Il Ricatto, la recensione
Tra chi pensa sia un pessimo film e tra chi, invece, lo esalta bollandolo come una pellicola hitchockiana, chi scrive pensa che la verità sia nel mezzo. Grand Piano, o come è stato intitolato nel nostro Paese Il Ricatto, è un film assolutamente godibile con pregi e difetti che si bilanciano perfettamente.
La convenzionalità di cui l’accusano in molti, potrebbe, invece, essere il punto di forza della messa in scena della pellicola poiché ogni aspetto di quest’ultima possiede tutte le caratteristiche di quello che è un thriller vero e proprio. Al riguardo, quindi, non c’è nulla che si possa rimproverare al regista Eugenio Mira, che ha tentato di abbracciare, riuscendoci pienamente, tutte le particolarità del genere in cui rientra il film, che ha come ulteriore difficoltà tecnica, quella di essere ambientato quasi interamente su un palcoscenico di un teatro.
La messa in scena è molto articolata nella sua semplicità e la si potrebbe definire addirittura barocca, visti i movimenti molto elaborati della macchina da presa; il regista fa un larghissimo uso di velocissimi piani sequenza che aumentano la sensazione di angoscia nello spettatore che viene letteralmente trascinato dalla platea e dalla galleria al backstage del teatro passando dal palco più e più volte. Largo uso è stato fatto anche delle panoramiche che spesso ci mostrano il protagonista completamente solo fisicamente e moralmente, in una parte del palcoscenico, mentre il pubblico e l’orchestra restano lì, allo stesso tempo vicini ma completamente all’oscuro di ciò che sta drammaticamente vivendo il pianista abbandonato, dalla sua stessa moglie e dai suoi stessi amici, in una situazione estremamente pericolosa e angosciante.
L’attore Elijah Wood veste i panni, in modo convincente, del giovane e talentuosissimo pianista, protagonista del film, Tom Selznick, assente da ben cinque anni dal palcoscenico dopo un grave attacco di panico per non essere riuscito ad arrivare alla fine di un complicatissimo pezzo, La Cinquette “il pezzo impossibile”, al suo ultimo concerto. Dopo tutto questo tempo lontano dal teatro, Tom si lascia convincere dalla sua amata moglie, una famosissima attrice, a riprendere in mano la sua vita e la sua carriera. Ma alla tensione che il pianista prova nel risalire sul palcoscenico e rimettersi in gioco dopo una figuraccia mondiale, si aggiunge l’angoscia dopo aver letto alcune minacce sui suoi spartiti: “Sbaglia una nota e morirai!”. È da qui che comincia un viaggio senza tregua in cui fa da padrona la paura che un nemico invisibile e sconosciuto possa uccidere senza scrupoli lui e sua moglie per motivi del tutto misteriosi. L’uomo nell’ombra è un pericoloso psicopatico che sembra aver in mano l’intera situazione e che sembra conoscere ogni angolo del teatro e ogni particolare del concerto. Per quasi tutto il film sentiamo soltanto la sua voce, quella di John Cusack nella versione originale, e la sua non presenza rende la sua esistenza ancora più terribile.
La trama di questo thriller “musicale” richiama, non si può negare, il film L’uomo che sapeva troppo del grandissimo Alfred Hitchcock, ma ovviamente il regista de Il Ricatto non voleva sicuramente emulare il grande maestro, come molti accusano, ma voleva solo omaggiarlo. Con tutti i suoi pregi e i suoi difetti, quindi, Il Ricatto resta comunque un film da non perdere al cinema; una goduria per gli occhi e soprattutto per le orecchie!
Rita Guitto
PRO | CONTRO |
La messa in scena articolata e legata del tutto alla musica risulta veramente meravigliosa, soprattutto in alcune scene del film, ed è in buona parte ciò che rende perdonabile qualche defaillance nella sceneggiatura curata da Damien Chazelle. | John Cusack non è molto credibile nei panni del cattivo, e la tensione che all’inizio della pellicola fino alla sua metà era alle stelle si perde un po’ sul finale fin troppo acrobatico. Ma la pellicola si lascia guardare ugualmente. |
Lascia un commento