Chi segna vince, la recensione

L’11 aprile 2001, durante le partite di classificazione ai mondiali di calcio del 2002, la squadra delle Samoa Americane ha subito una sconfitta che è entrata nella storia del calcio internazionale: ben 31 gol ricevuti dall’Australia e zero piazzati in rete. Un risultato eclatante che è stato solo l’apice di una serie di sconfitte continue che hanno fatto delle Samoa Americane la squadra di calcio più scarsa del mondo, con il punteggio più basso del ranking FIFA. Per questo motivo, la federazione ha deciso di chiamare l’allora CT della Nazionale Statunitense Under 20, Thomas Rongen per allenare la squadra al primo turno delle qualificazioni ai campionati mondiali di calcio 2014.

Questa storia vera, oltre ad essere al centro del documentario del 2014 Next Goal Wins di Mike Brett e Steve Jamison è anche il soggetto del nuovo film da regista e sceneggiatore (e interprete, in una parte piccola piccola) di Taika Waititi, che riprende lo stesso titolo del documentario ma per la distribuzione italiana diventa Chi segna vince.

Il film di Tailka Waititi porta lo spettatore a immedesimarsi con l’allenatore Thomas Rongen, che ha il volto di Michael Fassbender, ex calciatore e CT esonerato dalla federazione per comportamento non consono alle regole; quindi, l’opportunità di allenare le Samoa Americane è vissuto da Thomas come una punizione, un modo per metterlo alla sbarra costringendolo a fare un lavoro che nessuno nel suo settore avrebbe voluto accettare. Ci troviamo, dunque, dinnanzi a un perdente chiamato a gestire una squadra di perdenti e per farlo dovrà affrontare i propri demoni, superare i suoi pregiudizi e imparare una lezione che lo porterà a crescere allo stesso modo di come crescerà la stessa squadra che allena in uno scambio reciproco di valori.

Insomma, siamo dinnanzi al più classico dei feelgood-movies!

E questa sembra la dimensione più congeniale all’amato/odiato Taika Waititi che, dopo l’esordio col botto di What We Do in the Shadows – Vita da vampiro, è riuscito a sabotare dall’interno la Marvel con due dei film meno riusciti dell’intero MCU ma ha anche realizzato il dolceamaro Jojo Rabbit, che è la cosa sicuramente più vicina a Chi segna vince.

Il film rimane costantemente in bilico tra la commedia di formazione e la farsa, con un’ironia leggera, quasi surreale, che pervade tutta l’opera rendendola gradevole. Non c’è mai il momento da risata scrosciante e liberatoria, ma le molte trovate ironiche lasciano lo spettatore con il sorriso costantemente stampato sul viso. In alcuni casi, c’è un lavoro molto fino sulla comicità e una vera e propria sperimentazione sui tempi che la comicità richiede, come il racconto del finale della partita che rimanda all’inverosimile l’esito, che ci dicono quanto Waititi sia un umorista di talento voglioso di mettersi in gioco.

Allo stesso tempo, però, Chi segna vince è anche un film che va dannatamente sul sicuro per ogni singola scelta narrativa che prende. Oltre al fatto che ci racconta una storia vera nel modo più classico e già visto possibile (come faceva Campioni di Bobby Farrelly qualche mese fa, film a cui somiglia tantissimo), nel suo essere un feelgood-movie, Chi segna vince cerca di accontentare davvero ogni tipo di spettatore confinandosi in un limbo cinematografico che poi è il limite principale dell’opera. In partica ogni svolta è telefonata, ogni personaggio segue un arco narrativo pre-scritto e la morale – perché, ovviamente, c’è una morale – è esattamente quella che intuiamo fin dall’inizio, quando ci viene presentata la squadra di perdenti.

Qual è la forza della squadra delle Samoa Americane? Quella che viene vista come la loro debolezza, il fatto di distinguersi, di non seguire l’idea che la vittoria è superiore alla partecipazione, l’estrema unione, l’inclusione (tra di loro c’è una transessuale e il film punta tantissimo su questo personaggio) e la voglia di giocare per divertirsi. Tutte queste cose insieme sono la forza delle Samoa Americane calcio e l’iracondo Thomas ha solo da imparare da questi principi per poter superare un periodo decisamente buio della sua vita che ormai va avanti da tempo attraverso una reazione a catena che lo sta distruggendo.

Nel cast, oltre a Michael Fassbender in un ruolo semi-comico per lui assolutamente inedito, troviamo una inutile Elizabeth Moss (nel senso che il suo personaggio è completamente inutile ai fini narrativi), Will Arnet nel ruolo di ‘stronzo matricolato’ che gli viene sempre bene e poi tutta una serie di attori samoani sconosciuti ai più o alle prime armi, tra i quali spicca Kaimana, attrice non-binary che ha il ruolo di Jaiyah la prima transessuale ad aver fatto parte di una squadra nazionale professionale di calcio prima della transizione di genere.

Quindi Chi segna vince rischia di non lasciare il segno proprio per la quantità di scelte sicure che prende andando ad auto-isolarsi in una comfort zone di probabile anonimato. Il film è gradevolissimo, però, divertente, leggero e mette di buon umore, tanto basta per avventurarsi nella visione, anche se dovesse essere usa-e-getta.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Sperimenta con l’umorismo.
  • Viene voglia di andare nelle Samoa Americane.
  • L’esordiente Kaimana potrebbe fare strada.
  • Michael Fassbender funziona nel suo primo ruolo comico.
  • È tutto molto telefonato e il film si auto-confina in una comfort-zone che potrebbe farlo dimenticare presto.
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Valutazione: 6.5/10 (su un totale di 2 voti)
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