CURSED: la serie dark fantasy “sorellina” di The Witcher
È ormai appurato che dopo il successo planetario de Il trono di spade il genere fantasy, in qualsiasi sua forma (libri, romanzi, fumetti, anime etc..), sia letteralmente passato al lato oscuro e che qualsiasi prodotto con questa etichetta deve avere protagonisti dannati e sfumature gritty “d’ordinanza”.
Un titolo come Cursed (traduzione di “maledetto”) non poteva non andare a nozze con questo “andazzo”: dal romanzo omonimo scritto da Tom Wheeler (Empire, Il Gatto con gli stivali, Lego Ninjago: Il film) e illustrato dal fumettista Frank Miller (300- L’alba di un impero, The Spirit) è stata tratta la serie tv Netflix rilasciata questo 17 luglio che rielabora la quasi millenaria “materia di Bretagna” concentrandosi sulla figura di quella che diventerà la misteriosa Dama del Lago – a cui appartiene la famosa “manina” che in molti film/cartoni esce dalle acque per dare Excalibur a Merlino/Re Artù.
Nimue (Katherine Langford) è una fanciulla dall’animo ribelle appartenente al popolo fatato dei Fae che vive assieme alla madre in un villaggio di una remota Britannia in cui il Cristianesimo ha appena cominciato a diffondersi; la famiglia di Nimue appartiene a una classe di sacerdoti e sacerdotesse che adorano le antiche divinità della natura e lei stessa ha acquisito, a seguito dell’incontro con uno spirito maligno, il potere di evocare gli spiriti delle piante e della terra.
A causa di queste sue abilità la ragazza è emarginata e ha stretto amicizia solo con un bambino che tutti chiamano Scoiattolo (Billy Jenkins) e con la vivace Pym (Lily Newmark); assieme a quest’ultima un giorno fugge dal villaggio per andare e cercare di cambiare vita in città, dove incontra un audace menestrello di nome Arthur (Devon Terrell) e viene a sapere dell’esistenza dei monaci rossi, un ordine religioso simile a quello dei Templari, che ha il compito di cancellare gli ultimi residui dei culti pagani dalla faccia della terra. Tornando a casa, la ragazza scopre che il suo villaggio è stato attaccato da questi ultimi e mentre cerca di mettere in salvo i propri cari, sua madre muore per proteggere un’antichissima spada, custodita dai sacerdoti del suo credo; a Nimue viene così affidato il compito di portare la spada all’ultimo grande mago rimasto, Merlino, non sapendo che costui è rimasto privo di poteri e che sta facendo di tutto per riprenderseli.
Così comincia quella che a buon diritto può definirsi la queste della ragazza che, come tutti i “cavalieri” che si rispettino, durante il suo cammino per consegnare, invece che trovare, l’oggetto magico conoscerà nemici di tutti i tipi e affronterà vari pericoli sino alla battaglia finale in cui con un cliffhanger abbastanza “profetico” farà intendere il suo futuro apogeo.
Come ogni serie moderna che si rispetti, l’intreccio narrativo è ricchissimo di sottotrame che hanno come protagonisti dei personaggi che, parallelamente alla storia di Nimue, in seguito si riveleranno famose figure del ciclo bretone: il primo fra tutti è lo stesso Arthur, qui rappresentato come menestrello affabulatore e ladro esperto, molto distante dal re saggio e coraggioso che la tradizione ha tramandato; a cui si aggiungeranno le figure di Morgana, Lancillotto, Parsifal e tante altre.
Dal punto di vista tecnico, potremmo dire che Cursed è la “sorellina minore” del prodotto fantasy di punta di Netflix, The Witcher; per “minore” si intende soprattutto il target a cui fa riferimento che, nonostante la presenza di alcune scene un po’ splatter, è chiaramente young adult – e ciò è dimostrato soprattutto dal ritmo action e dalle trame molto episodiche – ma anche un budget palesemente ridotto, che sfrutta molto le scenografie naturali costituite da boschi, aperte campagne, miseri villaggi e soprattutto dei costumi di scena abbastanza improbabili, il tutto su modello della vecchia scuola delle serie tv fantastiche anni’90 (Xena, Hercules, Young Hercules, Robin Hood). Lo stile solo vagamente dark non deve quindi trarre in inganno lo spettatore assetato di narrazioni macabre e personalità grigie: il vecchio canovaccio dell’eroe che viaggia e infonde a tutti coloro che conosce buoni sentimenti non demorde ed è solo “rinfrescato” con toni più millenial (inclusività, emancipazione).
Il cast di attori bellocci e popolari è stato molto decisivo per l’interesse che la serie sta suscitando: Katherine Langford (13 Reasons Why, Knives Out) e il suo candore recitativo è stata una scelta molto azzeccata per quella che diventerà una delle fate più famose della mitologia europea, mentre Gustaf Skarsård (Vikings, Westworld) nei panni di Merlino, nonostante dia vita un credibilissimo mistificatore, è troppo debitore del personaggio di Floki in Vikings; l’interpretazione forse più sorprendente è quella di Daniel Sharman (Teen Wolf, I Medici) che non è mai stato così oscuro e taciturno.
La seconda stagione è quella che cronologicamente si dovrebbe avvicinare di più agli eventi più conosciuti del ciclo arturiano e merita di certo una possibilità per vedere lo svolgersi degli intrecci presenti in questa promettente prima stagione.
Ilaria Condemi de Felice
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