Monthly Archives: Set 2015

Self/Less, la recensione

Dio è morto”, enunciava Friedrich Nietzsche, cantava Guccini e puntualizzava, ironicamente, Woody Allen. Ed è proprio partendo dalla decadenza dell’occidente e dalla presunzione umana che si muove Self/Less del regista indiano Tarsem Singh che torna alla fantascienza dopo la parentesi fiabesca di Biancaneve.

Tarsem si è sempre contraddistinto per un tocco iper-grafico, spesso surreale, ben riconoscibile fin dai suoi lavori in campo musicale (il videoclip di Losing My Religion per i R.E.M.) e commerciale (lo spot Levi’s anche premiato a Cannes), fino all’esordio cinematografico avvenuto con il thriller fantascientifico con Jennifer Lopez The Cell e proseguito con maggiore personalità nel fanta-avventuroso The Fall. Perfino i lavori più mainstream come Immortals e il su citato Biancaneve hanno potenti stralci della sua mano, che però va completamente perduta in Self/Less. Questo non vuol dire automaticamente che siamo di fronte a un lavoro scadente, anzi, Self/Less è un solidissimo sci-fi d’azione che sa intrattenere. Ma se siete fan del regista indiano, siete avvertiti.

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Valutazione: 6.0/10 (su un totale di 1 voto)
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No Escape – Colpo di Stato, la recensione

Il nuovo film diretto da John Erick Dowdle, scritto insieme al fratello Drew, è ambientato in un’imprecisata località del sud-est asiatico, dove un repentino colpo di stato rovescia il governo ufficiale. In un città sconvolta dal caos e dalla caccia allo straniero prende parte la vicenda dei Dwyer, una famiglia americana appena trasferita nel paese. Jack, il capofamiglia, farà di tutto per trarre in salvo la moglie Annie e le due figliolette, anche a costo di compiere azioni efferate.

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Valutazione: 7.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Dove eravamo rimasti, la recensione

Dove eravamo rimasti, che in originale titola molto più pertinentemente Ricky and the Flash, nasce dalla sinergia di tre talenti, due ampiamente rodati, il terzo ancora in cerca della prova del nove. I talenti in questione sono Jonathan Demme, che firma la regia, Maryl Streep, che vesti panni della protagonista, e Diablo Cody, che è l’autrice di soggetto e sceneggiatura. Quando ci sono in ballo questi nomi, diciamocelo chiaramente, si va abbastanza sul sicuro al cinema, con la consapevolezza che di certo la delusione non sarà dietro l’angolo, e infatti, Dove eravamo rimasti è un film che cattura, diverte e fa passare un paio di ore di sano e spensierato intrattenimento di qualità.

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Valutazione: 7.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Venezia 72. 11 Minutes

Cinque anni fa, nel 2010, il regista polacco Jerzy Skolimowski presentava al Festival di Venezia la pellicola Essential Killing che si aggiudicò il Gran Premio della Giuria e la Coppa Volpi per il protagonista Vincent Gallo. Oggi, invece, lo stesso regista torna a Venezia, in Concorso, con un film che possiamo definire il più “cool” della competizione: 11 Minutes. Un thriller particolare e interessante che ha entusiasmato la maggior parte del pubblico veneziano presente in sala.

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Valutazione: 7.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Venezia 72. The Endless River

Due vite che non hanno apparentemente nulla in comune legate, inesorabilmente, dal destino… un destino tragico, come ci insegna il cinema drammatico, che forse possono trovare uno spiraglio di luce dalla congiunzione della forze. Questo è il tappeto su cui si stende The Endless River, terzo film da regista e sceneggiatore del sudafricano Oliver Hermanus, in concorso alla 72° Mostra Interazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Peccato che quanto di buono sia rappresentato dalle premesse, venga completamente infranto in un’opera scialba, sinceramente brutta e sostanzialmente inutile.

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Valutazione: 4.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Venezia 72. Sangue del mio sangue

Vicino alla soglia dei 50 film diretti e con una carriera che va avanti da oltre cinquant’anni, Marco Bellocchio è tra i più apprezzati cineasti italiani, capace di donarci dei veri gioielli ma anche colpevole di un vistoso declino retorico che negli ultimi anni l’ha imprigionato in una “nicchia” per le sole élite. Con uno stile rigoroso e, per forza di cose, molto classico il regista dei fondamentali I pugni in tasca e Buongiorno, notte compie un anomalo passo con Sangue del mio sangue, il film con cui torna in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia dopo aver vinto il Leone d’oro nel lontano 1967 con La Cina è vicina e aver conferito il Premio alla carriera nel 2011.

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Venezia 72. Abluka – Frenzy

Buoni applausi per un film per certi versi controverso, che viene da un paese che ultimamente sta producendo del buon cinema: la Turchia. Abluka, opera seconda di Emin Alper, non è semplicemente un film turco, ma è un buon film turco, che sembra seguire la linea tracciata da Nuri Bilge Ceylan, tra i giurati di questa edizione. E se una parte del pubblico lo ha trovato un film piuttosto difficile da intendere, ciò dipende dal fatto che è un film che si apprezza di più se si conosce un po’ di cultura turca.

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Valutazione: 8.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Venezia 72. Non essere cattivo

Ostia, 1995. Vittorio e Cesare sono due giovani che si sono fatti le ossa per strada. Nati e cresciuti nella borgata romana, i due ragazzi sono amici da sempre. Anzi, sono molto di più che amici. Due veri “fratelli di vita” che hanno improntato la loro esistenza sull’eccesso: notti in discoteca, risse di quartiere, prostitute, droghe sintetiche e spaccio di cocaina. Entrambi alla ricerca di una propria affermazione, personale e “professionale”, i due si trovano presto davanti ad un bivio in cui decidono di prendere strade diverse. Vittorio, dopo aver conosciuto Linda, decide di mettere da parte la vita di strada nella speranza di coltivare una famiglia e consiglia al suo amico di fare lo stesso. Cesare, inizialmente resistente all’idea di cambiare stile di vita, alla fine segue il consiglio di Vittorio e va a vivere con la sua ragazza, Viviana. Ma le regole della strada sono difficili da dimenticare e il loro richiamo è fortissimo. 

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Valutazione: 8.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Venezia 72. Rabin, the last day

Standing Ovation in sala per Amos Gitai, veterano della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, perennemente sconfitto, ma stavolta per lui potrebbe essere quella buona.

Rabin, The Last Day è un’esplosione di energia che colpisce lo spettatore fin dall’inizio del film, spingendolo a volerlo applaudire praticamente ad ogni scena. Un film difficile, ma che spinge lo spettatore a tenere gli occhi sempre puntati sullo schermo, nonostante i 153 minuti di durata.

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Valutazione: 8.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Venezia 72. Man Down

Presentato in gara nella sezione Orizzonti alla 72esima edizione della Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, Man Down del regista americano Dito Montiel non ha entusiasmato molti. In realtà, la pellicola, pur essendo pregna di imperfezioni, non è del tutto da condannare.

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Valutazione: 6.0/10 (su un totale di 1 voto)
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