The Conjuring – Per ordine del Diavolo, la recensione

The Conjuring, rispettivi sequel e spin-off sono alcuni dei film horror più iconici e rappresentativi della seconda decade del terzo millennio. Sono i dati a dirlo, dal momento che i soli primi due film della saga madre hanno incassato in tutto il mondo circa 650 milioni di dollari e hanno riscosso apprezzamenti dalla critica sia di settore che più generica. In effetti lo spettacolo imbastito da James Wan prendendo spunto dai veri casi dei coniugi Warren è di qualità molto alta e riesce a coniugare con successo una cura tecnico/estetica/artistica da grandi occasioni con una sagace gestione dei tempi e delle atmosfere del cinema horror più spaventoso. Per il terzo film assolo della saga, però, Wan passa il testimone al meno esperto Michael Chaves che aveva fatto il suo esordio nel 2017 con il non molto esaltate La Llorona – Le lacrime del male, sempre inserito nella ragnatela del Conjuringverse.

Chaves non fa un cattivo lavoro e in più di una soluzione, anzi, risulta assolutamente brillante e di gran mestiere, ma se The Conjuring – L’evocazione e The Conjuring – Il caso Enfield erano degli ottimi horror, The Conjuring – Per ordine del diavolo è “solo” un buon horror.

Fulcro di questo terzo film è il celebre caso conosciuto come Demon Murder Trial che si consumò nel Connecticut nel 1981. Le cronache ci raccontano che il giovane Arne Johnson fu fermato dalla polizia in stato confusionale dopo l’omicidio del suo padrone di casa Alan Bono, del quale fu reo confesso. La difesa, però, si appellò al fatto che il cliente fosse sotto l’influsso psicologico di una forza demoniaca e per supportare questa tesi l’avvocato si avvalse della consulenza dei celebri coniugi Ed e Lorraine Warren che confermarono la teoria della possessione demoniaca. Il processo ad Arne Johnson suscitò molto clamore nell’opinione pubblica e rappresentò anche un precedente nella storia legale americana proprio per la difesa basata sull’incapacità di intendere e di volere attribuita alla possessione demoniaca. Non vi diciamo come andò a finire la vera storia di Arne Johnson per non rovinarvi i risvolti narrativi del film, ma lo sceneggiatore David Leslie Johnson-McGoldrick ha dato sfogo alla sua fantasia più di quanto avessero fatto Chad e Carey Hayes con i primi due film della saga. E forse è questo il vero neo di The Conjuring – Per ordine del Diavolo.

The Conjuring Per Ordine del Diavolo

A differenza del caso della famiglia Perron e del caso di Enfield, in cui i Warren – nella realtà – furono chiamati a indagare diventando parte integrante dei fatti, nella storia di Arne Johnson i celebri indagatori del paranormale entrarono in maniera tangente prestando una consulenza e non furono i “protagonisti” della vicenda. Così, per porli al centro della storia, questo film dà vita a una backstory tutta nuova che, dopo i primi 20-30 minuti, cannibalizza completamente il caso dell’assassino demoniaco e si concentra primariamente sulle vicende personali di Ed e Lorraine. Da una parte è lodevole aver finalmente eletto a protagonisti unici della vicenda i Warren, che avevano già guadagnato l’empatia del pubblico grazie ai due precedenti film, ma dall’altra scardinare un meccanismo rodato, per di più qui supportato da una storia vera molto interessante, per sviluppare una vicenda di stregoneria e satanismo sulla pelle degli eroici Warren porta The Conjuring – Per ordine del Diavolo a somigliare ad altri prodotti horror del medesimo filone.

The Conjuring Per Ordine del Diavolo

Però Michael Chaves dimostra di avere la mano fermissima sulle scene prettamente horror e se non manca il solito piano sequenza ambientale iniziale, il regista de La Llorona riesce a imbastire – nell’introduzione – la migliore sequenza di esorcismo cinematografico da decenni a questa parte, che cita affettuosamente L’esorcista di Friedkin ma poi prende una inquietantissima strada personale. Notevole per messa in scena e montaggio anche la sequenza dell’omicidio compiuto da Arne Johnson e scandita da Call Me dei Blondie, così come la visita all’obitorio condita da cadaveri putrescenti e presenze demoniache. Inoltre, agli splatterofili farà piacere sapere che questo The Conjuring è quello della saga che maggiormente spinge sul pedale del gore e della violenza.

Ottimi, come sempre, Vera Farmiga e Patrick Wilson nei panni dei coniugi Warren, ormai perfettamente calati nei ruoli, ma fa molto piacere trovare John Noble di Fringe con quel suo sguardo a metà tra il malinconico e l’inquietante e scoprire Eugenie Bondurant, che dà corpo a una villain che non dimenticherete facilmente.

The Conjuring Per Ordine del Diavolo

Musiche come al solito di grande atmosfera del sempre ottimo Joseph Bishara.

Insomma, un inevitabile passo indietro per la saga madre di The Conjuring che con il precedente capitolo aveva raggiunto un livello davvero difficile da superare, ma questo terzo film rimane comunque un buonissimo thriller demoniaco che sa coinvolgere e spaventare al punto giusto.

The Conjuring – Per odine del Diavolo, al cinema dal 2 giugno, è il film che riapre la stagione cinematografica di Warner Bros. Italia dopo il lungo fermo durato quasi 8 mesi caratterizzato da sole esclusive digitali.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Alcune sequenze sono di grande atmosfera, inoltre c’è il miglior esorcismo cinematografico degli ultimi anni.
  • Ottime musiche.
  • Patrick Wilson e Vera Farmiga ormai SONO Ed e Lorraine Warren.
  • C’è poco spazio per la storia vera e troppe cose “inventate”, il che tende a uniformare questo film ad altri dello stesso genere.
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