Suite Francese, la recensione

La toccante e incredibile storia che condusse alla notorietà il romanzo Suite francese merita un racconto a parte. La scrittrice Irène Némirovsky portò a termine l’opera durante l’occupazione della Francia e, quando fu deportata ad Auschwitz, dove avrebbe finito i propri giorni, abbandonò il manoscritto in una valigia. Le pagine giacquero lì per ben sessant’anni, quando la figlia della Némirovsky le trovò e capì che si trattava di un romanzo. Pubblicato nel 2004, Suite Francese divenne un vero e proprio caso letterario in tutto il mondo e, oggi, arriva la trasposizione per il grande schermo, diretta e co-sceneggiata da Saul Dibb.

Il regista di La Duchessa si conferma un buon interprete della psicologia e delle velleità dei personaggi femminili. Ha adattato l’intenso e vivido affresco contemporaneo del conflitto mondiale – dipinto, caso inedito, attraverso la sensibilità e il punto di vista di una donna – concedendo ampio spazio e spessore alle numerose protagoniste. Michelle Williams interpreta la bella e apparentemente remissiva Lucile Angellier, che vive a Bussy con l’avida e dispotica suocera (Kristin Scott Thomas), e attende il ritorno del marito prigioniero. L’arrivo dei soldati tedeschi, che si stabiliscono nelle case degli abitanti del paese, scombinerà le vite di questi ultimi e di Lucile, che si ritroverà travolta da un sentimento combattuto quanto impossibile da ignorare nei confronti dell’ufficiale Bruno Von Falk (Matthias Schoenaerts).

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Nel 1940, con la firma dell’armistizio, nacque la Repubblica di Vichy. Questo comportò un forzato collaborazionismo con le forze di occupazione naziste da parte dei francesi, restii ma obbligati ad adattarsi. È da questa complessa e delicata situazione che il film parte per raccontare gli effetti, devastanti e imprevedibili, del conflitto sulla gente comune: donne arrabbiate rimaste sole, uomini riusciti a scampare dall’arruolamento, paesani pronti a credere a qualsiasi pettegolezzo. Il ritratto sociale convince, risultando verosimile e, in un certo senso, anche attuale. Le reazioni impulsive, la superficialità e le bassezze, sebbene perpetrati in un contesto bellico e, pertanto, estremo, restituiscono un profilo antropologico preciso e realistico di un microcosmo sull’orlo della disperazione, innescando dinamiche non dissimili da quelle che potrebbero verificarsi ai giorni nostri.

Le trame secondarie, che non s’intrecciano direttamente con la storia d’amore tra Lucile e Bruno, spesso si rivelano più interessanti e coinvolgenti, soprattutto dal punto di vista dei contenuti, rispetto alla linea narrativa principale. Si vedano la vicenda del Visconte de Montmort (Lambert Wilson) o quella dei coniugi Labarie (Sam Riley e Ruth Wilson). Malgrado l’innegabile bravura della Williams e di Schoenaerts, infatti, l’intreccio amoroso, sebbene gravido di spunti e sfumature (il timore dell’opinione altrui, i conflitti morali, la valenza metaforica della musica come linguaggio universale) stenta a catturare l’attenzione e cede, in più di un’occasione, alla retorica del mélo. A proposito delle performance e degli interpreti, Kristin Scott Thomas è ineccepibile nei panni dell’algida Madame Angellier e, nel cast, appaiono anche Margot Robbie e Alexandra Maria Lara.

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Sulla scia di progetti recenti come Una Promessa, con Rebecca Hall e Alan Rickman (che però era ambientato nel corso del primo conflitto mondiale), e Storia di una Ladra di Libri, Suite Francese racconta il coraggio delle donne in momenti di profonda difficoltà, forte di una pregevole ricostruzione storica e di una sceneggiatura accurata, in grado di mettere in evidenza luci, ombre e contraddizioni legati tanto ai personaggi che al contesto storico.

Saul Dibb, dunque, firma una pellicola con buone frecce al proprio arco ma non sempre capace di emozionare. Riescono pienamente in questo intento, per contro, le parole che appaiono sullo schermo subito dopo la scena finale, che colpiscono dritto al cuore. Il film è in sala dal 12 marzo, distribuito da Videa.

Chiara Carnà

PRO CONTRO
  • La storia riesce a veicolare significativi contenuti.
  • Ottime interpretazioni del cast.
  • L’accurata ricostruzione storica e la notevole cura formale.
  • La storia d’amore stenta a coinvolgere ed emozionare.
  • Qualche eccesso di retorica.
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Valutazione: 7.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Suite Francese, la recensione, 7.0 out of 10 based on 1 rating

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