseminando lungo il percorso indizi che possano avvalorare ora l’una, ora l’altra tesi.

Pur enigmatico e talvolta eccessivamente verboso, quello di Iñarritu è un film potente, scandito da un crescendo di tensione, che fa apprezzare l’opera nel suo complesso, in tutto il suo fulgido splendore.

 Claudio Rugiero

PRO CONTRO
  • Montaggio coerente e unitario.
  • Rapporti tra personaggi ben definiti e capacità di dialogare con un’ampia varietà di modelli.
  • Talvolta troppo verboso.
  • Poco convincenti i primi 20 minuti.
  • Finale non adatto per alcune categorie di spettatori.
VN:R_N [1.9.22_1171]
Valutazione: 8.0/10 (su un totale di 1 voto)
VN:F [1.9.22_1171]
Valutazione: 0 (da 0 voti)
Birdman (o le imprevedibili virtù dell'ignoranza), la recensione, 8.0 out of 10 based on 1 rating

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.