Come un gatto in tangenziale, la recensione

Giovanni lavora per la riqualificazione delle periferie italiane ed è padre divorziato con una figlia adolescente di nome Agnese. Lui e la sua ex moglie Luce, che vive in Provenza e crea essenze alla lavanda, hanno allevato la loro figlia educandola all’uguaglianza sociale e al rispetto del prossimo, finché Agnese rivela a suo padre che si è fidanzata con Alessio, un coetaneo che vive nella periferia di Roma, precisamente nella borgata Bastogi. Improvvisamente Giovanni si rende conto che quelle “uguaglianze” tanto predicate non valgono quando lo vedono coinvolto da vicino e, seguendo di nascosto Agnese, si rende conto del degrado in cui vivono gli abitanti di Bastogi e la famiglia di Alessio. Allo stesso tempo, anche la mamma del ragazzo, Monica, vede con sospetto la relazione tra i due giovani e, sua malgrado, si trova a frequentare una realtà sociale che ha sempre disprezzato, quella della borghesia romana.

Di film, anzi di commedie italiane, sulle differenze di classe ne abbiamo viste tante, troppe forse, e ancora ne vedremo in futuro; quindi uscire nel 2017 con Come un gatto in tangenziale, dove l’anima della sceneggiatura è proprio lo scontro tra classi sociali, ha quel sapore di novità che si prova in una trattoria romana leggendo sul menù “spaghetti alla carbonara”. Eppure Riccardo Milani, che viene dalla tv e al cinema ha già diretto la coppia Albanese-Cortellesi nel poco riuscito Mamma o papà?, ha trovato la chiave giusta per raccontare una storia che parla dello scontro sociale ma va oltre, affrontando tematiche ben più delicate con un occhio cinico e realista. E si, giunti a fine anno, possiamo dire che Come un gatto in tangenziale è una delle commedie italiane più riuscite del 2017.

La sceneggiatura scritta a otto mani dallo stesso Milani, insieme alla Cortellesi, Giulia Calenda e Furio Andreotti, parte da uno spunto molto famigliare al pubblico per affrontare tematiche piuttosto scottanti come l’incomunicabilità tra chi governa il Paese e i cittadini stessi. Il film ci mostra una borghesia (rappresentata da Giovanni/Antonio Albanese e Luce/Sonia Bergamasco) che si batte per i diritti dei più deboli pensando di conoscere perfettamente la loro realtà (da giovani abbiamo manifestato e occupato uno stabile per far riconoscere i vostri diritti, dice il personaggio della Bergamasco per sentirsi vicina agli abitanti di Bastogi), eppure quando vi entra davvero in contatto per questioni personali, si rende conto che l’idea di povertà e arte di arrangiarsi era solo idealizzata, un ideale politico abbracciato ma mai davvero conosciuto. Ovviamente l’ignoranza è reciproca e il basso proletariato ha educato i propri figli a odiare i politici, a guardare con sospetto chi sta economicamente meglio di loro, vivendo in uno stato di rassegnazione fatto di vittimismo congenito. Uomini e donne immobili nel proprio odio/amore verso l’altro perché è così, senza mai approfondire, senza mai sporcarsi le mani e cercare di capire realmente l’altro.

Con un linguaggio leggero e una serie di gag davvero molto divertenti, Come un gatto in tangenziale racconta l’ignoranza italiana (ma non solo italiana), dettata dall’ipocrisia, dal populismo e dal rancore. Mettendo da parte buonismi e facili morali, il film di Milani fotografa la realtà di oggi con estrema lucidità e ci racconta efficacemente perché l’Italia non cambierà mai in un epilogo amaro che ricorda il primo Virzì (e questo sembra un paradosso!) o il Verdone degli anni ’90.

Antonio Albanaese e Paola Cortellesi al top della loro forma e in perfetta sinergia (cosa che non avevano mostrato nel precedente film di Milani), Sonia Bergamasco parodia perfetta dell’intellettuale di sinistra e Claudio Amendola in una parte piccola ma fondamentale. Però la vera rivelazione del film sono le gemelle Alessandra e Valentina Giudicessa, sorellastre obese del personaggio interpretato dalla Cortellesi, che si chiamano Pamela e Sue-Ellen come i personaggi di Dallas e sono affette da “shopping compulsivo” (leggasi taccheggio), due personaggi sorprendentemente veraci e divertenti.

Ideale prosecuzione tematica (sulla riqualificazione della periferia romana) di Scusate se esito, sempre interpretato dalla Cortellesi e prima di questo miglior film di Milani, Come un gatto in tangenziale si rivela una commedia intelligente e arguta, capace di andare sul sicuro grazie a un linguaggio commerciale e un duo di attori collaudati, ma utile a far riflettere su certe tristi realtà ideologiche quotidianamente sotto gli occhi di tutti.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Paola Cortellesi e Antonio Albanese mostrano di aver trovato una sinergia comica perfetta.
  • Il film diverte e fa pensare.
  • Le sorelle Giudicessa, rivelazione del film! 😀
  • Parte da uno spunto, lo scontro tra classi sociali, che è stato troppo sfruttato, quindi alcune soluzioni possono apparire logore.
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