Charley Thompson, la recensione

Prova superata a ottimi voti per Andrew Haigh, che con Charlie Thompson dà immagine al romanzo di Willy Vlautin.

Charlie Thompson è un ragazzo quindicenne, orfano di madre e con un padre alcolizzato che cambia fidanzata molto spesso. Mentre quest’ultimo è occupato a spassarsela con la nuova collega di lavoro del supermercato, il ragazzo è costretto a badare a sè stesso e alla casa con i pochi dollari che gli vengono dati dal genitore. Una notte, però, il padre viene pestato a sangue dal fidanzato della cassiera, un samoano vendicativo che lo getta contro una vetrina. In seguito a questo episodio, una scheggia di vetro si conficca nell’intestino dell’uomo e Charlie è chiamato a farsi bastare il nuovo lavoro di addetto alla manutenzione di cavalli da corsa.

In questo film nulla è casuale: il lavoro a contatto con i cavalli, ad esempio, si rivela essere un ottimo metro di paragone per misurare la vita del giovane, ragazzo che nonostante le situazioni negative che quotidianamente vive, non ha mai perso del tutto la sua ingenuità di quindicenne, età che negli Stati Uniti precede immediatamente la maturità e che non preclude al ragazzo di mentire al datore di lavoro (Steve Buscemi, per la cronaca) sulla possibilità di vivere fuori casa per quanto tempo lui voglia, o di guidare un pickup con furgoncino annesso. La recitazione del ragazzo protagonista (Charlie Plummer) è tanto convincente da valergli il Premio Mastroianni alla 74esima Mostra del Cinema di Venezia.

Ed è proprio la duttilità del personaggio a restituire una dimensione più da romanzo alla storia. Mentre nel cinema si è soliti vedere dei lavori che partano dalle premesse per poi evolversi in qualcosa che alla fine migliora o peggiora, al contrario in questa storia le cose evolvono sempre in qualcosa di nuovo, come se ci fossero effettivamente tre film in uno. Questa caratteristica, più da romanzo però, è efficace nel momento in cui il regista decide che cosa prendere e sviluppare dal lavoro iniziale, e in questo bisogna dire che Vlautin è stato davvero competente. Il ritmo della sua opera risulta sempre incalzante anche quando vengono maggiormente analizzati i particolari di un dato ambiente o di una situazione che vede posta al centro la figura dell’uomo come uomo, con tutte le conseguenze etiche e formali imposte dal caso.

Sembra infatti che la pellicola sia una ricerca attorno alla dimensione dell’uomo, anzi di due dimensioni umane. La prima è quella dello stato di natura, ovvero l’uomo che uccide, se stesso e chi gli sta intorno. La seconda è quella derivante dallo Stato Capitalista, che giustifica con il denaro morte e soprusi, maltrattamenti e regole di condotta al limite del masochismo. Ma che ci piaccia o no, dobbiamo accettare una condizione umana a cui non possiamo sottrarci, se vogliamo vivere decentemente questa vita. Il personaggio di Charlie non è solo un condannato a vivere e dover rispettare le regole degli altri. Charlie è quasi un uomo, e come uomo conserva uno spirito di sopravvivenza che gli consente di sfruttare a suo vantaggio quelle che sono le possibilità dategli dal sistema stesso. Quando si dice “troppo buoni, ma non scemi”, tanto per intenderci.

Tutto questo è possibile trovarlo in Charlie Thompson, film che piace perché decide di non esagerare, né con la fotografia (azzeccata e profonda quando le circostanze lo richiedono), né con le musiche (ci sono poche canzoni perché al centro vengono posti suoni naturali e artificiali). Ecco che un secondo titolo per questo sceneggiato potrebbe benissimo essere “i limiti dell’uomo”, quell’uomo che alle volte chiude gli occhi e decide che sarà lui a fare tutto, a sostituirsi al fato e forzarne le regole.

Ma quando si decide di giocare allo stesso gioco della Natura, è questa che volenti o nolenti siamo chiamati ad ascoltare. E quando i nostri propositi vengono letteralmente spazzati via, è la stessa Natura che ci offre due possibilità: chiedere aiuto ad altri, o andare avanti seguendo noi stessi.

Roberto Zagarese

PRO CONTRO
  • Recitazione del protagonista.
  • Tematiche di fondo.
  • Abilità registiche.
  • Alcune inquadrature di troppo
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Valutazione: 8.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Charley Thompson, la recensione, 8.0 out of 10 based on 1 rating

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