Madres paralelas, la recensione

Ritorna alla mostra del cinema di Venezia Pedro Almodóvar, forse il regista spagnolo più amato e famoso al mondo. Se l’anno scorso si era presentato con un corto fuori concorso (A Human Voice, con Tilda Swinton), quest’anno il regista spagnolo è presente con un film nel concorso principale, con un cast in cui tornano volti che abbiamo visto spesso nelle sue pellicole come la protagonista Penélope Cruz e la inconfondibile spalla Rossy de Palma.

Madres paralelas è un dramma che mescola vita quotidiana, attualità e memoria storica, fortemente influenzato dal dibattito politico nella Spagna dei giorni nostri. È infatti del 16 settembre 2020 la nuova legge sulla Memoria Storica che aggiorna quella del 2007 voluta da Zapatero, che condanna ancora di più le violenze della dittatura franchista, concentrandosi in particolare sui verdetti dei tribunali franchisti e sulla ricerca dei defunti dispersi gettati nelle fosse comuni dai fascisti.

Il film di Almodóvar è infatti ambientato nel 2016, prima dell’aggiornamento della legge, e vede la fotografa professionista Janis (come Janis Joplin), interpretata da Penélope Cruz, cercare di convincere un archeologo, Arturo (Israel Elejalde), a cui sta dedicando un set fotografico, a riesumare i cadaveri dei suoi avi, e di quelli di molte famiglie del paese, sepolti in una presunta fossa comune, segnalata molti anni prima dal racconto della nonna ma ignorata dalle autorità. Tra i due inizia quindi una storia d’amore di cui con un netto salto temporale vedremo i frutti: Janis è rimasta infatti incinta.

In stanza con lei, in dolce attesa, Janis conosce un’altra ragazza incinta, Ana (Milena Smit). Nonostante entrambi siano due madri che hanno deciso di crescere i loro figli da sole, le due sono molto diverse: Janis è vicina ai 40, sicura di sé e ben avviata e consapevole della sua scelta, Ana è invece molto giovane, ancora minorenne e piena di dubbi, ansie e un difficile rapporto con i genitori, entrambi assenti. Il padre, che sembra interessarsi poco di lei e che mai si vede durante il film, e la madre, Teresa (Aitana Sánchez-Gijón), combattuta tra il desiderio di aiutarla e quello di realizzare il suo sogno di diventare attrice.

Le due donne, per un casuale intreccio del destino, iniziano a legare e si tengono in contatto anche dopo il parto. Tra le due cresce un rapporto di intimità, anche in seguito ad un grave lutto che colpirà Ana e a un segreto inconfessabile che mette Janis in difficoltà. L’umanità di Janis nel suo desiderio di avere una bambina la rende infatti protagonista di una scelta complessa, a metà tra amore, gelosia e paura di perdere qualcosa di incredibilmente importante.

Il film si imposta quindi per un lungo arco centrale come un classico dramma di Almodóvar, con i suoi intrecci pieni di segreti inconfessabili e colpi di scena (mai troppo sorprendenti in realtà in questo caso), ma riuscendo anche a fare sorridere grazie a battute pungenti e sagaci. La storia delle due madri in parallelo procede dunque concentrandosi sul loro rapporto e sull’amore verso le loro figlie e non solo.

La parte conclusiva del film sembra invece chiudere l’arco narrativo del prologo: dopo che si è consumato l’intreccio e tutti i nodi sono venuti al pettine il film torna a quella fossa, di fronte alla quale tutti gli spagnoli devono scegliere da che parte della storia stare. Il contenuto politico di attualità è decisamente molto forte anche di fronte all’ascesa di partiti apertamente neo franchisti come Vox, oggi parte (minoritaria) del governo della Comunità Autonoma di Madrid (istituzione simile alle regioni italiane) assieme al Partito Popolare, in una tesissima campagna elettorale al grido di “COMUNISMO O LIBERTAD”.

Madres paralelas è quindi un film che prima di tutto parla alla Spagna, un film sulla memoria storica della dittatura franchista e sullo stato della democrazia spagnola, che mostra come il dramma delle famiglie che aspettano le spoglie dei cari defunti nella dittatura è un dramma che non si è mai chiuso realmente, sottolineando quindi l’importanza della nuova legge sulla Memoria Storica approvata lo scorso anno, e che i protagonisti del film infatti criticano nella sua versione precedente.

Ma il contenuto di attualità del film non si ferma alla memoria del franchismo e si pone anche nei confronti delle tematiche LGBT, sempre al centro dell’attenzione del regista spagnolo, al femminismo, tematica altrettanto importante nella sua filmografia, e alla violenza sessuale. Anche un dettaglio, come una maglia indossata dalla protagonista con la scritta “we all should be feminist” urlano uno slogan politico.

Nonostante tutto, Madres paralelas non è sicuramente tra i migliori film di Almodóvar: è un buon film di Almodóvar, senza esagerare nelle lodi e senza scadere nell’infamia. L’intreccio centrale, che si prolunga per la maggior parte del film, suona come “classico”, qualcosa a cui siamo un po’ abituati dal regista spagnolo. È un film che ha il pregio però di riuscire a essere politico raccontando una storia quotidiana. Una presa di posizione forte contro l’odio, il fascismo, e la violenza che non può essere cancellata e di cui è fondamentale il ricordo: “Non c’è storia muta“.

Mario Monopoli

PRO CONTRO
  • Temi politici di attualità.
  • Classico dramma alla Almodòvar.
  • È il classico dramma alla Almodòvar, appunto…
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