Intervista a Jason Blum, produttore di Anarchia – La notte del giudizio
Mercoledì 23 luglio uscirà nei cinema italiani Anarchia – La notte del giudizio, l’atteso sequel del fortunato thriller/horror che lo scorso anno ha sbancato i botteghini di mezzo mondo. Torna dietro la macchina da presa James DeMonaco, che ci racconta però una storia completamente differente dal prototipo, con attori diversi e personaggi inediti, tra i quali c’è il “giustiziere” Frank Grillo, la coppia di fidanzati con l’auto in panne, Zach Gilford e Kiele Sanchez, una madre e una figlia (Carmen Ejogo e Zoe Soul) finite nelle mire di una squadra di misteriosi “epuratori”.
Ma c’è un uomo dietro i due capitoli di La notte del giudizio, così come dei più fortunati (e validi) film horror americani degli ultimi anni: si chiama Jason Blum ed è a capo della casa di produzione BlumHouse.
Tra i film che portano il marchio BlumHouse ricordiamo Sinister di Scott Derrickson, i due Insidious di James Wan, Dark Skies – Oscure presenze di Scott Stewart e, ovviamente, la saga di Paranormal Activity.
Perché vi parliamo di Jason Blum? Perché il produttore statunitense è stato a Roma, alla Casa del Cinema, per tenere una Masterclass sull’argomento “piccoli budget e grandi incassi” e in quest’occasione l’abbiamo intervistato.
Quello che segue è un botta e risposta che il cordialissimo Blum ha avuto con noi durante una round table prima della Masterclass.
In Anarchia – La notte del giudizio si può notare un messaggio politico molto forte e marcato. Cosa sta accadendo al cinema americano di genere?
Jason Blum. In realtà inserire una componente “politica” nel cinema di genere non è una novità di questi anni ne di Anarchia, accadeva già nel cinema degli anni ’70, basti pensare ai film di George Romero e John Carpenter. E poi anche il primo La notte del giudizio aveva un messaggio politico, anche se qui, si è vero, è più accentuato.
Inoltre in questi due film si può notare un duro attacco al mercato delle armi. È così?
J.B. Assolutamente si! Il nostro è un messaggio di prudenza nell’utilizzo delle armi perché se si continua così non è difficile immaginare una situazione come quella che vedete nel film… che sullo schermo può anche essere d’intrattenimento, ma nella realtà sarebbe davvero terribile per la società. Purtroppo, però, è improbabile che in America si arrivi al divieto della vendita indiscriminata di armi, visto che questo è un settore che frutta un sacco di soldi… basti guardare a come aumentano le vendite di armi non appena accade un fatto di sangue.
Che differenze ci sono state a livello produttivo tra La notte del giudizio e La notte del giudizio 2?
J.B. Anarchia è stato più difficile a livello produttivo e durante le riprese. Innanzitutto è stato più costoso, visto che abbiamo girato una buona parte del film in esterni, poi abbiamo girato per molti più giorni! Il primo film è andato avanti per 19 giorni, le riprese del secondo, invece, sono durate 27 giorni.
Tu sei specializzato nella produzione di mockumentary, visto che hai seguito la saga di Paranormal Activity. È più difficile girare un film con la tecnica classica piuttosto che con quella del found footage?
J.B. No, girare un buon found footage è assolutamente più complicato. Potrebbe sembrare più semplice, nonché meno costoso, ma in realtà quando succede qualche cosa di tragico in questi film è difficile giustificare il perché vengano ancora effettuate riprese. I mockumentary vanno resi più credibili, è questa la difficoltà principale.
Qual è il segreto nel realizzare film a basso budget che abbia poi un successo di pubblico?
J.B. Ti dirò… gran parte dei soldi, quando fai un film a Hollywood, se ne vanno mettendo su grandi cast con star di richiamo. Noi facciamo film low budget e non abbiamo la possibilità di pagare grandi star del cinema, anche se ci è capitato di lavorare per esempio con Ethan Hawke e Lena Headey. Noi vendiamo grandi idee e non grandi cast, il segreto è tutto qui.
