Un amico molto speciale, la recensione

C’è una tradizione cinematografica, tipicamente americana, mirata alla produzione di film per famiglie realizzati appositamente per il periodo natalizio. Molti di questi sono diventati dei cult per molte generazioni di ragazzini, soprattutto grazie agli insistenti passaggi televisivi che ne hanno fatto dei veri e propri classici. Basti pensare a Mamma ho perso l’aereo o Una poltrone per due… insomma, non sarebbe Natale senza il film di John Landis! Questa tradizione, però, sta raccogliendo frutti anche in altri  luoghi e ne abbiamo un lampante esempio con Un amico molto speciale, che parla francese e rispetta in tutto e per tutto quella tradizione a stelle e strisce a cui si faceva cenno, nei pregi e nei difetti.

Da un incipit che ricorda il filone politicamente scorretto alla Babbo Bastardo e da uno degli sceneggiatori del grande successo d’Oltralpe Quasi amici, Un amico molto speciale si mostra come un efficace mix tra buoni sentimenti e ricerca di simpatia data da situazioni scorrette. L’high concept su cui si basa la sceneggiatura del film è di quelli realmente vincenti perché riesce a rielaborare con fantasia degli stereotipi – caratteriali e narrativi – ben sedimentati nell’immaginario dello spettatore. In questo caso abbiamo Antoine, un bambino senza padre, che desidera per Natale di incontrare Babbo Natale e fare un giro sulla sua slitta. La notte del 24 dicembre, un ladruncolo in libertà vigilata vestito come Babbo Natale, cade sul suo balcone e da quel momento non riesce più a togliersi di torno il bambino che crede sia il vero Babbo Natale. Il ladro, a quel punto, decide di sfruttare l’abilità del bambino per portare a segno una serie di colpi negli appartamenti della Parigi bene.

Si capisce già da queste poche righe che i produttori di Un amico molto speciale hanno avuto tra le mani una potenziale gallina dalle uova d’oro perché da una parte c’è la classica favola natalizia che sfocia inevitabilmente nel sentimentalismo, ma dall’altro si cerca di smitizzare la “magia” del Natale con personaggi biechi e meschini che sfruttano la buona fede e l’ingenuità altrui a proprio vantaggio.

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L’accoppiata Antoine – Babbo Natale è il vero motore propulsivo di questo film sia perché i due attori scelti sono particolarmente in parte, sia perché i personaggi sono descritti con molta efficacia, prendendo delle tipizzazioni molto riconoscibili e adattandole al contesto.

Il piccolo Victor Cabal è straordinario, un bambino di 6 anni che regge a meraviglia un ruolo da protagonista restituendo una serie di sfaccettature recitative che molti suoi colleghi ben più grandi potrebbero invidiargli e l’aspetto da “bimbo coccoloso col broncio facile” lo hanno senz’altro aiutato. A fargli da spalla c’è Tahar Rahim, ben noto al grande pubblico per Il passato e soprattutto Il profeta, dove interpretava il protagonista. Rahim qui è un piccolo criminale, con conti in sospeso con altri poco di buono e per farlo approfitta della sua libertà vigilata che gli consente una nottata per svaligiare appartamenti ed estinguere il suo debito. Antoine è orfano di padre e cerca in una figura di riferimento quel calore paterno che gli manca: un Babbo Natale qualsiasi potrebbe ricoprire con soddisfazione questa carica. Il Babbo Natale topo d’appartamento è invece un delinquentello che un’infanzia forse neanche ce l’ha avuta e che ha bisogno di una prova da superare per responsabilizzarsi e avere un motivo per cambiar testa. I due sono fatti, praticamente, l’uno per l’altro, sono speculari, si completano e la lunga notte che passano insieme serve proprio ad entrambi per crescere. Poi, forse banalmente, una spinta in questa direzione viene data dalla sottotrama quasi thriller che complica la vicenda e aggiunge quel pizzico di pericolo che non era neanche necessario, ma tutto ruota comunque attorno alle interazioni tra il bambino e il criminale e su come questa esperienza sia in grado di cambiare in meglio entrambi.

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Numerose sono le gag che possono dirsi riuscite, a cominciare dalle prime incursioni di Antoine negli appartamenti altrui dove dovrebbe cercare l’oro, ma, essendo un bambino, è attratto da ben altre cose.

A dirigere Un amico molto speciale c’è Alexandre Coffre che viene da Tutta colpa del vulcano e da al film un anonima atmosfera natalizia che di certo non si farà ricordare per particolari meriti.

A conti fatti, siamo di fronte a un film adorabile, una commedia per famiglie che diverte e gioca in maniera pulita tutte le sue carte, mostrandosi proprio per quello che è. Un film francese che gioca a fare l’americano e probabilmente è destinato a diventare un piccolo classico per il suo genere.

 Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Un soggetto accattivante.
  • Attori protagonisti bravissimi.
  • Alcune trovate sono molto divertenti.
  • La regia è anonima.
  • Il buonismo ha il sopravvento.
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Valutazione: 7.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Un amico molto speciale, la recensione, 7.0 out of 10 based on 1 rating

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