Master – La specialista, la recensione

Questo inizio 2022, al momento, per il cinema horror sta coincidendo con una lunga fase di stasi, durante la quale le produzioni e le uscite scarseggiano e quel poco che arriva in sala e sulle piattaforme denota una qualità piuttosto discutibile, per non dire mediocre e dimenticabile. Momento di stallo che sembra essere prossimo a concludersi presto grazie ad alcune imminenti uscite di grido e molto attese, tra cui si annovera il promettente Nope, nuovo film del talentuoso Jordan Peele.

Proprio quest’ultimo è tra i massimi esponenti di una nuova corrente del cinema horror, che tende ad utilizzare gli stilemi del genere per fotografare la condizione degli afroamericani e il loro rapporto con una società bianca ancora pervasa da pregiudizi e chiusure mentali, radicate nella cultura di massa e legate a fantasmi del passato.

Ne sono un luminoso esempio il suo film d’esordio Get Out – Scappa e Us – Noi nei quali il quadro di cui sopra assumeva toni narrativi molto decisi e complessi, accompagnati da una forza visiva di forte impatto, mai banale.

Proprio a questa linea stilistica cerca di poggiarsi e di ispirarsi, con originalità e un approccio personale, Mariama Diallo, giovane regista americana che per il suo debutto, dal titolo Master – La Specialista, decide subito di raccontare una storia incentrata sul razzismo e di come il sentirsi diversi possa influire negativamente sulla vita di chi ne subisce le dolorose conseguenze. Il verbo “cerca” in questo caso, tuttavia, sembra quanto mai indovinato per definire un lavoro che al suo interno sembra anche racchiudere buone potenzialità, ma che alla resa dei conti si rivela piatto sotto ogni punto di vista, monocorde e incapace sia di incutere terrore sia di colpire gli occhi e il cuore di un annoiato spettatore. Il tutto è frutto di una regia ancora acerba e di una sceneggiatura, curata dalla stessa Diallo, alquanto fumosa e arruffona nel suo svolgimento.

Università del New England. Gail Bishop è una brillante insegnante che ottiene il posto di direttrice dell’esclusivo e rinomato istituto; Jasmine è una giovane studentessa brillante che approda in questa istituzione culturale per meriti accademici. Entrambe hanno un tratto in comune: sono nere. Particolare non da poco se si pensa che l’università nella quale sono approdate è sempre a totale appannaggio della popolazione bianca, sia a livello dirigenziale che di studenti.

La loro unicità ben presto si trasformerà in un incubo legato ad un’antica maledizione e ad una presenza misteriosa che aleggia nella camera della giovane Jasmine.

Definire il lavoro di Diallo ambizioso e interessante non è un esercizio campato in aria e privo di fondamento, in quanto l’idea è quella di giocare sui contrasti e su dinamiche ai limiti dell’assurdo, ma al tempo stesso tremendamente attuali e realistiche. Impostazione che trova concretezza nel fatto che una storia di razzismo e discriminazione trovi spazio in un luogo, come l’università, che dovrebbe essere di cultura e legato alla meritocrazia, o nell’immagine della direttrice di colore che, durante le riunioni con altri suoi colleghi, viene quasi tratta come una cameriera.

Tutte belle premesse che, tuttavia, vanno a frantumarsi al cospetto di un film che fa acqua da tutte le parti e che appare confusionario e incapace di lanciare alcun tipo di messaggio chiaro. Demerito che in gran parte va ascritto ad un plot sviluppato nel peggiore dei modi, con elementi e personaggi mal approfonditi, situazioni e dialoghi poco incisivi e funzionali ai fini della storia e, soprattutto, la goffa ricerca di un colpo di scena finale molto forzato e con molti punti interrogativi, figli delle lacune appena accennate.

Le cose non migliorano sul versante horror, livello nel quale Diallo dimostra di avere ancora da imparare in quanto gli ambienti interni, potenzialmente molto inquietanti e cupi come i toni della storia, diventano il teatro di sequenze di paura impersonali e girate con uno stile scolastico e senza sussulti. Insomma, di ansia e terrore neanche l’ombra.

Criticità che concorrono a rendere Master – La specialista un film deludente e imbrigliato da notevoli difetti realizzativi che sviliscono le nobili e profonde basi di partenza.

Vincenzo de Divitiis

PRO CONTRO
  • Le idee di partenza sono ambiziose e di ampio respiro.
  • Sceneggiatura confusionaria e mal costruita.
  • Stile impersonale e approccio registici piatto.
  • Le scene di tensione e paura sono di fattura più che rivedibile.
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Valutazione: 4.5/10 (su un totale di 2 voti)
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