I Tre Moschettieri – Milady, la recensione

Proprio lì dove l’avevamo lasciata nel primo capitolo de I Tre Moschettieri dedicato a D’Artagnan, uscito al cinema lo scorso anno, la storia prosegue in questa seconda parte titolata a Milady.

Constance è stata rapita perché ha visto e sentito qualcosa che non doveva assolutamente sapere e D’Artagnan, nel tentativo di correrle in salvo, viene colpito alle spalle, tramortito e fatto prigioniero. Nel frattempo, la guerra civile che vede opporsi cristiani e protestanti sta per scoppiare e la sorte di Luigi XIII come re di Francia è quanto mai in serio pericolo a causa di un misterioso complotto interno al Palazzo Reale. Da lì a poco, Athos, Aramis e Porthos vengono chiamati a combattere al fronte e si dirigono a La Rochelle, ultima piazzaforte ugonotta in territorio francese.

Se ne I Tre Moschettieri – D’Artagnan avevamo apprezzato molto la fedeltà che gli sceneggiatori Matthieu Delaporte e Alexandre de La Patellière avevano dimostrato nei confronti del testo di Alexandre Dumas, non possiamo dire la stessa cosa de I Tre Moschettieri – Milady. Pur rimanendo intatta quell’atmosfera tipicamente “dumasiana”, curiosamente gli autori hanno deciso di prendere moltissime libertà in questa seconda parte in confronto al romanzo; libertà che non vanno solo a modificare dettagli e storyline dei personaggi, ma che stravolgono pesantemente i turning point della narrazione. Una scelta, questa, che potrebbe indispettire i puristi ma che trova comunque una lodevole coerenza all’interno della storia raccontata nel film, riuscendo perfino a snellire positivamente l’avventura che lega direttamente D’Artagnan e Milady e inserendo colpi di scena che rendono l’epilogo più “cinematografico”. Allo stesso tempo, però, non vengono stravolti i personaggi e le loro caratterizzazioni, che rimangono fedeli agli originali, puntando molto su un senso di opprimente fatalità che rende questo secondo capitolo più dark e drammatico.

Se nella prima parte, come suggeriva il sottotitolo, si approfondiva in primis il personaggio di Charles D’Artagnan, in questo secondo capitolo scopriamo moltissimo di Milady de Winter, la bella e misteriosa spia del Cardinale Richelieu interpretata da una sensualissima Eva Green. La scelta di casting è determinante e sembra di rivedere nella splendida attrice proprio il personaggio descritto da Dumas, con una luce gotica in quegli occhi tristi e un sorriso ambiguo che caratterizzano il volto della Green. Milady è un personaggio complesso, mosso da ragioni che inizialmente appaiono sfuggenti, fedele ai propri ideali, capace di usare la sua fisicità per far emergere i punti deboli dei suoi avversari. Ma soprattutto è un personaggio sfuggente, scritto per confondere continuamente l’idea che lo spettatore/lettore può farsi progressivamente di lei. Nel film di Martin Bourboulon il carisma del personaggio emerge tutto e rimane molto simile a quello originale, scansandoci temibili riscritture femministe non richieste, ma soprattutto è nell’interpretazione di Eva Green che Milady de Winter trova la sua incarnazione perfetta.

Nonostante la centralità femminile, è D’Artagnan a rimanere il focus della vicenda e l’occhio dello spettatore, efficacemente impersonato da François Civil, qui ossessionato dalla sua ricerca per Constance che lo porta a spostarsi tra Francia e Inghilterra con una facilità e una velocità che a tratti appare altamente improbabile per chi utilizza cavalli e navi.

L’Athos dell’ottimo Vincent Cassel continua ad essere il Moschettiere più approfondito e importante a fini narrativi, soprattutto per il suo passato tragico e i legami famigliari che lo collegano con altri personaggi presenti nel racconto. Lo script de I Tre Moschettieri – Milady cerca, però, di portare al centro della storia anche Aramis (Romain Duris) e Porthos (Pio Marmaï) con una backstory che coinvolge una fantomatica sorella del primo di cui il secondo si invaghisce, affidando a loro il compito di smorzare con l’ironia la partitura drammatica del film.

Martin Bourboulon si conferma un ottimo regista d’azione e le numerose scene di combattimento – superiori per numero a quelle del primo capitolo – si contraddistinguono per una complessità e una tecnica che davvero nulla hanno da invidiare ai più blasonati blockbuster a stelle e strisce.

In conclusione, I Tre Moschettieri – Milady prosegue con qualità e gran senso dello spettacolo la già riuscita prima parte del dittico, anche se notiamo così tante libertà narrative in confronto all’opera di Dumas da rimanere a tratti perplessi. Quella di Martin Bourboulon è comunque un’operazione lodevole e capace di riportare l’azione e l’avventura al suo grado di purezza, quella purezza che si è potuta ritrovare solo grazie a una grande produzione europea.

Cronache produttive ci raccontano che lo stesso team de I Tre Moschettieri sta attualmente lavorando a un altro adattamento da Dumas, Il Conte di Montecristo.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Il personaggio di Milady e la sua splendida attrice, Eva Green.
  • Come le numerose modifiche riescono a rendere più cinematografica e snella la storia.
  • Le scene d’azione, ben coreografate e girate.
  • I tanti, pesanti, stravolgimenti al romanzo di Dumas potrebbero indispettire qualcuno, anche se funzionano nel contesto del film.
  • Ancora una volta è palese che I Tre Moschettieri non è una storia che può conquistare tutti i palati, soprattutto degli spettatori più giovani.
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