Sia in La notte del giudizio che in questo sequel, i personaggi cattivi sono mascherati. Perché la maschere sono così inquietanti?
J.B. Tutto ciò che non puoi vedere fa paura, quindi coloro che non vedi in volto sono potenzialmente più spaventosi. Comunque l’idea è stata del regista James DeMonaco.
Avete già in cantiere ulteriori sequel de La notte del giudizio?
J.B. Diciamo che abbiamo diverse idee. Sia per un sequel, incentrato sui rivoluzionari che vedete in questo secondo film, capeggiati da Carmelo e contrari allo Sfogo, sia per un prequel, che si ambienti durante la prima Notte dello Sfogo, da svilupparsi dal punto dei vista dei cattivi, ovvero da chi ha dato vita a questa follia.
Possiamo dire che c’è qualche somiglianza tra La notte del giudizio 2 e Hunger Games?
J.B. Si, se vogliamo possiamo trovare qualche somiglianza tanto che io direi che Anarchia è un po’ la versione adulta di Hunger Games. Probabilmente il maggior punto di contatto tra i due film è l’idea che la società abbia bisogno di essere purificata e questo accade facendo ammazzare tra di loro le persone.
Per la realizzazione dei tuoi film, hai tenuto presente la lezione di altri produttori che hanno lavorato con low budget, come Roger Corman, William Castle e Charles Band?
J.B. Conosco bene queste persone, ho studiato i loro lavori e li stimo, però il nostro approccio è differente. Lavorare con i bassi budget è un lavoro di sottrazione, dunque si cerca di ridurre gli effetti speciali e rendere tutto più realistico, puntando a storie e personaggi.
Anarchia – La notte del giudizio è co-prodotto dalla Platinum Dunes di Michael Bay. Come si fa a convincere Bay a spendere poco per fare un film?
J.B. La casa di produzione di Michael Bay ha realizzato molti remake di successo una decina di anni fa, come Non aprite quella porta, Amityville e Venerdì 13, poi questa tendenza ha cominciato a non avere più lo stesso successo. I soci di Bay, allora, sono venuti da me e mi hanno chiesto come facevo a fare film di successo con piccoli budget. A quel punto abbiamo fatto un patto scambiandoci delle sceneggiature da co-produrre: quello che abbiamo proposto noi, La notte del giudizio, è stato fatto e anzi siamo già al numero 2, quello che ci hanno proposto loro non è ancora stato realizzato. Comunque stiamo lavorando insieme per un altro film, un horror fantastico dal titolo Ouija.
Tornando a Bay, lui è una delle poche persone al mondo che hanno un totale controllo di quello che stanno facendo, riuscendo a utilizzare davvero i grandi budget che hanno a disposizione. Oltre a lui ci sono solo James Cameron e Steven Spielberg.
Secondo te, avere grandi budget limita la creatività?
J.B. Di solito si, ma dipende da chi c’è dietro la macchina da presa. Bay, Cameron e Spielberg, appunto, sono perfettamente in grado di esprimere tutta la loro creatività.
Perché oggi sembra non esserci più spazio per i grandi registi di film di genere a cui apertamente vi ispirate?
J.B. Perché i tempi sono cambiati, loro sono abituati a tutto un altro meccanismo produttivo in cui c’erano molti soldi da spendere; in pratica, oggi i loro film costerebbero troppo.
Quali sono i prossimi progetti della BlumHouse?
J.B. A ottobre uscirà Ouija, quell’horror in partenership con la Platinum Dunes di cui parlavo prima, poi il 4 gennaio ci sarà Amityville, che non è un remake ma una completa reinvenzione del franchise e a dirigere c’è il regista francese di Maniac Franck Khalfoun. A fine febbraio esce The Boy Next Door, che è uno psycho-thriller con Jennifer Lopez protagonista e infine ci sarà un western dai toni dark e horror che stiamo girando in New Mexico. Si tratterà di un omaggio allo spaghetti western, un film low budget diretto dal regista di The Innkeepers Ti West e avrà nel cast John Travolta e Ethan Hawke.
Roberto Giacomelli
Roma, 27 giugno 2014
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